Un recente articolo de “La Repubblica” ha riportato l’allarme di alcuni pediatri rispetto a casi di malnutrizione infantile, dovuta alla dieta vegana dettata dai rispettivi genitori. La dottoressa Silvia Goggi, esperta di nutrizione, ci ha però aiutato a capire che per i bambini è possibile seguire una dieta vegana senza incorrere in conseguenze dannose.
Negli ultimi giorni, sul Web e non solo, è divampato un dibattito alimentare, facente seguito a un articolo del quotidiano La Repubblica curato da Elena Dusi, nel quale pediatri e nutrizionisti hanno segnalato un aumento dei casi di malnutrizione e denutrizione in bambini e lattanti che, per scelta dei genitori, abbiano adottato la dieta vegana. Il pericolo maggiore sembra coincidere con la carenza di vitamina B12, importante per la produzione di emoglobina e globuli rossi e che, se non integrata nelle giuste quantità, può causare l’anemia o la compromissione delle formazioni neurali, a volte anche in maniera permanente. I rischi più seri vengono corsi dai bambini allattati da madri il cui latte, per via di un’alimentazione non onnivora, non contiene tutte le componenti necessarie a garantire una sana crescita dei figli.
Non è dello stesso avviso, però, Silvia Goggi, medico chirurgo presso l’Ospedale Sacco di Milano, esperta in nutrizione a base vegetale e specializzanda in Scienze dell’alimentazione presso l’Università degli Studi di Milano. In un suo post su Facebook, infatti, la dottoressa ha in parte contestato la pubblicazione di cui sopra, precisando che «i casi descritti nell’articolo sono da imputare a una sbagliata applicazione dei principi della “evidence based medicine”, a cui i medici seri si attengono». L’imprescindibilità di un’adeguata supplementazione della B12 è stata sottolineata anche nelle linee guida da poco pubblicate dalla SSNV (Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana), incentrate sull’alimentazione a base vegetale in età pediatrica, durante la gravidanza e in fase di allattamento. Per chiarire meglio i modi in cui è possibile somministrare una dieta vegana ai propri figli senza correre rischi, Silvia Goggi ha risposto ad alcune domande per Voci di Città.
Dottoressa, è d’accordo con i genitori che adottano una dieta vegana per sé stessi e per i propri figli?
«Certo. I genitori che non mangiano derivati animali per un qualunque motivo (etico, ecologico o di salute) e che trasmettono l’abitudine ai figli agiscono così perché credono in questi valori. Non è quello che fanno tutti i genitori? Educano i figli secondo i propri principi».
Ci può dire in cosa dissente rispetto all’articolo pubblicato ne La Repubblica?
«I pediatri intervistati da “La Repubblica” hanno utilizzato come esempi delle testimonianze estreme, in cui i bambini avevano riportato danni gravi a causa di carenze nutrizionali. Quello che contesto alla giornalista è di aver usato simili casi limite per mettere in allarme a priori sulla dieta vegana, non citando, invece, gli studi scientifici che dimostrano come crescere alimentandosi senza derivati animali sia possibile senza che si crei alcun problema rispetto all’alimentazione tradizionale e, anzi, ricavandone dei vantaggi. Perché, quando si tratta di parlare di genitori e figli vegani, nessuno cita tali ricerche? Mi sono offerta di inviarle alla loro redazione, ma non ho ancora ricevuto una risposta».
Può fornirci qualche dato specifico circa l’alimentazione vegana dei bambini?
«Seguire un’alimentazione a base vegetale nell’infanzia può ridurre il rischio di patologie croniche in età adulta: i vegani, infatti, assumono meno grassi saturi e colesterolo dei propri coetanei onnivori, più vitamine e antiossidanti. Così, i bambini si abituano fin da subito al consumo di legumi, verdura e frutta, e questo diventa un vantaggio in età adulta. Inoltre, tale dieta costituisce una maniera per prevenire l’obesità: i vegani e i vegetariani crescono in altezza in modo comparabile alla controparte onnivora, ma hanno rispetto a loro un peso inferiore».
Nel suo intervento su Facebook ha fatto presente che, alcuni giorni fa, sono state pubblicate le linee guida della SSNV: anche al loro interno viene sottolineata l’importanza della vitamina B12. Quindi, a suo parere, la responsabilità per i figli che non la assumono è da imputare esclusivamente ai genitori?
«La responsabilità è dei genitori poco attenti o sfortunati che si sono affidati alla persona sbagliata. Anche tra i cosiddetti esperti, infatti, c’è chi afferma che per assumere abbastanza B12 basti consumare verdure non lavate o prodotti fermentati. Le linee guida saranno utili a maggior ragione nel far capire ai genitori se si sono affidati a un professionista serio o meno».
Il rischio d’imbattersi in cattivi consigli consultandosi con chi fa parte del settore è davvero così alto?
«I medici scrupolosi costituiscono la maggioranza, però a fare notizia sono i casi di bambini malnutriti e seguiti da chi nega l’importanza d’integrare la B12 o la vitamina D, o da chi consiglia di dare ai neonati del succo di carota anziché il latte in formula. Certo, si tratta di una minoranza, ma dottori del genere esistono e capita di leggere i loro interventi su social network e su svariati siti. I genitori che fanno seguire i figli da queste persone li mettono in pericolo, anche perché le notizie finiscono in poco tempo sui giornali, compromettendo la reputazione di tutti i genitori e i medici competenti in materia di nutrizione veg».
Gianluca Merla
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