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Toronto Raptors campioni NBA, Leonard MVP. Fine di un’era per GSW?
14 Giugno 2019
BasketVoci di Sport

Toronto Raptors campioni NBA, Leonard MVP. Fine di un’era per GSW?

Home » Voci di Sport » Basket » Toronto Raptors campioni NBA, Leonard MVP. Fine di un’era per GSW?

Circa un anno fa, i Toronto Raptors collezionavano l’ennesima sconfitta bruciante ai playoff, uscendo di scena ben prima di potersi giocare le proprie carte in ottica titolo. Il duo Kyle Lowry-DeMar DeRozan, che ha tanto ha fatto sognare i tifosi canadesi, non è riuscito però a far compiere alla franchigia canadese quel salto di qualità che in molti attendevano. Il front office ha così deciso di mettere in piedi uno scambio che in pochi avrebbero pronosticato, prendendo Kawhi Leonard dai San Antonio Spurs in cambio proprio di DeRozan. Una mossa sconsiderata, a detta di molti: l’enorme valore tecnico di The Claw non è mai stato messo in dubbio, ma scambiare il proprio uomo franchigia per un giocatore reduce da un grave infortunio e appena 9 partite disputate nella stagione 2017-2018 pareva una decisione piuttosto azzardata.

Sono bastati pochi mesi a capire che in realtà i Raptors ci avevano visto lungo. Leonard è stato gestito benissimo in regular season, si è adattato in men che non si dica a un gruppo ben strutturato e competitivo per dire la sua sin da subito, per poi salire in cattedra ai playoff. Dopo l’inaspettato ko riportato in gara-1 del primo turno contro i modesti Orlando Magic, Toronto ha chiuso la serie sul 4-1 in proprio favore, si è aggiudicata l’intrigante duello con i Philadelphia Sixers all’ultimo secondo di gara-7 grazie a un canestro decisivo dello stesso Leonard e ha battuto in rimonta i Milwaukee Bucks, la squadra col miglior record della lega, nelle finali di Conference (da 0-2 a 4-2). 

Sulla sua strada, alle Finals, c’erano i Golden State Warriors, affamati di three-peat e desiderosi di mettere in bacheca il quarto anello negli ultimi cinque anni, nonostante l’assenza del loro miglior giocatore, Kevin Durant, infortunatosi gravemente al tendine d’Achille nel corso di gara-5 (appena 11′ per lui in queste Finals, con 11 punti con 3/3 da dietro l’arco). Sprecata la possibilità di archiviare la pratica GSW davanti al proprio pubblico, i Raptors erano chiamati a fare l’impresa alla Oracle Arena, conquistando il titolo nella Baia come fecero i Cleveland Cavaliers di LeBron James nel 2016.

Nonostante le mille difficoltà di una gara combattuta e sempre in discussione, i canadesi sono riusciti a scrivere una pagina di storia, imponendosi per 114-110 in gara-6 e rovinando ai Warriors la loro ultima partita alla Oracle Arena di Oakland (i Dubs, infatti, dalla prossima stagione torneranno a San Francisco e cambieranno casa). Golden State riesce con tanto cuore a sopperire all’assenza di KD e a restare in partita fino alla fine, si aggrappa alle proprie stelle – 30 punti con 4/6 da tre per Klay Thompson, che sul finire del terzo quarto si infortuna gravemente al tendine d’Achille su un tentativo di schiacciata, tripla doppia da 11 punti, 19 rimbalzi e 13 assist per Draymond Green – e al carattere del condottiero veterano Andre Iguodala (22 punti con 9/15 dal campo per lui).

A deludere le aspettative è invece Stephen Curry, che tira con appena il 35% dal campo (6/17) e il 27% da tre (3/11), riuscendo comunque a mettere a referto 21 punti, 7 assist e 2 recuperi. Toronto non fa certo la partita perfetta, ma rivela tutte le sue capacità di approfittare dei momenti che contano e di restare concentrata anche quando le cose sembrano andare male. Dopo un primo tempo piuttosto equilibrato, conclusosi sul 60-57 in favore degli ospiti, i padroni di casa provano la fuga nel terzo quarto, ma le loro prove di rimonta vengono spente sul nascere dagli avversari in maglia rossa.

A pochi secondi dal termine, Golden State ha addirittura la chance di passare in vantaggio: 111-110 per i Raptors e rimessa per i Dubs, con Draymond Green che scarica su Curry. Il numero 30, abituato a colpire da distanza siderale, ha tra le mani il pallone che potrebbe portare i suoi a gara-7 a Toronto, ma sbaglia un tiro pienamente alla sua portata con 0.9” rimasti. I Raptors, a quel punto, possono sigillare la vittoria con i tiri liberi di Kawhi Leonard, l’MVP delle Finals che chiude l’ultimo atto della stagione con medie di 28.5 punti, 9.8 rimbalzi, 4.2 assist, 2 palle recuperate e 1.2 stoppate e in gara-6 fa registrare 22 punti, 6 rimbalzi, 3 assist, 2 recuperi e una stoppata.

Fondamentali anche i contributi di Pascal Siakam, il principale favorito per il premio di Most Improved Player, e Kyle Lowry, il veterano tanto sottovalutato e screditato, ma risultato fondamentale per i suoi nella corsa al titolo: per il primo doppia doppia da 26 punti e 10 rimbalzi con 10/17 al tiro e 3/6 dalla lunga distanza, per il secondo 26 punti, 7 rimbalzi, 10 assist e 3 recuperi col 56% dal campo (9/16) e il 57% da tre (4/7). Menzione meritatissima anche per il sesto uomo Fred VanVleet, l’arma in più in uscita dalla panchina (22 punti con 5/11 da dietro l’arco), e per il colosso imprescindibile Serge Ibaka, autore di 15 punti. 

La vittoria di Toronto è indubbiamente una delle pagine più belle che siano mai state scritte nell’infinito e appassionante libro di storia della NBA, in cui, però, rientra anche e soprattutto la straordinaria era dei Golden State Warriors, capaci di raggiungere le Finals per cinque anni consecutivi e di vincere tre anelli in quest’arco di tempo, di cui due consecutivi. Non sappiamo se l’era dei Dubs sia realmente giunta al termine e non lo scopriremo prima dell’anno prossimo, quel che è certo è che quella di quest’anno sia stata una delle stagioni più sorprendenti e imprevedibili degli ultimi anni. 

Dennis Izzo

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Dennis Izzo

About Dennis Izzo

Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.

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