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Nastro rosso per Kiki Camarena durante la campagna antidroga in USA
27 Ottobre 2016
SocietasAttualità

Nastro rosso per Kiki Camarena durante la campagna antidroga in USA

Home » Societas » Nastro rosso per Kiki Camarena durante la campagna antidroga in USA

red-ribbon-icon-1La Red Ribbon Campaign è probabilmente una delle più importanti campagne di prevenzione contro la droga, che ogni 365 giorni viene celebrata negli Stati Uniti. Anche quest’ottobre, dunque, dal 23 al 31 molte scuole hanno organizzato speciali attività per spiegare ai più giovani le conseguenze negative legate all’abuso di stupefacenti e il valore di un’esistenza vissuta lontano da ogni forma di dipendenza, all’insegna di salute fisica e libertà morale. «La “Red Ribbon Week” ci offre un’ulteriore possibilità per farci sentire e rendere visibili i nostri sforzi», afferma Lynda Sloan, amministratrice delegata dell’asociazione no-profit VOICE. «Portiamo avanti presentazoni nelle scuole e distribuiamo nastri rossi, braccialetti e matite. Si tratta, quindi, anche di una buona occasione per gli adulti di intraprendere importanti conversazioni partendo dal chiedere ai bambini informazioni riguardo ai nastri stessi», continua.

Lo slogan di quest’anno è «YOLO (You Only Live Once). Be Drug Free», ideato tra l’orgoglio genuino dei genitori e un forte impatto mediatico da Kristopher Jeremiah Oakes e Logan Brehm, alunni della Claysburg-Kimmel Elementary School di Claysburg, Pennsylvania. Grazie all’idea risultata vincente, sarà la loro scuola a ricevere premi e riconoscimenti per il contest che ha coinvolto più istituti. Tramite iniziative che pongono insieme educazione e divertimento, i bambini sono sottoposti alle più varie attività che tengono conto delle diverse età dei piccoli uomini del domani: alcuni studenti delle elementari, oltre ad imparare in teoria le conseguenze deleterie della droga, sono posti nelle condizioni di provarne quasi le sensazioni da esse comportate, diventando protagonisti di particolari esperimenti.

red-ribbon-weeekkkkAd esempio, vengono incitati a passeggiare seguendo un percorso rettilineo indossando quando lo vogliano degli occhiali che mostrano una visione virtuale simulante quella di chi abbia fatto uso di alcol e droghe. I piccoli alunni toccano con mano, pertanto, le difficoltà nel compiere atti abitudinali dovute all’assunzione di tali sostanze, imparando anche come alcuni soggetti siano in grado più di altri di gestire la stessa situazione. Ma non è tutto: IMPACT propone una simulazione legata all’apprendimento degli effetti del tabacco. «I bambini devono provare a respirare attraverso una cannuccia, correre sul posto per trenta secondi e dopo provare a soffiare di nuovo. Questo simula le condizioni di un fumatore malato di enfisema o di una malattia ostruttiva cronica polmonare», spiega Shari Phillips.

Particolare interesse viene riservato all’abbigliamento: così i giovanissimi, nelle giornate a tema previste negli istituti che frequentano, sono invitati ad indossare calze buffe, magliette delle loro squadre preferite o vestiti in cui vorrebbero abitare da grandi. Il colore in assoluto di tendenza e caratterizzante l’intera ricorrenza è, comunque, il rosso; rosso come il sangue sacrificato da Kiki Camarena nella sua battaglia contro l’illegalità e come il dolore che la sua perdita ha lasciato in coloro che credevano nella giustizia e lo fanno ancora, trasformando un credo in amore per la vita – d’altronde, si sa, non c’è rosso più intenso se non quello delle guance di chi ama.

red-ribbonLa sua storia prese una piega fondamentale nel 1974, quando Enrique Camarena Salazar entrò a far parte della DEA, la Polizia antidroga statunitense. Fu grazie a lui e alle informazioni raccolte come infiltrato che la mattina del 6 novembre 1984 quasi cinquecento soldati messicani invasero El Búfalo, una delle più grandi piantagioni di marijuana del mondo, la quale vedeva impegnati circa diecimila contadini in trecento acri di terra, provocando una perdita di ben otto miliardi di dollari. Nessuno riusciva a capire cosa fosse accaduto, e come: i livelli di corruzione erano tali che, se qualcuno di onesto avesse capito qualcosa, l’organizzazione lo avrebbe saputo prima. Risultò chiaro a tutti, perciò, che qualcuno doveva avere tradito.

Kiki, non a caso, aveva finto di essere per quattro anni uno dei tanti poliziotti corrotti capaci di garantire tranquillità, grazie alla propria carica, nel trasporto di droga, in particolar modo dallo Stato di Guerrero alla Baja California. Aiutava quindi il clan del Padrino ad arricchirsi esageratamente per via del trasporto illegale di stupefacenti dal Messico agli Stati Uniti, conquistandosi la considerevole fiducia soprattutto di Caro Quintero. Quasi nessuno era a conoscenza della sua operazione, ma qualcuno tra quei pochi evidentemente parlò. Fu rapito una mattina a Guadalajara, mentre usciva dal suo ufficio: l’ avevano scoperto e la sua punizione doveva servire da monito per chi avesse avuto la cattiva intenzione di seguirne l’esempio. Lo torturarono, registrando ogni urlo di dolore come prova, umanamente inascoltabile, che ce l’avessero messa tutto per estorcergli il nome di qualche complice: il tentativo fu tuttavia fallimentare, Kiki aveva agito da solo. Agli schiaffi e ai pugni seguì la rottura del naso e delle arcate sopraccigliari, mentre il catturato era bendato e legato. Quando infine questi perse i sensi, venne chiamato un dottore che lo rianimasse, cosicché riprendessero le torture. Lo stuprarono quindi con un bastone arroventato e gli ruppero le costole.

kiikisIl governo messicano mentì sul ritrovamento del cadavere nei pressi del piccolo villaggio di La Angostura; successivamente si scoprì, infatti, che venne posto lì soltanto in un secondo momento. La DEA, però, non si arrese e iniziò quella che secondo alcuni rappresenta la più vasta indagine per omicidio portata avanti dagli Stati Uniti e che passò sotto il nome di Operazione Leyenda. Camarena fu il primo a capire di dover modificare il meccanismo dei grandi arresti (che di solito interessavano spacciatori o killer) quantitivamente sorprendenti, ma qualitativamente non sufficienti per minare le radici del sistema. Quando, l’8 aprile del 1989, El Padrino fu arrestato, i fatti sembrarlo dare ragione all’ormai defunto poliziotto: «anche se sono una sola persona, posso fare la differenza» era solito ripetere lui, con quello che rimane tuttora lo slogan non tanto di una campagna, ma di una vita intera dedicata al cambiamento per il meglio, da cui almeno in questa settimana di ottobre è bene prendere spunto e ispirazione.

Concetta Interdonato

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