Finalmente, il rapporto tra donne e uomini candidati a diventare astronauti è di uno a uno: nessuna disparità, con, adesso, la reale possibilità che il primo essere umano su Marte potrebbe essere una donna.
Era il 1962 quando la NASA rispose alla richiesta di andare nello spazio di Miss Kelly, scrivendo «non abbiamo programmi che riguardino donne astronaute e non prevediamo piani simili per il futuro». Poco meno di 20 anni dopo, però, la stessa agenzia governativa dichiarò di aver reclutato una donna, Sally Ride, che nel 1983 partecipò a una missione spaziale. Da quel momento, il numero di ragazze all’interno dei vari programmi cominciò lentamente ad aumentare, fino ad arrivare al 2013 in cui il rapporto tra donne e uomini divenne di uno a uno. Quell’anno erano 6100 i candidati alle selezioni per aspiranti astronauti, ma solo 8 di loro superarono brillantemente tutti gli step, metà delle quali donne.
Le quattro giovani che stanno affrontando, con i loro colleghi, due anni di intenso addestramento per aggiungersi ai 46 astronauti oggi ufficialmente attivi all’interno della NASA, sono: Nicole Aunapu Mann di 35 anni, laureata presso l’US Naval Academy di Stanford e maggiore del Corpo dei Marines; Anne C. McClain di 34 anni, laureata all’Accademia Militare di West Point, anch’essa maggiore dell’esercito Statunitense; Jessica Meir di 35 anni, laureata alla Brown University e successivamente all’International Space University, oggi anche assistente professore di anestesia alla Harvard Medical School nel Massachusetts; infine, Christina Hammock Koch di 34 anni, la quale lavora alla NOOA come capo stazione per l’American Samoa, territorio degli Stati Uniti situato sull’Oceano Pacifico. Essendo loro fra i candidati per la prima missione su Marte, il primo uomo a metter piede sul pianeta potrebbe, pertanto, essere una donna.
Martina Sacco
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