Venerdì scorso, a Parigi, ha aperto ufficialmente i battenti la cosiddetta Salle de Shoot: non si tratta di un nuovo museo, parco o chissà cos’altro, ma nientemeno che di una sala ospedaliera in cui i tossicodipendenti potranno iniettarsi, in tutta tranquillità, droghe più o meno pesanti in condizioni altamente igieniche. Il progetto, nato sotto il segno della sperimentazione, ha diviso particolarmente cittadini e associazioni. L’ospedale Lariboisière che si trova nei pressi della Gare du Nord, una delle principali stazioni ferroviarie parigine, ha messo insieme anche un adeguato personale medico e infermieristico che controlli ininterrottamente lo stato di salute dei “pazienti”, i quali dovranno dimostrare, innanzitutto, di essere maggiorenni, ma anche di non esser perseguiti legalmente e di essersi procurati la droga da soli.
Germania, Australia, Lussemburgo, Canada, Spagna, Norvegia, Svizzera, Danimarca e Olanda posseggono già di questi luoghi, che si offrono come zone a rischio minimo poiché “supportano” un problema che c’è, esiste da secoli e non sarà mai facile riuscire a sconfiggere del tutto. La sala sarà aperta, ogni giorno, dalle ore 13.30 alle ore 20.30, con una capienza di circa cento persone e un’entrata diversa rispetto a quella dell’unità ospedaliera generale. Il test durerà sei anni, sperimentazione che ha riscontrato il parere favorevole di parecchie associazioni, come, altresì, aspre critiche da parte del popolo. Servirebbe, in ogni caso, anche in Italia un’area del genere, grazie al quale sarebbe possibile aiutare moltissimi giovani, o meno, a uscire fuori dal circolo vizioso e deleterio della droga, di qualunque forma o sostanza si tratti. Tuttavia, come sempre il Belpaese stenta a mettersi in riga con gli altri per quanto riguarda ciò che è giusto, primeggiando, invece, su ciò che è il contrario.
Anastasia Gambera
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