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“Facebook” in prima linea nella lotta contro il terrorismo
22 Giugno 2017
AttualitàWeb factoryTech

“Facebook” in prima linea nella lotta contro il terrorismo

Home » Attualità » “Facebook” in prima linea nella lotta contro il terrorismo

Non di rado, vediamo girare sui maggiori social network, come Facebook, notizie inerenti attentati terroristici e quant’altro; il tutto corredato, a volte, da commenti che fanno presumere che tra i coinvolti nelle tragedie vi siano proprio quelle stesse persone che stanno esprimendo un parere (a modo loro). E per evitare, appunto, che proprio una di esse possa rivelarsi alquanto pericolosa, agendo attraverso i social nella diffusione del fondamentalismo islamico, Facebook ha implementato delle tecnologie mediante cui scoprire eventuali terroristi celati sotto profili falsi e nomi concepiti appositamente per nasconderne la vera identità. Nello specifico, il social network di Mark Zuckerberg ha rivelato di possedere più di 150 persone addette solamente alla lotta contro il terrorismo, citando, allo stesso tempo, le sue partnership con i governi ed evidenziando il fatto che la sua collaborazione con le ONG consente di rallentare notevolmente l’espansione dell’integralismo.

Facebook contro il terrorismoOvviamente, è parecchio complicato differenziare i post inneggianti odio e distruzione da quelli raffiguranti semplicemente un’opinione, divenendo importante, secondo Zuckerberg, predisporre la piattaforma social in modo tale da evitare la diffusione di contenuti deleteri, come video e immagini. D’altronde, proprio piattaforme come Facebook, YouTube e lo stesso Google sono accusate di fornire spazi per la propagazione di post del genere. E a tal proposito Facebook e Google hanno instaurato una cooperazione per mettere a tacere dicerie infondate di potenziali “lascia passare” ai terroristi. Ecco entrare in campo, quindi, l’intelligenza artificiale, la quale possa permettere di fermare, anzitempo, gli estremisti e l’avanzata della violenza. Di seguito, i pattern attivati dal social network.

  • Image Matching: verifica tempestiva di foto e video i quali, sin dal loro caricamento, sarà possibile analizzare se potenzialmente pericolosi e di matrice fondamentalista.

 

  • Analisi del linguaggio: lo studio delle tracce audio inviate è fondamentale per scoprire eventuali espressioni in codice utilizzate da associazioni sediziose come Al Qaeda o l’ISIS. Difatti, il linguaggio è uno dei veicoli principali del terrorismo. 
  • Rimozione di cluster dei terroristi: studi pregressi, e non, hanno dimostrato che, molto spesso, il fondamentalismo islamico agisce proprio attraverso la creazione di gruppi sui social i quali adescano nuovi seguaci. La rimozione immediata di profili falsi appartenenti a queste persone, permetterebbe di disfare anticipatamente qualsiasi forma di “allettamento” (se così lo si può chiamare). 
  • Collaborazione cross-platform: altri due leader del campo delle comunicazioni mass-mediatiche come WhatsApp e Instagram parteciperanno attivamente alla condivisione di una certa quantità di informazioni, al fine di indebolire il progresso integralistico.

Facebook contro il terrorismoIntelligenza artificiale e capacità umane al lavoro insieme per la disfatta del terrorismo: da una parte la modernità, l’avanguardia e la facoltà di andare oltre, fin dove, a volte, l’essere umano non sia capace di spingersi; dall’altra, l’esperienza empirica dell’uomo nello sgominare furbescamente corporazioni particolarmente pericolose come il terrorismo, sia esso Al Qaeda o ISIS. Probabilmente, anche grazie alla decriptazione, la libertà, nonché privacy, dei cittadini potrebbe venir meno molto facilmente, ma qui si tratta di ben altre necessità. Del resto, «ubi maior, minor cessat».

Anastasia Gambera

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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