Il terremoto ha lacerato in profondità l’anima medievale di quell’Italia fatta di piccoli borghi di provincia, chiese, abbazie, monasteri, torri campanarie, edifici storici ed imponenti cinte murarie. È bastato, infatti, un lungo e interminabile giro di lancette per spazzare via secoli e secoli di storia e mettere a nudo il patrimonio artistico e culturale dei luoghi duramente colpiti dal sisma, che si sono sbriciolati in maniera inesorabile come semplice neve al Sole. Le scosse hanno così seminato ovunque panico e distruzione, risparmiando poco o nulla e generando il solco di una ferita tanto dura quanto profonda.
A Norcia, il crollo devastante della celebre Basilica consacrata a Benedetto, padre della Regola monastica e Santo Patrono d’Europa, è l’emblema di quanto accaduto. Ciò che resta in piedi dopo il sisma è la parte più antica della Chiesa, ovvero la facciata tardogotica risalente al Trecento e il caratteristico rosone. La Basilica venne eretta nel XII secolo, fu successivamente ampliata e durante il Settecento soggetta a gravi crolli, ma i monaci celestini che all’epoca vivevano nell’attiguo monastero non si persero certo d’animo, anzi, si premurarono con grande ingegno ed operosità nel ricostruirla rapidamente. Nella cripta erano presenti importanti testimonianze dell’antica civitas romana, senza dimenticare la pala d’altare raffigurante la Madonna, recuperata tra le macerie dai carabinieri. Si è sgretolato del tutto, invece, il portico laterale così come la celeberrima torre campanaria, tra le principali meraviglie architettoniche dell’Umbria in quanto a bellezza ed eleganza degli ornamenti.
La brutta notizia è che, oltre alla Basilica di San Benedetto, nessuna chiesa del capoluogo nursino (dove se ne contano una decina) è uscita indenne da questo terremoto. Sulla stessa piazza San Benedetto, cuore pulsante della comunità cittadina, si affacciava anche la Cattedrale di Santa Maria Argentea, Chiesa romanica edificata nel IX secolo e ricostruita più volte nel corso della sua alquanto travagliata storia, tant’è vero che dell’edificio rinascimentale soltanto il Battistero era sopravvissuto ai terremoti precedenti. All’interno della chiesa erano conservati gelosamente un crocifisso ligneo del Tedesco della fine del Quattrocento e un organo musicale del Settecento, oltre a due statue, recentemente soggette ad un restauro, raffiguranti i Santi Claudio e Rocco. Il contrafforte costruito sulla parete sinistra della Cattedrale (che ha subito alcune lesioni) rappresenta per l’epoca un’autentico capolavoro in termini di prevenzione antisismica.
Spostandosi virtualmente su piazza Garibaldi si constata amaramente anche il crollo della chiesa di San Francesco, eretta dai frati dell’Ordine intorno all’anno 1385 e già distrutta dal violento sisma dell’1859. Era uno dei principali edifici del territorio costruiti in stile gotico e al suo interno si trovava la pala con l’Incoronazione della Vergine realizzata da Jacopo Siculo nel 1541, oltre ai locali della biblioteca civica e agli oltre 1.200 pezzi che componevano l’archivio storico del Comune di Norcia. È caduto miseramente anche l’oratorio adiacente, già dimora del sanatorio dei poveri e dei pellegrini, arredato con mobili antichi in precedenza scampati al terremoto del 1979, mentre è ridotto a un mucchietto di detriti il santuario della Madonna Addolorata del XIII secolo, meta di pellegrinaggio e di partecipe devozione dei fedeli, e la chiesa di Santa Rita del XVII secolo. Hanno riportato danni anche altari e affreschi della metà del Quattrocento, custoditi all’interno della chiesa di Sant’Agostino, e il museo della Castellina.
Tra le tante storie di questo sisma spicca senz’altro quella di Castelluccio di Norcia, un’autentica perla di rara bellezza incastonata su una collinetta a 1450 metri di altezza, dalla cui sommità si aveva una splendida visione del paesaggio circostante, dominato dalla cima del monte Vettore dove, secondo la tradizione popolare, si trovava l’antro della Sibilla Appenninica, condannata a vivere per sempre nelle viscere del pianeta. Oggi, il borgo più alto della catena umbro-marchigiana non esiste più, sepolto da un cumulo di detriti assieme al suo inconfondibile campanile. Come se non bastasse, lì le scosse hanno spaccato in due le arterie principali, rendendone alquanto difficile l’accesso ma, nonostante tutto, gli abitanti del paese non sembrano perdersi d’animo, al contrario vogliono tornare al più presto alle loro occupazioni quotidiane: il lavoro nei campi, l’allevamento di pecore e cavalli, la produzione di formaggi tipici e la coltivazione delle lenticchie.
Si segnalano danni di grave entità al patrimonio artistico e culturale anche nei centri abitati limitrofi, tra cui il crollo della pieve di San Salvatore a Campi di Norcia così come quelli di tantissime altre chiese della valle Castoriana e Campiana. A Preci è caduta la storica abbazia di Sant’Eutizio, luogo di immensa spiritualità costruito dagli eremiti nel V secolo, nonchè fulgida testimonianza delle vicende di vita e di fede dei Santi Benedetto e Francesco. Inoltre, il recente sisma ha dato in un certo senso il colpo di grazia definitivo alle opere che avevano subito lesioni dopo il terremoto del 24 agosto scorso. È il caso, per esempio, della chiesa di San Cassiano e dell’abbazia di Piobbico a Sarnano, del campanile della chiesa consacrata alla Madonna del Ponte di Porta Cartara ad Ascoli Piceno e della Porta Malatesta a Camerino, dove la torre campanaria di Santa Maria in Via è precipitata sopra un’abitazione.
Hanno subito danneggiamenti anche: l’Abbazia di Fiastra, la torre di Santa Maria Intervineas e il campanile di Sant’Angelo Magno ad Ascoli, la Collegiata di piazza Gentili a San Ginesio, la rocca medievale di Arquata del Tronto, la chiesa di San Giuseppe a Jesi, la Cattedrale di San Catervo e la Basilica di San Nicola nel centro storico di Tolentino, la chiesa di San Francesco ad Amelia, le chiese dei Santissimi apostoli Pietro e Paolo e quella di Sant’Egidio a Guardea. A Penna San Giovanni è caduto il campanile della chiesa di San Giovanni, nella piazza principale del paese, mentre quello della chiesa neogotica di San Giuseppe di Villa Pillotti, verso Sarnano, ha letteralmente sfondato la navata centrale del santuario e a Nepi è precipitata la palla medicea del palazzo comunale. Il campanile di Civita di Bagnoregio, cittadina dell’entroterra viterbese candidata a patrimonio dell’umanità, presenta alcune fenditure e dalle pareti del Duomo di Orvieto si sono staccati piccoli calcinacci. Ha del miracoloso, invece, l’integrità con cui si è preservato il campanile della chiesa di San Claudio a Serravalle di Norcia. Infine, appaiono come un colpo al cuore la frattura di quell’«ermo colle» di Giacomo Leopardi e il crollo del campanile di Amatrice, ultimo baluardo contro la furia della natura.
Gabriele Mirabella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.