Dopo settimane e settimane di svariate discussioni e innumerevoli ipotesi sulla possibile ripresa della NBA, arriva la tanto attesa svolta in merito: nella giornata di oggi, infatti, l’assemblea dei proprietari delle franchigie della lega statunitense si riunirà per approvare il piano per la ripartenza, a distanza di quasi tre mesi dalla sospensione a tempo indeterminato della regular season a causa della pandemia da coronavirus: lo scorso 11 marzo, la NBA si trovò costretta a rinviare a data da destinarsi la gara tra Oklahoma City Thunder e Utah Jazz alla Chesapeake Energy Arena, in virtù della positività al Covid-19 di Rudy Gobert, per poi estendere il provvedimento all’intera stagione.
Fino a poche settimane fa, la ripresa sembrava a tratti impossibile: la svolta è arrivata soltanto nei giorni scorsi, con la discussione di vari format per riprendere la stagione, con un’unica location per tutte le squadre coinvolte. Il commissioner Adam Silver ha aperto a qualsiasi possibilità, cercando di non scontentare nessuna squadra. Dopo aver discusso e esaminato nel dettaglio ogni scenario possibile, si è finalmente arrivati alla decisione definitiva, che verrà ufficializzata proprio quest’oggi: la stagione ripartirà il 31 luglio all’ESPN Wide World Sports Complex di Orlando e si concluderà entro il 12 ottobre, in occasione del Columbus Day, giorno dell’approdo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo nel 1492, in cui si disputerebbe l’eventuale gara-7 delle Finals.
22 squadre, 88 partite di regular season dal 31 luglio e un nuovo campione non più tardi del 12 ottobre, a Disney World: così funzionerà il resto del 2019-20 #NBA ⬇️ https://t.co/HLDa6MnSUH
— Davide Chinellato (@dchinellato) June 3, 2020
A prendere parte alla ripresa della stagione NBA in Florida ci saranno 22 squadre, di cui le 16 franchigie che al momento della sospensione della regular season erano virtualmente qualificate ai playoff (Los Angeles Lakers, Los Angeles Clippers, Denver Nuggets, Utah Jazz, Oklahoma City Thunder, Houston Rockets, Dallas Mavericks e Memphis Grizzlies per la Western Conference e Milwaukee Bucks, Toronto Raptors, Boston Celtics, Miami Heat, Indiana Pacers, Philadelphia Sixers, Brooklyn Nets e Orlando Magic per la Eastern Conference) e le 6 squadre che avevano non più di sei gare di distacco dall’ottavo posto, ossia Portland Trail Blazers, New Orleans Pelicans, Sacramento Kings, San Antonio Spurs e Phoenix Suns a Ovest e Washington Wizards a Est.
In quel di Orlando ognuna delle ventidue squadre disputerà otto partite di regular season, utili non soltanto per migliorare i propri piazzamenti in classifica, ma anche e soprattutto per questioni economiche: raggiungendo e superando quota 70 partite stagionali, infatti, i mancati ricavi che tanto inquietavano Adam Silver si ridurranno al minimo e non ci sarà alcun problema per ciò che concerne gli accordi con le tv. Al termine delle 88 gare totali di regular season, su un totale di 259 rimanenti riavvolgendo il nastro allo scorso 11 marzo (a Orlando non ci saranno Minnesota Timberwolves, Golden State Warriors, Charlotte Hornets, Chicago Bulls, New York Knicks, Detroit Pistons, Atlanta Hawks e Cleveland Cavaliers), si disputerà un play-in tournament, ossia un torneo per assegnare l’ottavo e ultimo posto, sia a Est che a Ovest, valevole per l’accesso ai playoff. Nel caso in cui la differenza tra l’ottava e la nona in classifica dovesse essere maggiore di quattro gare al termine della regular season, però, l’ottava accederebbe alla post-season e non sarebbe necessario alcun torneo.
Disney World reportedly is open to allowing teams to ship their own home courts to Orlando for when the NBA season resumes.
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— NESN (@NESN) June 3, 2020
Il formato della post-season, invece, non cambierà, eccezion fatta per l’ovvia assenza del fattore campo (Disney World, però, potrebbe ovviare al problema consentendo alle squadre di portare con sé a Orlando i propri parquet): tutte le serie saranno al meglio delle sette gare, dal primo turno alle Finals, col classico tabellone suddiviso tra Western e Eastern Conference (nei giorni scorsi si è discusso molto circa la possibilità di stilare un tabellone misto, abbandonando la classica ripartizione Ovest-Est). I playoff partiranno non appena si conosceranno i nomi di tutte e sedici le squadre partecipanti: per ciò che concerne la sopracitata possibilità di un eventuale play-in tournament, il rischio è maggiore a Ovest, dove il discorso resta apertissimo, con Memphis (32-33) tallonata da Portland (29-37), New Orleans (28-36), Sacramento (28-36) e San Antonio (27-36), ma anche Phoenix (26-39) non è ancora del tutto spacciata. A Est, invece, Orlando (30-35) ha un notevole vantaggio di 5.5 vittorie su Washington (24-40), con quest’ultima chiamata a ridurre al minimo i passi falsi per avere una concreta possibilità di giocarsi l’accesso ai playoff.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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