Risale a cinque anni fa la legge approvata con lo scopo di evitare che nello stesso ateneo vi fossero figli e, in generale, parenti di professori già di ruolo. Da lì centinaia e centinaia di segnalazioni che indussero e inducono tutt’oggi il Presidente dell’autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, a interrogarsi su cosa possa essere andato storto: «Evidentemente si è trovato il modo per aggirare le regole che avevamo posto, l’ennesima prova che la corruzione è uno dei fattori ad influenzare la fuga dei cervelli» afferma, e di fatto lo scenario è sempre più allarmante. Ben dieci anni fa, quando era ancora Achille Serra a presenziarla, la neonata commissione anticorruzione aveva aperto un dossier sulla parentopoli universitaria, facendo scoppiare il caso alla scuola universitaria di alta formazione europea Jean Monnet di Caserta, dove più del 50% dei docenti (tra gli 82 in totale) aveva legami di parentela con altre personalità del mondo forense o accademico. E negli ultimi anni la situazione non è andata di certo a migliorare.
Al convegno nazionale dei responsabili amministrativi per gli atenei Cantone ha raccontato di come in certi dipartimenti vengano “inventate” delle cattedre (la cui materia non è pertinente con l’indirizzo di studi in questione) solo per assegnare l’incarico a parenti di noti professori: «È stata istituita una cattedra di Storia greca in una facoltà giuridica e una cattedra di Istituzioni di diritto pubblico in una facoltà letteraria e i titolari erano i figli di due professori delle altre università». Insomma, il divieto di poter fare ereditare il proprio posto di insegnamento, contenuto nella nota legge Gelmini di qualche anno fa, sembra non esser stato particolarmente osservato: infatti, per anni all’Università di Bari hanno insegnato sia un padre che i suoi due figli; mentre esistono anche vere e proprie dinastie che hanno passato di padre in figlio (dalle 5 volte in su) un ruolo in ateneo, come i Girone e i Massari. Come sottolineato precedentemente, tali fenomeni oltre che ad alimentare in maniera esponenziale il livello della corruzione nel settore, favorisce la crescita dell’indice di sfiducia da parte degli studenti italiani nei confronti delle università del proprio Paese. Pertanto, quando si parla di fuga di cervelli, si può più di tanto biasimarli?
Francesco Laneri
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