Negli USA gli studenti continuano a manifestare per esprimere il loro sostegno alla Palestina e per opporsi alla violenza in corso nella Striscia di Gaza. Le proteste a favore della Palestina, con connotazioni antisemite, hanno influenzato alcune delle varie università più rinomate degli Stati Uniti. La scorsa settimana è iniziato tutto alla Columbia University con la creazione di un cosiddetto “Campo di solidarietà a Gaza” sui terreni scolastici e si è esteso ad altri campus, tra cui Yale – l’importante università del Connecticut – e il MIT.
Inoltre, gli studenti che manifestano a favore della Palestina stanno generando tensioni con gli amministratori scolastici delle varie università negli USA evidenziando un clima di conflitto e dissenso all’interno delle istituzioni accademiche. In aggiunta, la Columbia ha sospeso le lezioni in presenza. Nella notte tra il 22 e il 23 aprile, la polizia ha effettuato numerosi arresti a Yale e ha proceduto con il loro trattenimento presso la New York University. Infine, lunedì scorso, i cancelli di Harvard Yard hanno avuto chiusura al pubblico. I vari episodi hanno avuto luogo dopo l’arresto di più di 100 manifestanti pro-Palestina la settimana scorsa per essersi accampati sui prati della Columbia.
La situazione nella Striscia di Gaza suscita preoccupazione in tutto il mondo. Inoltre, i giovani continuano a manifestare per sollecitare gli Stati a trovare una soluzione per il cessate il fuoco. Sul web, girano video e immagini che mostrano le scene dei sit-in.
Oltre alle manifestazioni nelle scuole della Ivy League, ci sono stati accampamenti filo-palestinesi in altri campus, inclusi l’Università del Michigan, la New York University e il Massachusetts Institute of Technology. Le proteste hanno messo gli studenti gli uni contro gli altri, con quelli filo-palestinesi che hanno richiesto alle proprie scuole di condannare l’assalto israeliano a Gaza e di disinvestire dalle aziende che vendono armi a Israele.
Nel frattempo, alcuni studenti ebrei hanno denunciato che gran parte delle critiche rivolte a Israele hanno avuto una deriva verso l’antisemitismo, facendoli sentire insicuri e sottolineando che Hamas ancora tiene ancora in ostaggio gli ostaggi rapiti durante il sanguinoso attacco del 7 ottobre. Questo clima ha accentuato le tensioni all’interno degli ambienti accademici e ha portato a un dibattito sempre più acceso sulla libertà di espressione e sul conflitto israelo-palestinese.
La presidente della Columbia, Minouche Shafik, ha dichiarato lunedì in un messaggio alla comunità scolastica di “essere profondamente rattristata” da ciò che sta accadendo nel campus. Inoltre, per mitigare la tensione, le lezioni si sono tenute online, mentre la presidente dell’università, Shafik, ha inviato una lettera aperta alla comunità scolastica, proponendo un “reset“. Nelle sue parole, ha espresso la necessità di ritrovare unità e dialogo, affrontando le sfide attuali con rispetto reciproco e comprensione.
“Negli ultimi giorni ci sono stati troppi esempi di comportamenti intimidatori e molesti nel nostro campus. Il linguaggio antisemita, come qualsiasi altro linguaggio utilizzato per ferire e spaventare le persone, è inaccettabile e verranno intraprese azioni appropriate” ha dichiaro Minouche Shafik.
Ma non è finita qui. La presidente della Columbia University, Minouche Shafik, potrebbe essere soggetta a un voto di censura da parte del senato accademico per aver richiesto l’intervento della polizia sul campus dell’università. Il voto potrebbe verificarsi già il 25 aprile: una risposta sia alle sue dichiarazioni al Congresso americano durante un’audizione sull’antisemitismo nelle università, sia alla controversa decisione di aver chiamato le forze dell’ordine per gestire una protesta pro palestinese sul campus di Morningside Heights, che ha portato all’arresto di oltre cento studenti. La bozza di risoluzione accusa la Shafik di aver violato “i requisiti fondamentali della libertà accademica“, ignorando il parere del corpo docente e perpetrando “un assalto senza precedenti ai diritti degli studenti”.
La risoluzione deve essere presentata da due membri del corpo insegnante della Columbia, insieme a 111 professori, sottolineando chiaramente che non mira alle dimissioni dell’economista di origine egiziana, recentemente nominata a guidare l’importante università Ivy League di New York. Questo sviluppo solleva interrogativi significativi sul futuro della leadership dell’università e sulle implicazioni per la sua reputazione accademica.
La risoluzione giunge mentre aumentano le polemiche sulle proteste alla Columbia. Il miliardario Robert Kraft ha revocato il suo sostegno finanziario “avendo perso la fiducia” nelle capacità della scuola di proteggere i suoi studenti ebrei: “Sono profondamente preoccupato per il livello di odio che continua a crescere nel campus e nel Paese“, ha dichiarato Kraft, ex alunno della Columbia.
La decisione di Kraft riflette le crescenti tensioni e il clima di insicurezza che permea la comunità universitaria. Questo episodio evidenzia la necessità di affrontare il problema dell’antisemitismo e promuovere un ambiente accademico sicuro e inclusivo per tutti gli studenti.
Infine, Joe Biden ha preso posizione, ha dichiarato di avere condannato le “proteste antisemite” che sono scoppiate in diverse università degli Stati Uniti, tra cui la Columbia University a New York. “Condanno anche coloro che non hanno compreso cosa sta accadendo ai palestinesi“, ha aggiunto il presidente americano parlando con i giornalisti al seguito.
Le sue parole riflettono la crescente preoccupazione per la situazione e il desiderio di promuovere una maggiore comprensione e tolleranza tra le parti coinvolte nel conflitto. La sua presa di posizione rappresenta un tentativo di distensione e ricerca di soluzioni pacifiche nel contesto delle tensioni attuali.
In conclusione, le recenti proteste nelle università statunitensi evidenziano le complesse dinamiche del conflitto israelo-palestinese e le sfide legate alla libertà di espressione e alla sicurezza dei campus universitari. Mentre gli studenti cercano di esprimere il loro sostegno per la Palestina e di condannare la violenza, le tensioni aumentano e si manifestano divisioni all’interno delle comunità accademiche.
È cruciale promuovere il dialogo costruttivo, la comprensione reciproca e un ambiente inclusivo che rispetti tutte le prospettive. Inoltre, l’intervento delle istituzioni accademiche e dei leader politici è essenziale per affrontare l’antisemitismo e lavorare verso soluzioni pacifiche che possano portare a una maggiore stabilità e sicurezza per tutti.
Fonte Foto in Evidenza: Point
Giada La Spina
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Nata ad Acireale nel 2001, sotto il segno affabile della Bilancia, si caratterizza per una personalità vivace e intraprendente e per il suo sorriso contagioso. Attualmente immersa nei libri della facoltà di lettere a Catania, dove si nutre della bellezza delle parole e della profondità dei significati, dietro la sua leggera timidezza si cela una scintilla pronta a brillare. Ama il tramonto e l’alba, che la rappresentano soprattutto per la luce che emanano. Ma in un mondo che a volte sembra frenetico, lei è la costante serenità che invita a godersi ogni momento, non a caso la sua filosofia di vita è “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. È una grande sognatrice, non ha paura di puntare in alto ma d’altronde si dice che se puoi sognarlo puoi farlo, oh sbaglio?