La regular season NBA riparte in grande stile, con il derby di Los Angeles che premia i Lakers, capaci di imporsi di misura (103-101) sui Clippers, grazie a un canestro di LeBron James a poco meno di 13 secondi dal termine.
The King sbaglia un layup da distanza ravvicinata, ma raccoglie nuovamente il pallone e segna indisturbato i due punti che valgono la vittoria finale, rendendo vana la tripla di Paul George che pochi istanti prima aveva riportato la gara in equilibrio sul 101-101. Il numero 23 si rende poi autore di una gran difesa sul possesso finale, costringendo Leonard a scaricare per George per un tentativo disperato che non sortisce l’effetto sperato.
I Clippers, costretti a fare a meno di Lou Williams e Montrezl Harrell, entrambi candidati al premio di Sesto uomo dell’anno, partono malissimo e i Lakers ne approfittano, chiudendo il primo quarto sul +12 (35-23). Nel secondo quarto, gli uomini di Doc Rivers infliggono un parziale di +10 (29-19) ai gialloviola, portandosi a soli due punti di distacco dai rivali alla pausa lunga.
Ottima la prova della coppia Leonard-George, con entrambi in grande spolvero: il primo mette a referto 28 punti, 3 rimbalzi, 4 assist, 2 palle recuperate e altrettante stoppate, tirando col 44% dal campo (7/16) e il 75% da dietro l’arco (3/4), mentre il secondo si rende autore di 30 punti, 5 rimbalzi, 3 assist e altrettanti recuperi col 65% al tiro (11/17) e il 54.5% dalla lunga distanza (6/11).
I due, però, non sono in ottima compagnia: a parte Beverley (12 punti in appena 16’ in uscita dalla panchina) e JaMychal Green (8 punti e 4 rimbalzi con 3/6 dal campo e 2/4 da tre), infatti, il supporting cast dei Clippers produce davvero poco, anche e soprattutto a causa delle assenze di Williams e Harrell (rispettivamente 18.7 e 18.6 punti a partita in questa stagione).
Reggie Jackson, Marcus Morris, l’ex di turno Zubac, Shamet, Patterson, Noah e Coffey mettono insieme appena 23 punti con pessime percentuali al tiro (29% con 8/28) e da dietro l’arco (21% con 3/14).
Tra le file dei Lakers, il migliore in campo è Anthony Davis, miglior realizzatore e difensore dei suoi quest’anno: per lui ben 34 punti, 8 rimbalzi e 4 assist col 42% dal campo (8/19) e il 40% dalla lunga distanza (2/5). LeBron offre una prova non sufficiente per i suoi standard, chiudendo a quota 16 punti, 11 rimbalzi, 7 assist, un recupero e una stoppata con appena il 32% al tiro (6/19) e il 29% da tre (2/7).
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Del supporting cast degli uomini di Vogel si salvano JaVale McGee, autore di 6 punti, 7 rimbalzi e 2 palle rubate in poco più di 11’, Kyle Kuzma (16 punti e 7 rimbalzi con 4/7 da dietro l’arco in uscita dalla panchina) e Dion Waiters, che fa registrare 11 punti col 50% al tiro (5/10) in 21’. Deludono, invece, i vari Caruso, Danny Green e Caldwell-Pope, che insieme totalizzano 19 punti col 29% dal campo (6/21) e il 18% da tre (2/11).
La sconfitta dei Clippers (44-21) fa ben sperare le inseguitrici, dato che la squadra guidata da Doc Rivers non ha ancora blindato il secondo posto in classifica: Denver Nuggets (43-22) e Utah Jazz (42-23) potrebbero approfittarne, così come Oklahoma City Thunder e Houston Rockets, entrambe a 40 vittorie e 24 sconfitte.
Allo stesso tempo, i Clippers hanno quasi sconfitto i Lakers senza due dei suoi giocatori principali, partendo peraltro malissimo. La sensazione è che quando la squadra tornerà al completo e ritroverà la condizione migliore, i californiani torneranno a ruggire.
I Lakers, dal canto loro, vincono ma non convincono del tutto. Con un LeBron sottotono, non può bastare un Davis da 34 punti per vincere contro chiunque e lo scarso apporto del supporting cast alla causa pare uno dei pochi punti deboli della prima della classe a Ovest, priva di Rondo e Bradley.
Pare quindi inevitabile che la strada verso il ritorno al titolo, che manca dal 2009-2010, sarà percorribile solo se Anthony Davis e LeBron James saranno sempre al top. Con almeno uno dei due fuori condizione, infatti, la squadra gialloviola fa una fatica enorme. Oltre a ciò, i Lakers hanno anche un problema nel chiudere le partite, non riuscendo quasi mai a sfruttare i parziali in proprio favore e facendosi spesso e volentieri raggiungere e superare dagli avversari.
Del resto, è inevitabile che due delle squadre più in forma e più forti della lega più competitiva al mondo abbiano non solo tanti pregi, ma anche numerosi difetti strutturali e problemi difficili da risolvere. Quest’anno non c’è una vera e propria squadra favorita per la vittoria dell’anello, la Golden State di turno per intenderci, ma tante ottime squadre che sulla carta sono più o meno sullo stesso livello, sia a Est che a Ovest.
Per far sì che il titolo prenda la via di Los Angeles, dunque, i Lakers dovranno gestire al meglio le due stelle Davis e LeBron e scegliere bene le rotazioni, mentre i Clippers dovranno recuperare le principali bocche da fuoco per dare manforte a Leonard e George. Lo spettacolo della NBA è ricominciato, ed è solo l’inizio. Le due squadre migliori della regular season a Ovest, Lakers e Clippers, si ritroveranno faccia a faccia anche nelle finali di Conference?
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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