GELA (CL) – Recentemente, L’Espresso ha condotto in esclusiva un’inchiesta sui danni ambientali e sulla salute causati dall’impianto petrolchimico ENI, presso Gela, soprattutto sui bambini. La perizia pubblicata dal suddetto giornale segna una svolta in questa triste storia.
Il comune di Gela, in provincia di Caltanissetta, detiene, infatti, il triste record di essere una delle zone con più alto tasso di malformazioni infantili al mondo. Lo scorso luglio una ventina di famiglie aveva chiesto, attraverso azione giudiziaria, il risarcimento dei danni al colosso ENI e il rimborso di tutte le spese mediche sostenute. Ma l’azienda statale non aveva allora corrisposto alcun indennizzo, facendo leva su una precedente perizia che non ascriveva alcuna responsabilità alla raffineria. Con la perizia in questione, invece, è stato finalmente dimostrato il nesso di causalità tra le malformazioni e l’inquinamento ambientale prodotto dalla raffineria. Sono stati 12 i bambini oggetto dell’indagine, tutti riportanti malformazioni agli arti, al cervello, al midollo spinale o agli organi genitali. Per la prima volta ENI dovrà affrontare, quindi, un processo per aver creato “vittime di inquinamento”.
E le vicende che riguardano il petrolchimico non finiscono qui: in questi giorni si sta svolgendo una protesta ai cancelli della raffineria, poiché decine di lavoratori sono a rischio licenziamento e centinaia in cassa integrazione. Tempo fa, nel novembre 2014, il Presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta, aveva negoziato con ENI e con le parti sociali, e si era arrivati ad un protocollo d’intesa che prevedeva la dismessione degli impianti produttivi e la riqualificazione green entro il 2017. Fino al dicembre 2015, però, i gelesi hanno assistito solo a cambiamenti in peggio. Nella giornata di martedì 15 dicembre, è stato raggiunto un accordo tra le parti sociali, i vertici della raffineria e il governo siciliano, che verte sulla predisposizione di tavoli tecnici, al fine di avviare i lavori programmati, e sul regime di cassa integrazione. I presidi dei lavoratori, tuttavia, continuano. Così, se da una parte si auspica una radicale eliminazione delle emissioni dannose, dall’altra si spera che lo smantellamento del petrolchimico non leda in maniera disastrosa l’economia del Sud Sicilia.
Viviana Giuffrida
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