I robot instillano negli uomini la paura che presto possano sostituirli totalmente nello scenario lavorativo, al contrario, però, numerosi dati dimostrano come la presenza robotica non faccia altro che incrementare i posti di lavoro e il benessere dei lavoratori.
Umani? Forse meglio. Ancora più efficienti, impeccabili, ma soprattutto facilmente sostituibili all’uomo. Stiamo parlando dei robot, intelligenze artificiali che dal primo esemplare (del 1739), capace di suonare il flauto, agli ultimi utilizzati negli ospedali, si insinuano sempre più nella vita umana. Indubbiamente, la Robolution (rivoluzione robotica) sta cambiando il mondo, in particolare quello del lavoro, ma in che modo? Da anni decine di film incrementano la paura comune: vivere un mondo in cui i robot diventino così indispensabili, da sostituirsi completamente all’uomo al punto che il suo lavoro risulti superfluo. Ma se ciò che si è sempre visto sugli schermi fosse solo “fantascienza”? Se i robot non fossero contro gli uomini, ma con gli uomini?
L’avvento dell’industria 4.0 ha fatto colpo soprattutto nel cuore dell’Est del mondo, in particolare in Asia dove i robot sono richiesti 3 volte più velocemente che nel resto del Pianeta (soltanto la Corea del Sud impiega quattro robot ogni 100 operai). Dati del 2014 confermano che il 70% dei robot venduti si distribuisce in cinque Paesi: Germania (9%), Corea del Sud (11%), USA (11%), Giappone (13%) e maggiormente Cina (25%). Complessivamente si contano 1,8 milioni di robot in tutto il mondo, l’80% dei quali opera soprattutto in: automotive (43%), elettronica (21%), metallo (9%) e chimica (7%).
Con più di un milione di “macchine umane” a spasso per il mondo, è comprensibile che i timori aumentino, soprattutto di fronte alla previsione che entro il 2099 il 70% dei lavori odierni verranno automatizzati. Ciò nonostante i fatti parlano chiaro: i robot non distruggono il lavoro, ma lo creano. In Germania, terzo Paese “roboticamente sviluppato”, tra il 2009 e il 2015 l’incremento di robot del 27% ha portato un conseguente calo della disoccupazione del 37%; mentre negli Stati Uniti la presenza dei robot ha decisamente accresciuto la produttività, diminuendo il rischio di incidenti mortali e avendo creato ben 1,5 milioni di nuove occupazioni nel campo delle automotive.
Macchine che sostituiscono l’uomo o strumenti nelle sue mani è la visione dei robot da sempre adottati nelle industrie, stravolta però dall’arrivo dei COBOTS (Collaborative roBOts) come Baxter. capace di guardarsi attorno, accorgersi della presenza di chi lo circonda, imparare nuovi gesti in manciate di secondi; sono tutte le sue funzioni racchiuse in due parole: watch and learn la nuova tecnologia che lo caratterizza. Ospedali con velocissimi operatori sanitari robotici, concerti suonati da musicisti robot e strade piene di macchine vuote che guidano da sole, questo è il futuro che i robot collaborativi promettono.
Un futuro in cui la paura della disoccupazione verrà annullata da macchine e uomini che collaborano. Un futuro in cui Data Analytics, sistemi open source e milioni di robot creeranno nuove occupazioni e inventeranno lavori che nessuna mente umana, e perfino robotica, è ancora in grado d’immaginare.
Chiara Forcisi
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