Clamorosa la bomba di mercato che sorprende tutti gli appassionati NBA: nella serata di ieri, infatti, i Brooklyn Nets sono riusciti ad accaparrarsi lo scontento James Harden, che da tempo aveva richiesto la trade agli Houston Rockets. A New York, il Barba ritroverà Kevin Durant, già suo compagno di squadra tra le file degli Oklahoma City Thunder dal 2009 al 2012, Mike D’Antoni, suo allenatore ai Rockets dal 2016 al 2020 e attualmente assistant coach di Steve Nash in quel di Brooklyn, e Jeff Green, con cui ha condiviso il parquet a OKC (2009-2012) e Houston nella scorsa stagione.
James Harden is headed to Brooklyn. pic.twitter.com/Uqmlj2Nh4h
— NBA TV (@NBATV) January 13, 2021
Il passaggio dell’otto volte All-Star alla franchigia newyorkese avviene nell’ambito di una trade a quattro squadre, in cui i Nets mandano Caris LeVert, Jarrett Allen, Rodion Kurucs, quattro prime scelte future al Draft (quelle di Brooklyn del 2022, 2024 e 2026 e quella dei Milwaukee Bucks del 2022) e altrettante scelte scambiabili (2021, 2023, 2025, 2027) ai Rockets. Questi ultimi, a loro volta, girano LeVert agli Indiana Pacers in cambio di Victor Oladipo e Allen ai Cleveland Cavaliers (cui arriva anche Taurean Prince) per Dante Exum.
I Nets hanno ora tre slot liberi nel roster e potranno ingaggiare dei free agents per colmare il vuoto lasciato da LeVert, Allen, Prince e Kurucs, ma nel frattempo aggiungono uno dei migliori giocatori della lega, il cui nome dal 2016 figura ogni anno tra i primi tre candidati al premio di MVP. Miglior realizzatore della lega nelle scorse tre stagioni (30.4 punti a partita nel 2017-2018, 36.1 nel 2018-2019 e 34.3 nel 2019-2020), Harden era finito sul taccuino dei Philadelphia Sixers e dei Miami Heat, tra le tante, ma i Nets hanno bruciato la concorrenza imbastendo una trade a quattro squadre che ha reso felici tutti.
FULL TRADE DETAILS, per @ShamsCharania
Nets get:
◻️ James HardenRockets get:
◻️ Oladipo
◻️ Exum
◻️ Kurucs
◻️ 3 BKN first-rounders
◻️ 1 MIL first
◻️ 4 BKN 1st-round swapsPacers get:
◻️ Caris LeVert
◻️ 2nd-rounderCavs get:
◻️ Jarrett Allen
◻️ Taurean Prince pic.twitter.com/esGgmHULmI— Bleacher Report (@BleacherReport) January 13, 2021
31 anni compiuti lo scorso 26 agosto, il Barba era approdato a Houston nel 2012, a 23 anni, fresco di vittoria del premio di Sesto uomo dell’anno e di partecipazione alle NBA Finals con gli Oklahoma City Thunder. In Texas, il classe ‘89 ha avuto modo di crescere ulteriormente sul piano tecnico, diventando uno dei migliori al mondo, nonché l’uomo franchigia e il simbolo e trascinatore indiscusso dei Rockets, reduci da alcune annate deludenti dopo la fine dell’era di Tracy McGrady e Yao Ming.
Negli otto anni trascorsi da Harden a Houston, la franchigia texana non ha mai mancato l’accesso ai playoff (unica squadra a riuscirci dal 2012 ad oggi), partecipando in due occasioni alle Finali di Conference, perse in entrambi i casi contro i futuri campioni NBA dei Golden State Warriors. Nei primi anni a Houston, Harden era un giocatore diverso da quello attuale, così come diverso era il sistema di gioco dei Rockets: la svolta della sua carriera è opera di Mike D’Antoni, che approda sulla panchina texana nel 2016.
Unreal. pic.twitter.com/LIGKpy2fSk
— Bleacher Report (@BleacherReport) January 14, 2021
Sotto la sua guida, infatti, Harden dimostra di essere in grado di ricoprire con estrema continuità ed efficacia il ruolo di playmaker, facendo registrare 11.2 assist per partita e piazzandosi al primo posto nella classifica dei migliori passatori della regular season 2016-2017. L’anno successivo, con l’arrivo di Chris Paul, il Barba fa registrare 30.4 punti di media e recita un ruolo di primo piano nella cavalcata dei suoi Rockets, che chiudono la stagione al primo posto con un record di ben 65 vittorie e appena 17 sconfitte (il migliore della lega e della storia della franchigia). La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla vittoria del primo premio di MVP della sua carriera, battendo la concorrenza di LeBron James e Anthony Davis.
Ai playoff 2018, i Rockets sfiorano l’impresa, arrendendosi soltanto in gara-7 al cospetto dei Golden State Warriors di Kevin Durant, Stephen Curry, Klay Thompson e Draymond Green. Sembra l’inizio di una nuova rivalità destinata a infiammare gli animi degli appassionati, ma le due squadre si ritroveranno faccia a faccia soltanto l’anno successivo, stavolta in semifinale di Conference, con analogo esito: 4-2 per i Warriors e Rockets eliminati ancora una volta. Rispetto alla stagione precedente, l’annata 2018-2019 è molto meno elettrizzante per Houston, che parte malissimo in regular season (appena una vittoria nelle prime sei partite) e non dà l’impressione di poter ripetere quanto fatto vedere soltanto pochi mesi prima.
James Harden carried our #Rockets to overcome a 20-point deficit against #Warriors behind a triple-double effort and game-winning 3-pointer in OT
James Harden: 44 pts, 15 asts & 10 rebs#Rockets
HIGHLIGHTS: https://t.co/lU7raxcmBK pic.twitter.com/mweuGiUjQX— Rockets Nation (@RocketsNationCP) January 4, 2019
I Rockets, infatti, devono fare i conti con numerosi infortuni di giocatori imprescindibili (Chris Paul, Clint Capela e Eric Gordon su tutti) e scelte di mercato discutibili, tra cui la perdita di Trevor Ariza e la scommessa fallita con Carmelo Anthony. Per risollevarsi, i texani si affidano a James Harden, che nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 2018 mette a referto una tripla doppia da 50 punti, 10 rimbalzi e 11 assist contro i Los Angeles Lakers di LeBron James, diventando il giocatore con più triple doppie da almeno 50 punti nella storia della NBA (4). Da questo momento in poi, il Barba non si fermerà più, annichilendo ogni difesa avversaria a suon di prestazioni da incorniciare e iniziando a riscrivere numerosi record di autentiche leggende del calibro di Michael Jordan, Kobe Bryant e Wilt Chamberlain.
Tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, infatti, Harden si rende protagonista di ben cinque partite consecutive con almeno 40 punti: 41 contro gli Oklahoma City Thunder nel Christmas Game e i New Orleans Pelicans, 45 contro i Boston Celtics, 43 contro i Memphis Grizzlies e 44 sul campo dei Golden State Warriors. In quest’ultima occasione, i Rockets si impongono alla Oracle Arena di Oakland, tana dei Dubs, per 135-134 all’overtime, grazie proprio a una tripla decisiva di Harden (tripla doppia da 44 punti, 10 rimbalzi e 15 assist per lui) a un secondo dal termine.
https://twitter.com/nba/status/1098834927427219456?s=21
Degna di nota anche la sua striscia di ben 32 partite consecutive con 30 o più punti a referto (soltanto Wilt Chamberlain, primatista a quota 65, meglio di lui nella storia): un “tour” iniziato con i 35 punti rifilati ai Dallas Mavericks a inizio dicembre e conclusosi con i 28 punti fatti registrare contro gli Atlanta Hawks a fine febbraio, con medie di 41.1 punti, 7.6 rimbalzi, 7.3 assist e 2.8 palle recuperate per partita. Nel corso della stagione 2018-2019, inoltre, Harden ritocca in ben due occasioni il suo career-high per punti, che aveva stabilito un anno prima con 60 punti contro gli Orlando Magic (prima tripla doppia della storia da almeno 60 punti), segnandone 61 in casa dei New York Knicks prima e contro i San Antonio Spurs poi.
I numerosi traguardi individuali non gli sono bastati per rivincere il premio di MVP, finito nelle mani di Giannis Antetokounmpo in virtù del miglior record di squadra dei suoi Milwaukee Bucks, così come non è stato sufficiente affiancargli il suo migliore amico Russell Westbrook per rilanciare le ambizioni di titolo dei Rockets. I due, già compagni di squadra a Oklahoma City dal 2009 al 2012, non sono infatti riusciti a rispettare le aspettative e a ripetere quanto Harden aveva già fatto con Chris Paul nei due anni precedenti. L’esperimento small ball (quintetto “piccolo”, ossia senza lunghi di ruolo titolari) contribuirà inoltre a dare molta meno centralità a Harden nel sistema di gioco, essendo stato architettato per esaltare le caratteristiche di Westbrook.
The OKC Big Three
As a trio:
– Durant/Westbrook/Harden in OKCAs a duo:
– Durant/Westbrook in OKC
– Westbrook/Harden in Houston
– Harden/Durant in BrooklynAs a solo:
– Durant in Golden State
– Westbrook in OKC/Washington
– Harden in HoustonThe circle is complete. pic.twitter.com/piuSr4PVSB
— StatMuse (@statmuse) January 13, 2021
Contrariamente ai due anni precedenti, in cui Houston aveva dato non poco filo da torcere alla squadra più forte al mondo (e probabilmente della storia), nella bolla di Orlando i Rockets superano a fatica il primo turno con i Thunder e si fanno travolgere dai futuri campioni dei Los Angeles Lakers in semifinale di Conference (4-1). È la goccia che fa traboccare il vaso: l’allenatore Mike D’Antoni non rinnova il contratto in scadenza, il general manager Daryl Morey si dimette di lì a poco e Westbrook e Harden chiedono la trade, preoccupati dalla situazione della franchigia.
Se il primo è stato accontentato a dicembre, passando ai Washington Wizards in cambio di John Wall, il secondo ha iniziato la stagione 2020-2021 con la maglia dei Rockets, disputando otto delle prime nove partite stagionali, in cui i suoi hanno collezionato appena tre vittorie e ben sei sconfitte. Al termine del recente ko per 117-100 incassato sul campo dei Lakers, Harden ha commentato senza giri di parole la situazione della franchigia texana, lasciando intendere che la sua avventura in quel di Houston fosse ormai definitivamente giunta al termine. I Rockets, dal canto loro, si sono messi al lavoro per cercare l’affare possibile per tutte le parti in causa, abbandonando quindi definitivamente l’idea di trattenere Harden per tutta la stagione e trovando l’accordo con i Brooklyn Nets.
James Harden to BK. It's official. pic.twitter.com/QPO7Y6wRYA
— SLAM (@SLAMonline) January 13, 2021
Si conclude così l’avventura di James Harden con la maglia degli Houston Rockets, con cui in poco più di otto stagioni ha disputato 706 partite tra regular season e playoff, totalizzando medie di 29.4 punti, 6 rimbalzi, 7.6 assist e 1.8 palle recuperate col 44% dal campo, il 36% da dietro l’arco e l’86% dalla lunetta. Il Barba è stato il simbolo di quasi una decade di storia della squadra texana, con cui ha giocato il miglior basket della sua carriera e si è reso autore di prestazioni leggendarie e traguardi individuali degni di nota. Gli è mancato soltanto l’anello, il più grande sogno di qualsiasi giocatore NBA: l’obiettivo è riuscire nell’intento nel nuovo, affascinante capitolo della sua carriera, quello targato Brooklyn Nets.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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