Mentre i nostri imprenditori sono costretti ad abbassare le saracinesche per effetto della crisi, le imprese a guida straniera operanti sul territorio nazionale continuano a crescere in misura maggiore rispetto a quelle italiane, facendo registrare un +65% negli ultimi cinque anni, secondo quanto rileva l’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti. Attive soprattutto nel commercio e nell’edilizia, esse ormai rappresentano il 9,5% del totale delle aziende operative nel Paese, che corrispondono a 575 mila realtà regolarmente iscritte ai registri delle Camere di Commercio.
Analizzando in dettaglio, con circa 207 mila attività, il commercio rappresenta il settore in cui è più forte la presenza dell’imprenditoria straniera nel nostro Paese, guadagnandosi il 36% della torta, seguito dall’edilizia al 23% con 131 mila ditte attive nel campo delle costruzioni. Le attività che si occupano di ristorazione e manifattura sono ormai prossime alla soglia delle 45 mila unità e quasi un’azienda su tre (il 32%) si occupa di artigianato, un tempo motore trainante dell’economia italiana. I dati sulla provenienza geografica degli imprenditori presenti sul territorio ci dicono che i marocchini hanno aperto oltre 68 mila aziende attive soprattutto nell’ambito del commercio, seguiti dai cinesi che con le loro 51.077 imprese hanno pressoché monopolizzato il manifatturiero, fino ai rumeni che sono riusciti ad avviare 48.570 aziende, la maggior parte delle quali presenti nell’edilizia, e l’emergente comunità senegalese con circa 20 mila imprese operative.
Dal punto di vista della distribuzione sul territorio, le grandi città ovviamente rappresentano il volano ideale per chi decide di investire sul nostro Paese. Se a Milano la comunità più dinamica dal punto di vista imprenditoriale è quella egiziana, a Roma e a Palermo lo è quella bengalese, mentre a Napoli primeggiano i pakistani. La presenza di esercenti di origine balcanica, data la vicinanza territoriale con i Paesi dell’ex Jugoslavia, è forte a Gorizia e a Trieste, capoluogo di regione del Friuli-Venezia Giulia, in cui l’incidenza dell’imprenditoria immigrata sull’indotto supera il 15%, così come a Firenze. Poi vi sono casi unici come quello di Prato, dove un’azienda su quattro (il 27,6%) è a direzione straniera e i cinesi monopolizzano lo storico distretto del tessile.
Partendo dall’indagine sull’imprenditoria immigrata, condotta da UnionCamere e InfoCamere con riferimento al primo trimestre del 2017, emergono quindi comunità dinamiche e variegate, particolarmente attive nel lavoro autonomo così come nella piccola-media impresa. Si tratta comunque di un fenomeno complesso e in costante evoluzione, da disporre in un quadro più ampio che parte dalla regolarizzazione degli immigrati nel nostro Paese.
Gabriele Mirabella
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