Buona parte della stagione NBA 2020-2021 è già alle spalle, con la regular season entrata ormai nel vivo. Nonostante le numerose partite rinviate in virtù dei casi di positività al Covid, infatti, l’annata procede spedita e l’avvicinarsi dell’All-Star Game, in programma il prossimo 7 marzo, coincide con la fine della prima parte della regular season. Restano però ancora incerti gli equilibri della lega, eccezion fatta per le contender di primo piano che non hanno fatto particolare fatica a confermarsi ai piani alti: tra queste, in particolar modo, le rivali di Los Angeles, Clippers e Lakers, i Brooklyn Nets e i Philadelphia Sixers.
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Nonostante siano reduci da una stagione particolarmente dispendiosa, culminata con la vittoria del diciassettesimo anello della loro storia appena quattro mesi fa, i Lakers continuano a recitare un ruolo di primo piano nella Western Conference. Anthony Davis sta vivendo una stagione difficile ed è attualmente out per almeno un mese a causa di un problema al tendine d’Achille, ma a trascinare i gialloviola ci sta pensando un LeBron James che a 36 anni pare ancora in gran forma. Per lui medie di 25.7 punti, 8.2 rimbalzi e 7.9 assist col 50% dal campo e il 38% da dietro l’arco: numeri che certificano il suo enorme impatto e che, soprattutto, lo rendono uno dei favoriti al premio di MVP, che il nativo di Akron ha già conquistato quattro volte nel corso della sua carriera (se dovesse vincerlo quest’anno, eguaglierebbe Michael Jordan).
I Clippers, dal canto loro, hanno voglia di rivalsa dopo il fallimentare epilogo della passata stagione, con la bruciante eliminazione in rimonta subita ad opera dei Denver Nuggets al secondo turno dei playoff. L’emblema della “rabbia” dei losangelini è Paul George, che sta viaggiando a medie di 24.4 punti, 6.2 rimbalzi e 5.5 assist col 51% al tiro e il 48% da tre e ogni volta che scende in campo ci tiene particolarmente a lasciare il segno per mettere a tacere i detrattori. Una sfida impegnativa ma al contempo stimolante per l’ex Pacers e per i suoi compagni, che dovranno cercare di continuare così e riscattarsi ai playoff. La vera rivelazione della Western Conference e dell’intera lega è però Utah, che sta raccogliendo i frutti di anni e anni di lavoro.
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I Jazz, infatti, occupano attualmente il primo posto in classifica nel selvaggio Ovest e hanno il miglior record della lega, con ben 24 vittorie e appena 5 sconfitte in 29 partite. La franchigia di Salt Lake City ha fatto registrare nove vittorie consecutive e dal 9 gennaio ad oggi ha perso appena una delle trentadue gare disputate, mietendo vittime illustri sia ad Ovest (Nuggets, Mavericks, Warriors, Clippers) che ad Est (Sixers, Bucks, Celtics, Heat, Pacers). Riscrivere il proprio miglior record stagionale, che attualmente è il 64-18 fatto registrare dai Jazz di Stockton e Malone nel 1996-1997, è un’impresa tutt’altro che impossibile, ma Utah sente di poter e dover ambire a traguardi ben più prestigiosi. Che sia l’anno buono per tornare almeno a disputare una Finale di Conference?
Alle spalle delle tre forze principali della Western Conference, è bagarre: almeno cinque squadre (Portland Trail Blazers, Phoenix Suns, San Antonio Spurs, Denver Nuggets e Golden State Warriors) si contendono il quarto posto, mentre le altre, tra casi di Covid, infortuni e problemi di natura tecnica, hanno faticato più del dovuto e sembrano destinate a doversi accontentare della possibilità di giocarsi un posto al play-in tournament, lo spareggio per accedere ai playoff istituito dalla lega lo scorso anno, alla ripresa della stagione NBA nella bolla di Orlando. Situazione molto simile ad Est, con le tre principali candidate al trono della Conference ad occupare i primi tre posti: Philadelphia, Brooklyn e Milwaukee.
Joel Embiid has reached 25+ points for the 10th consecutive game. The only other @sixers to reach 25+ in 10 straight games are:
Wilt Chamberlain (4 times)
Charles Barkley
Allen Iverson (8 times) pic.twitter.com/hqibTa9j60— NBA History (@NBAHistory) February 12, 2021
I Sixers hanno deciso di continuare a dare fiducia al duo Simmons-Embiid, migliorando però il supporting cast a disposizione dei due All-Star con gli innesti di veterani come Seth Curry, Dwight Howard e Danny Green e i risultati si vedono. La squadra appare molto più convincente rispetto agli ultimi anni, soprattutto sul piano del gioco, anche grazie all’arrivo in panchina dell’esperto head coach Doc Rivers, già campione NBA nel 2008 coi Boston Celtics. I Nets, dal canto loro, si sono accaparrati James Harden, affiancandolo a Kevin Durant e Kyrie Irving e formando un Big Three da sogno. Non mancano difetti da correggere, soprattutto in fase difensiva, ma gara dopo gara l’intesa tra i tre fuoriclasse e il resto dei compagni cresce sempre di più.
I Bucks, invece, sono sempre trascinati dal due volte MVP Giannis Antetokounmpo, ma non dominano la regular season come negli anni passati. Se nelle ultime due stagioni hanno primeggiato (60-22 e 56-17 i record relativi, rispettivamente, al 2018-2019 e al 2019-2020), infatti, quest’anno gli uomini di Budenholzer hanno già perso dodici partite. In ogni caso, Milwaukee dovrà farsi trovare pronta ai playoff, dove negli scorsi anni ha spesso e volentieri deluso nonostante le ottime prove offerte in regular season: in questo senso, il calo in stagione regolare potrebbe anche rappresentare un’inversione di tendenza mirata ad arrivare alla postseason con maggiori energie.
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Tra le solite note Boston Celtics, Toronto Raptors e Indiana Pacers, emergono squadre che da anni non disputano i playoff e quest’anno sembrano poter essere in grado di farvi ritorno: tra queste, spiccano i New York Knicks di Tom Thibodeau, trascinati da un Julius Randle in formato All-Star (medie di 23.2 punti, 10.9 rimbalzi e 5.5 assist col 48% dal campo e il 41% dalla lunga distanza) e rinforzatisi col ritorno, via trade, di Derrick Rose. Non sono da meno gli Charlotte Hornets, in cui si sta mettendo in mostra LaMelo Ball, favorito per la vittoria del premio di Rookie of the Year, gli intriganti Atlanta Hawks, con cui Danilo Gallinari è diventato il primo italiano a toccare quota 10.000 punti in NBA la settimana scorsa, e i Chicago Bulls di un devastante Zach LaVine, che sta vivendo la miglior annata della sua carriera (28.5 punti, 5.5 rimbalzi e 5.2 assist col 52% al tiro e il 44% da tre per l’ex Timberwolves).
Più particolari i casi di Miami Heat, Orlando Magic e Washington Wizards. Tutte e tre hanno dovuto fare i conti con numerosi infortuni e casi di positività al Covid, perdendo più partite del dovuto. Gli Heat, che lo scorso ottobre contesero ai Lakers il titolo NBA, sono una delle principali delusioni di questa prima parte di regular season, mentre i Wizards, con un Bradley Beal che per la prima volta in carriera guida la lega per punti a partita (32.8) e un Russell Westbrook che sta ritrovando sé stesso dopo vari problemi fisici, hanno mostrato incoraggianti segnali di ripresa nelle ultime uscite, battendo anche squadre del calibro di Boston e Denver.
The Cavs are no longer planning to play Andre Drummond as they work to trade the two-time All-Star prior to the NBA’s March 25 deadline, sources told @wojespn and @WindhorstESPN. pic.twitter.com/G4r6SZMtgv
— SportsCenter (@SportsCenter) February 15, 2021
La data da cerchiare in rosso sul calendario non è solo quella dell’All-Star Game (7 marzo), ma anche e soprattutto quella della trade deadline, ossia l’ultimo giorno valido per effettuare scambi (25 marzo): gli affari che andranno in porto, infatti, potrebbero cambiare il destino di numerose franchigie che hanno smarrito certezze o che vanno ancora alla ricerca della propria identità. Di seguito i nomi più chiacchierati del momento, quelli che potrebbero spostare gli equilibri in un momento in cui si fa davvero fatica a delineare un quadro preciso della situazione in NBA, sia a Est che a Ovest.
ANDRE DRUMMOND – Approdato dai Detroit Pistons ai Cleveland Cavaliers proprio poco prima della trade deadline della passata stagione, Drummond ha un contratto molto pesante (28.7 milioni di dollari), ma al contempo è in scadenza, per cui fa gola a numerose contender che intendono rinforzarsi sotto le plance. Il centro classe ‘93 sta viaggiando a medie di 17.3 punti, 13.5 rimbalzi, 2.6 assist, 1.6 palle recuperate e 1.2 stoppate, ma non giocherà più neanche un singolo minuto con la maglia dei Cavs in questa stagione NBA. Questi ultimi, infatti, hanno deciso di non schierarlo fino a che non riusciranno a scambiarlo e lanciare definitivamente il classe ‘98 Jarrett Allen come centro titolare.
Tra le sue possibili destinazioni, figurano Toronto Raptors, Boston Celtics, Miami Heat e New York Knicks, tutte squadre che lottano quantomeno per un posto ai playoff e che hanno numerosi assets per imbastire una trade. Non è da escludere, inoltre, la possibilità che Cleveland non trovi il modo di scambiare il giocatore: in questo caso, il buyout, ossia la risoluzione contrattuale, apparirebbe la soluzione più logica e darebbe modo anche a Brooklyn Nets e Los Angeles Lakers di farsi avanti.
KYLE LOWRY – Autentica bandiera dei Toronto Raptors, con cui ha vinto l’anello di campione NBA da protagonista nel 2019, il nativo di Filadelfia compirà 35 anni il prossimo 25 marzo e il suo contratto scadrà al termine della regular season attualmente in corso. Pur essendo leggermente calato rispetto al passato, Lowry ha un gran mix di esperienza, intelligenza personalità, sa fare la differenza su entrambi i lati del campo e sa come si vince: tutte cose che servono come il pane alle contender.
Tra queste, a tentare il colpaccio potrebbero essere i Clippers, che sembrano rappresentare la destinazione ideale per il numero 7 dei Raptors, soprattutto perché quest’ultimo ha già giocato con Kawhi Leonard e Serge Ibaka a Toronto e perché i Clippers hanno un disperato bisogno di risolvere l’annosa questione del buco nello spot di point-guard lasciato vacante da Chris Paul nell’estate 2017 e mai più realmente occupato da un playmaker puro. Con Lowry al fianco di Leonard e George, inoltre, l’approdo alle NBA Finals per la prima volta nella storia della franchigia diventerebbe un obiettivo molto più realistico e fattibile.
BLAKE GRIFFIN – Nonostante abbia ancora tanti anni di carriera davanti a sé (sulla carta), del giocatore esplosivo e a tratti incontenibile ammirato per svariati anni ai Clippers oggi non vi è più alcuna traccia. Se è vero che nel 2018-2019, con la maglia dei Detroit Pistons, riuscì a tornare all’All-Star Game mostrando di saper giocare una pallacanestro più basata sulla tecnica che sull’atletismo, tanto da risultare uno dei migliori tiratori da tre della NBA, è altrettanto vero che i numerosi infortuni lo hanno fortemente limitato e ad oggi non vale affatto il lungo e remunerativo contratto firmato coi Clippers nell’estate 2017 (quinquennale da 173 milioni di dollari).
Il suo vistoso calo è certificato dalle medie con cui Griffin sta viaggiando in una stagione a dir poco tribolata per sé e per i Pistons: appena 12.3 punti, 5.2 rimbalzi e 3.9 assist col 36.5% al tiro, le peggiori cifre della sua carriera. Alla luce di tutto ciò, appare difficile che Detroit trovi il modo di scambiare il suo pesante contratto: decisamente più realistica l’opzione buyout, con la possibilità di firmarlo al minimo salariale che ingolosisce numerose squadre di prima fascia, tra cui i Lakers campioni in carica. Affascinanti anche le ipotesi Phoenix Suns, dove ritroverebbe Chris Paul, già suo compagno di squadra per tanti anni ai Clippers, Boston Celtics e Brooklyn Nets, dove milita DeAndre Jordan, altro suo ex sparring partner a Los Angeles.
VICTOR OLADIPO – La storia recente del classe ‘92 è un mix di soddisfazioni personali, come la vittoria del premio di NBA Most Improved Player nel 2018 e la convocazione all’All-Star Game nel 2018 e nel 2019, e momenti bui difficili da superare, come l’infortunio che lo ha costretto a stare lontano dai campi per quasi un anno. Oladipo è un giocatore estremamente solido, uno di quelli che fanno comodo a chiunque. In forza ai Rockets da poco più di un mese e unrestricted free agent la prossima estate, l’ex Pacers è sul taccuino di contender del calibro di New York Knicks e Miami Heat, tra le tante.
Per lui potrebbero farsi avanti anche altre squadre che hanno bisogno di un giocatore affidabile e duttile per cui non sia necessario fare offerte folli e che necessitano di fare un immediato salto di qualità per centrare i propri obiettivi. Tra queste, rientrano i Dallas Mavericks, i Memphis Grizzlies e i New Orleans Pelicans, tutte squadre da playoff sulla carta, ma dal rendimento incostante. Tra poche settimane, dunque, Oladipo potrebbe indossare la terza maglia in una stagione 2020-2021 molto complicata per lui.
P.J. TUCKER – Entrato nel suo ultimo di contratto, il veterano classe ‘85 in forza agli Houston Rockets ha recentemente saltato la sua prima gara dall’aprile 2017, ponendo fine a una striscia di ben 247 presenze consecutive. Oltre a ciò, l’ala sta facendo registrare le medie più basse da quando è in Texas, ma resta un giocatore molto apprezzato dalle contender – in particolare dai Miami Heat, che non hanno rimpiazzato a dovere Jae Crowder – per la sua grande grinta in fase difensiva e la capacità di far male da dietro l’arco, in particolare dagli angoli.
36 anni da compiere il prossimo 5 maggio, anche Tucker sarà unrestricted free agent al termine della stagione, avendo firmato un quadriennale da 32 milioni di dollari complessivi nell’estate 2017. Nonostante si sia spesso parlato della possibilità di rinnovare a lungo termine coi Rockets, l’addio di Harden e l’inizio di una nuova era in quel di Houston lasciano presagire un’imminente partenza dell’ex Raptors e Suns, con un passato anche in Italia, tra le file della Sutor Montegranaro nel 2011.
LONZO BALL – In NBA dal 2017, il maggiore dei fratelli Ball (classe ‘97) è cresciuto molto con la maglia dei New Orleans Pelicans, in un contesto con minori pressioni rispetto al ben più esigente ambiente di Los Angeles (i Lakers lo selezionarono con la seconda scelta assoluta al Draft 2017, per poi inserirlo, insieme ai compagni Brandon Ingram e Josh Hart, nella trade che nel giugno 2019 portò Anthony Davis alla corte di LeBron James).
Nonostante rappresenti un punto fermo dei Pelicans anche sotto la guida di Stan Van Gundy, Lonzo Ball potrebbe presto fare le valigie, visto il contratto in scadenza e il valore importante sul mercato. Tra le squadre interessate, spiccano i Clippers, che potrebbero riportarlo a Los Angeles e consentirgli di prendersi una rivincita sui Lakers, Chicago Bulls e Toronto Raptors. A lasciare New Orleans potrebbe essere anche J.J. Redick, tiratore classe ‘84 che ha visto calare sensibilmente le proprie medie rispetto agli standard abituali della sua carriera.
TREVOR ARIZA – L’ala classe ‘85 ha cambiato ben quattro squadre nel corso della scorsa free agency, passando dai Portland Trail Blazers agli Houston Rockets, dove aveva già giocato nel 2009-2010 e dal 2014 al 2018, in cambio di Robert Covington e venendo quindi ceduto ai Detroit Pistons nell’ambito della sign-and-trade che ha portato Christian Wood in Texas. I Pistons, infine, lo hanno mandato agli Oklahoma City Thunder, con cui non ha disputato un singolo minuto in questa prima parte di regular season.
Divenuto il giocatore più scambiato nel corso della storia della NBA, Ariza è in forma e nonostante l’età è ancora un giocatore in grado di fare la differenza su entrambi i lati del campo, sfruttando le sue armi principali (difesa e tiro da tre). Nonostante sia in scadenza e l’ipotesi buyout sia tutt’altro che da scartare, i Thunder vorrebbero provare a scambiarlo per ricevere qualcosa in cambio (giocatori e/o scelte future al Draft) e non perderlo a zero. Del resto, Ariza è uno dei giocatori più rispettati e stimati della lega e ha già vinto un titolo con la maglia dei Lakers, recitando un ruolo di primo piano al fianco di Kobe Bryant nelle Finals 2009.
Dennis Izzo
Fonte foto: theathletic.co.uk
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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