Smottamenti, frane, alluvioni, inquinamento ambientale e dissesto idrogeologico stanno mettendo in serio pericolo la tenuta del patrimonio artistico e culturale italiano. A dichiararlo sono due istituti di ricerca, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale) e l’ISCR (Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro), che hanno lavorato a braccetto per svolgere un’indagine durata quindici anni, al fine di organizzare le eventuali attività di recupero del nostro patrimonio monumentale ed architettonico. Dalla ricerca effettuata sono emersi alcuni dati allarmanti sullo stato in cui riversano chiese, monumenti, fontane e statue, esposti quotidianamente a smog e a rovinosi fattori climatici. La mappa del rischio comprende i grandi tesori delle città d’arte e le mura dei borghi più suggestivi dello Stivale.
Soltanto nella capitale sono circa 3.660 i beni soggetti a degrado, in particolar modo nell’area del centro storico, dove sono situate piazza Navona, piazza del Popolo e il Pantheon. Circa 277 km più a nord, precisamente a Firenze, sono stati constatati rischi per 1.145 beni, tra cui spiccano la Biblioteca Nazionale, la Basilica di Santa Croce e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la celebre cupola realizzata dal Brunelleschi nel 1436. Gridano aiuto anche le cinte murarie di alcuni caratteristici borghi medievali, tra cui Civita di Bagnoregio, Certaldo (che diede i natali al Boccaccio) e Volterra, nel pisano, dove proprio un anno fa è crollato un tratto delle mura a causa delle forti precipitazioni.
Per conservare nel tempo il patrimonio artistico sono necessari interventi di manutenzione, specialmente la ripulitura dei materiali corrosi dagli agenti atmosferici. Pianificare tutto in tempo e dotarsi di tecnologie avanzate può essere una soluzione utile alla tutela delle bellezze artistiche del bel Paese.
Gabriele Mirabella
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