Contrariamente al passato, adesso il capo-famiglia sembra essere diventato la donna. Strano ma vero: secondo il rapporto annuale dell’Istat, infatti, negli ultimi anni il numero di donne che si occupa di un nucleo familiare meglio di un uomo è in aumento: molte di loro badano alla casa, accudiscono i figli e, soprattutto, hanno un lavoro ben retribuito e che richiede un certo impegno giornaliero. Un campione di circa 13 famiglie su 100 riporta il suddetto dato, diversamente dagli uomini che invece, sono sempre più spesso disoccupati a causa della crisi economica.
In oltre 2,4 milioni di famiglie a lavorare è, non a caso, solo la madre, e la cifra è in continuo aumento, nonché già considerata inarrestabile per alcuni motivi: buona formazione scolastica, ingresso di un numero sempre più considerevole di straniere in Italia, allungamento dell’età pensionabile e mancanza d’impiego del proprio compagno. Quest’ultima costante si verifica soprattutto in aziende in cui è consistente la richiesta di organico qualificato per mansioni di cui si occupa principalmente il gentil sesso, come lo sono le prestazioni ad personam. Inoltre, soprattutto in Italia, il sesso “debole” lavora circa 326 minuti in più dell’uomo al giorno – tra lavori domestici e di cura di figli, animali e genitori anziani. Soprattutto la manutenzione della casa impegna oltre 36 ore nella settimana di una donna, cifra inversamente proporzionale a quella maschile, la quale non supera le 14 ore.
Sebbene, comunque, nascere donna significhi tuttora ricoprire con difficoltà determinati ruoli, soprattutto in un’Italia collocata al 124esimo posto su 136 nel World Economic Forum, per quanto riguarda la parità degli stipendi, gli economisti dichiarano che, se il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro nel Belpaese coincidesse con quello maschile, la forza lavoro crescerebbe del 7% e il PIL pro capite maturerebbe di un punto percentuale l’anno per i prossimi vent’anni. In altre parole: che mondo sarebbe senza le donne?
Anastasia Gambera
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