MOSUL − Le forze curdo-irachene sono quasi giunte alle porte dell’ultima vera roccaforte del Califfato. Tuttavia, dalle città limitrofe arrivano notizie aberranti in merito a come lo Stato Islamico vorrebbe impedire l’avanzata delle truppe nemiche: si parlerebbe di ordigni chimici, disseminati per tutta la città, pronti a rilasciare sostanze venefiche e di donne e bambini legati ai tetti delle case per evitare i raid aerei. Vi sarebbero anche delle trincee piene di petrolio, a cui verrà appiccato fuoco una volta avvistati i nemici. In merito a quanto appena detto, Papa Francesco, in occasione dell’Angelus domenicale, ha spiegato come «In queste ore drammatiche» sia «vicino alla intera popolazione dell’Iraq, in particolare – riporta repubblica.it – a quella della città di Mosul». Il Vicarius Petri si è dichiarato «addolorato della uccisione a sangue freddo di numerosi figli di quella amata terra, tra cui anche tanti bambini».
Meno umano e più concreto è stato il Ministro degli Interni curdo, Karim Sinjari: «Non si arrenderanno facilmente per quello che Mosul rappresenta. Se resistono in città, soprattutto nella parte vecchia di Mosul, la battaglia sarà difficile e violenta, le strade sono molto strette, non passano veicoli tanto meno i carri armati. Sarà una battaglia – riferisce all’agenzia Reuters – corpo a corpo». La tattica usata della truppe, in base a quanto affermato dal suddetto, è tanto semplice quanto efficace: l’obiettivo è accerchiare la città prendendo i villaggi limitrofi; tuttavia – a sua detta – sarà difficile riconquistare la città in poco tempo, viste le sue dimensioni, e soprattutto senza qualche aiuto interno, «informatori, spie, cooperazione dei gruppi tribali sunniti». In città, inoltre, dovrebbero essere rimasti tra i 4.000 e gli 8.000 guerriglieri. Daesh avrebbe provato a respingere l’avanzata delle truppe di liberazione, ma senza successo. Adesso l’esercito iracheno si porterà fino a 5 km da Mosul, mentre le forze curde si stanzieranno a 20 km, lasciando agli schieramenti nazionali il compito di riprendersi ciò che gli è stato strappato con la forza.
All’interno della città, comunque, vi sono ancora un milione e mezzo di civili che i jihadisti non lasciano partire. «Sappiamo che chi tenta di fuggire viene giustiziato all’istante» afferma Karwan Baban, colonnello dei Peshmerga (combattenti curdi), in base a quanto riporta da repubblica.it. L’ultimo simbolo del lento trionfo di questa battaglia di liberazione è la bambina irachena Aysha che, una volta liberata dai suoi aguzzini, racconta di come suo padre sia stato ucciso da terroristi, della vita con la madre, dei bambini uccisi dal Califfato. Mentre abbraccia i suoi salvatori, Aysha urla: «Grazie, vorrei baciarvi i piedi».
Francesco Raguni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.