“Piove. Il gatto è morto. La fidanzata mi ha lasciato…e io tengo ai Clippers.” L’haiku di Federico Buffa mette in evidenza le tante, troppe difficoltà che i Los Angeles Clippers hanno dovuto affrontare nel corso della loro storia. Fondati nel 1970 col nome di Buffalo Braves e trasferitisi a Los Angeles nel 1984, infatti, i californiani non hanno mai disputato le Finals nel corso della loro storia, non andando mai oltre il secondo turno dei playoff, raggiunto in ben sette delle quindici post season disputate.
Dopo aver recitato un ruolo di primissimo piano nella free agency 2019, con gli arrivi dell’MVP delle scorse Finals Kawhi Leonard e del candidato all’MVP e al premio di Miglior difensore dell’anno Paul George, i Clippers erano ritenuti i favoriti per la vittoria dell’anello da molti addetti ai lavori. Del resto, oltre che sui due sopracitati fuoriclasse, Doc Rivers può contare su un roster di assoluto livello, con un supporting cast composto da giocatori del calibro di Lou Williams, Marcus Morris, Montrezl Harrell e Patrick Beverley.
In regular season, i Clippers hanno mostrato di avere tanti difetti strutturali: mancanza di una point guard e di un centro capace di fare la differenza sotto le plance, coesistenza più complicata del previsto tra Leonard e George e problemi in fase difensiva (sì, anche una squadra che ha tre dei migliori difensori della lega può soffrirne) e in termini di costruzione del gioco, con tanti isolamenti delle due stelle o del sesto uomo Lou Williams.
Paul George and Kawhi Leonard combined to go 0-11 with 0 points in the 4th quarter of Game 7. pic.twitter.com/m6thHDovcG
— SportsCenter (@SportsCenter) September 16, 2020
Ciononostante, in pochi hanno dato molto peso al rendimento altalenante dei Clippers, con alcune sconfitte tanto evitabili quanto pesanti (110-96 e 120-107 contro gli Utah Jazz, 119-91 coi Milwaukee Bucks, 140-114 contro i Memphis Grizzlies, 124-103 al cospetto dei Sacramento Kings), anche e soprattutto perché i velieri hanno chiuso la stagione regolare al secondo posto a Ovest, con un record di 49 vittorie e 23 sconfitte, appena tre in più dei cugini dei Lakers piazzatisi primi.
Oltre a ciò, con l’arrivo dei playoff ci si attendeva un salto di qualità degno di nota per una squadra chiamata a sovvertire gli equilibri dettati dalla storia, recente e non solo, della lega cestistica più famosa e seguita al mondo: i Lakers sono da sempre la prima squadra di Los Angeles e anche in questa stagione lo hanno dimostrato, ma i giocatori dei Clippers non hanno mai nascosto il loro obiettivo più grande, ossia dimostrare di essere la più forte sul campo, ai playoff.
Un duello annunciato dalla maggior parte di appassionati e addetti ai lavori, convinti che le due rivali avrebbero sbaragliato senza particolari patemi d’animo la concorrenza e si sarebbero ritrovate l’una contro l’altra in finale di Conference, in un derby caldissimo, non solo per l’importanza della posta in palio. Un sogno con la S maiuscola per ogni appassionato di NBA: Kawhi Leonard contro LeBron James, Clippers contro Lakers.
Un sogno che però è destinato a rimanere tale, in virtù della clamorosa quanto inaspettata uscita di scena dei Clippers per mano dei Denver Nuggets in semifinale di Conference. Dopo aver superato, non senza difficoltà, i Dallas Mavericks di Luka Doncic e Kristaps Porzingis al primo turno (4-2), l’ostacolo Denver appariva più che alla portata della squadra di Doc Rivers.
The Denver Nuggets came back from another 3-1 hole as the Los Angeles Clippers imploded in a humiliating Game 7. It wasn’t supposed to be this way. https://t.co/wYpcO3W6JH
— The Wall Street Journal (@WSJ) September 17, 2020
Del resto, i Nuggets erano reduci da una serie vinta in sette gare contro gli Utah Jazz e sembravano destinati a recitare soltanto un ruolo da comparse al cospetto della corazzata losangelina, soprattutto dopo il 3-1 nella serie in favore dei Clippers. Denver ci ha creduto, ha sfruttato al meglio le sue armi principali, su tutti il duo di punta formato da Nikola Jokić e Jamal Murray: una coppia inarrestabile che, anche grazie al supporto dei propri compagni, ha polverizzato le certezze dei Clippers in un colpo solo.
Come già avvenuto nel 2015 contro gli Houston Rockets, i Clippers si fanno rimontare dopo essere stati in vantaggio per 3-1, stavolta contro i Denver Nuggets, e chiudono la loro stagione nel peggiore dei modi. In gara-7 sono mancati i pezzi da novanta dell’arsenale atomico a disposizione di Doc Rivers: appena 24 punti in due per Leonard e George (0 nell’ultimo quarto), di cui rispettivamente 14 con un pessimo 27% dal campo (6/22) e 10 col 25% al tiro (4/16), mentre Lou Williams non va oltre quota 7 punti.
Poco più di un anno fa, The Claw risultava il protagonista assoluto di una gara-7 delle semifinali di Conference, ma a Est, trascinando i suoi Toronto Raptors alla vittoria contro i Philadelphia Sixers con 41 punti e il canestro decisivo sulla sirena, mentre PG13 continua ad avere un pessimo rapporto con partite di questo tipo, in cui ha già deluso negli scorsi anni con la maglia degli Oklahoma City Thunder.
I Clippers escono dunque a testa bassa dai playoff, non riuscendo a cambiare la storia nell’anno in cui sembravano avere tutte le carte in regola per dominare la Western Conference, o comunque competere con chiunque per centrare il proprio obiettivo. Doc Rivers, già campione NBA nel 2008 coi Boston Celtics, è indubbiamente uno degli allenatori migliori della storia, ma a fine partita non ha esitato a prendersi le colpe.
Paul George in elimination games since 2017:
2017 vs CLE: 15 PTS, 5-21 FG, 3-9 3P
2018 vs UTA: 5 PTS, 2-16 FG, 0-6 3P
2019 vs POR: Scored on by Dame on series-winner
2020 vs DEN: 10 PTS, 4-16 FG, 2-11 3P pic.twitter.com/vw4kPOumtD— StatMuse (@statmuse) September 16, 2020
Al pari della squadra che allena, inoltre, ha un rapporto complicato con gara-7: nessuno, infatti, ne ha perse più di lui (8) e, inoltre, nessun altro aveva mai perso tre serie di playoff dopo essere stato in vantaggio 3-1.
Denver, dal canto suo, disputa la miglior post season dal 2009 ad oggi, mettendo in bella mostra i suoi giovani talenti. Jamal Murray, protagonista assoluto della rimonta coi Jazz al primo turno, viaggia a 27.1 punti, 5 rimbalzi e 6.4 assist di media col 50% al tiro e il 49% da tre e ha già messo a referto ben quattro partite da 40 o più punti in questi playoff (50, due volte, e 42 contro Utah, 40 nella decisiva gara-7 coi Clippers).
Nikola Jokić, dal canto suo, ha messo a referto sin qui medie di 25.4 punti, 10.8 rimbalzi e 6 assist col 51.5% dal campo e il 44% dalla lunga distanza, rendendosi autore di una gara-6 (111-98 per Denver contro i Clippers) da ben 34 punti, 14 rimbalzi e 7 assist.
I Nuggets diventano così la prima squadra della storia a vincere ben due serie playoff dopo essere andati sotto 3-1, mostrando carattere e personalità nonostante la giovane età dei principali tasselli del mosaico abilmente realizzato da coach Michael Malone.
https://twitter.com/NBA/status/1306345763065212928?s=20
I Clippers, invece, hanno tanti dubbi in ottica futura rispetto a Denver, perché il fallimento porterà inevitabilmente i californiani a prendere decisioni drastiche in free agency. I contratti di Montrezl Harrell, vincitore del premio di Sesto uomo dell’anno, Reggie Jackson e Marcus Morris scadranno e quasi sicuramente non avranno modo di rinnovarli tutti e tre.
Via trade, l’obiettivo numero uno potrebbe essere Derrick Rose, attualmente in forza ai Detroit Pistons. E il futuro di Paul George è tutt’altro che scontato, anche e soprattutto in virtù del pesante contratto del giocatore e dello scarso feeling sul parquet con Kawhi Leonard.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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