La questione legale che coinvolge Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, non ha ancora un epilogo. Nonostante il verdetto della Royal Courts of Justice sull’estradizione del giornalista australiano di 52 anni fosse imminente, il finale della vicenda è rimandato. Assange, infatti, ha ancora una possibilità di evitare l’estradizione negli Stati Uniti.
La decisione della Corte suprema del Regno Unito di accogliere la richiesta di Assange di poter avere un appello contro l’ordine di estradizione – emanato nel 2022 dall’ex ministro dell’Interno Piri Patel – è un segno positivo per le sue prospettive legali. Dopo anni di lotte legali, l’apertura di un appello offre al giornalista australiano un’opportunità di avere una decisione favorevole. Nella data del 26 marzo, i giudici dell’Alta Corte di Londra hanno stabilito di aver posticipato la decisione sul destino di Assange al 20 maggio.
Il giornalista e attivista australiano, Julian Assange, ha affrontato 18 accuse di spionaggio per la divulgazione di migliaia di documenti militari riservati degli Stati Uniti tra il 2010 e il 2011. Questi documenti riguardavano gli attacchi contro i civili e le violazioni dei diritti umani durante le invasioni in Iraq e Afghanistan. Così come le condizioni dei prigionieri a Guantanamo.
L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva deciso di non incriminare Assange per preservare il diritto alla libertà di espressione e di stampa. Tuttavia, il procedimento legale è stato avviato nel 2019 sotto l’amministrazione guidata dall’ex presidente Donald Trump. Dopo aver perso la protezione diplomatica da parte dell’Ecuador, Assange è stato arrestato e ha trascorso il tempo nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nei pressi di Londra.
Gli Stati Uniti hanno richiesto la sua estradizione per spionaggio, invocando l’Espionage Act, con il rischio di una condanna fino a 175 anni di prigione. L’Alta Corte britannica sta esaminando la richiesta, preoccupata per le sue condizioni detentive e le implicazioni sulla libertà di stampa. La sua difesa, capitanata da Stella Morris, moglie e avvocata, ha presentato un appello contro questa decisione per impedire l’estradizione.
Dopo anni di lotte legali, gli avvocati di Assange hanno ottenuto una risposta positiva dai giudici, i quali hanno tenuto in considerazione il suo appello contro l’estradizione negli Stati Uniti. Hanno dimostrato che qualsiasi azione contraria avrebbe avuto come conseguenza la punizione di Assange per le sue opinioni politiche, violando il suo diritto alla libertà di espressione e il principio della libertà di stampa, tutelati sia dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che dalla Convenzione europea sui diritti umani.
I giudici dell’Alta Corte di Londra hanno ritardato la decisione sull’estradizione di Julian Assange per offrire agli Stati Uniti l’opportunità di fornire “rassicurazioni soddisfacenti” su alcune questioni cruciali. In particolare, si fa riferimento al rispetto del Primo Emendamento degli Stati Uniti che garantisce la libertà di stampa. Ma, anche, all’assicurazione che Assange non sarà soggetto alla pena di morte. In mancanza di tali garanzie, infatti, potrebbe essere concesso al giornalista australiano il permesso di appellarsi.
Il mese scorso, Assange, non ha potuto partecipare personalmente alle udienze dell’Alta Corte. Né, è stato in grado di parteciparvi tramite videoconferenza a causa del peggioramento delle sue già precarie condizioni di salute. Questo deterioramento è avvenuto dopo quasi cinque anni di detenzione preventiva nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra. Seguiti da sette anni di reclusione nella stanza murata dell’ambasciata dell’Ecuador nella capitale britannica.
Le sue condizioni fisiche, gravemente compromesse dopo lunghi periodi di detenzione e isolamento, hanno sollevato serie preoccupazioni sulla sua capacità di partecipare appieno al processo legale e di ricevere un giusto trattamento. Questo, sottolinea le sfide umane e giuridiche associate alla sua prolungata battaglia legale e al suo stato di detenzione. A oggi, si tratta di un soggetto potenzialmente vulnerabile che potrebbe prendere in considerazione atti che mettono a repentaglio la propria vita.
Nonostante il rinvio della decisione sull’estradizione, le prospettive per Julian Assange rimangono incerte. I giudici non hanno accolto le argomentazioni della difesa, secondo cui Assange è perseguitato per le sue opinioni politiche. In passato, la Corte Suprema britannica e l’allora ministro dell’Interno, Priti Patel, avevano già favorito le garanzie statunitensi, incluso l’eventuale trasferimento di Assange in Australia per scontare la pena.
Tuttavia, dopo quasi cinque anni a Belmarsh, tutte le possibilità di Assange dipendono dall’esito dell’udienza del 20 maggio. Se l’appello non avesse successo, l’ultima opzione per evitare l’estradizione potrebbe essere un ricorso urgente alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Fuori dall’Alta Corte di Londra, Stella Assange, moglie del giornalista e cofondatore di WikiLeaks, ha parlato con i giornalisti.
Gli Stati Uniti dovrebbero ”rinunciare alla causa vergognosa” contro Julian Assange, che ”è un prigioniero politico. Dovrebbero farlo evitando di fornire all’Alta Corte di Londra le garanzie richieste. L’amministrazione Biden non dovrebbe fornire garanzie. Dovrebbe abbandonare questo caso vergognoso che non avrebbe mai dovuto essere intentato”.
“Il suo caso è una vergogna per ogni democrazia”, ha detto la moglie del giornalista australiano. ”È un giornalista ed è perseguitato perché ha denunciato il vero costo della guerra in vite umane“, ha aggiunto citata dalla Bbc.
Accettando la possibilità di fare appello, i giudici hanno offerto una speranza a Julian Assange ed evitato di creare un pericoloso precedente che avrebbe minacciato le future attività di altri giornalisti. Ora, il processo contro il fondatore di WikiLeaks sarà riaperto e il suo caso sarà riesaminato.
Nel frattempo, i suoi legali hanno già avanzato un’istanza presso la Corte europea dei diritti umani (Cedu), che potrebbe porre fine al caso e scagionare definitivamente Assange, anche nel caso in cui i tribunali britannici decidessero nuovamente di cedere alle pressioni statunitensi per estradarlo.
Il rinvio della decisione sull’estradizione di Julian Assange rappresenta una svolta significativa nel suo lungo e complesso percorso legale. Mentre il mondo osserva con attenzione lo sviluppo di questo caso, resta da vedere quale sarà il suo epilogo e quali saranno le implicazioni a lungo termine per la libertà di stampa e i diritti individuali.
Non mollano i sostenitori di Julian Assange. Men che meno adesso che il fondatore di WikiLeaks sembra destinato ad essere estradato negli Stati Uniti. Anzi, si sentono all'”apice del successo” della loro battaglia e insistono per la sua liberazione. Questi sviluppi hanno rafforzato la loro determinazione e rinnovato il loro impegno a lottare per la giustizia e i diritti fondamentali di Assange.
Fonte foto in Evidenza: Ansa.it
Giada La Spina
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Nata ad Acireale nel 2001, sotto il segno affabile della Bilancia, si caratterizza per una personalità vivace e intraprendente e per il suo sorriso contagioso. Attualmente immersa nei libri della facoltà di lettere a Catania, dove si nutre della bellezza delle parole e della profondità dei significati, dietro la sua leggera timidezza si cela una scintilla pronta a brillare. Ama il tramonto e l’alba, che la rappresentano soprattutto per la luce che emanano. Ma in un mondo che a volte sembra frenetico, lei è la costante serenità che invita a godersi ogni momento, non a caso la sua filosofia di vita è “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. È una grande sognatrice, non ha paura di puntare in alto ma d’altronde si dice che se puoi sognarlo puoi farlo, oh sbaglio?