Lo scorso 26 marzo le frontiere dei social network si sono allargate grazie a un’innovativa applicazione lanciata da Twitter: Periscope, utilizzata per registrare e trasmettere video in tempo reale. Si tratta di una sorta di livestreaming che consente agli spettatori di spostarsi con un dito da una clip all’altra e di scambiare battute con i registi dei video per mezzo di commenti. In attesa del lancio della versione per i dispositivi Android, sembra che l’app stia registrando numeri da record, nonostante sia al momento disponibile esclusivamente per iPhone e iPad: secondo Dick Costolo, amministratore delegato di Twitter, Periscope ha registrato in soli dieci giorni la bellezza di un milione di iscritti, numero destinato ad aumentare vertiginosamente dati gli innumerevoli utilizzi possibili dell’applicazione.
Un utilizzo sbagliato dell’app potrebbe portare gli utenti a trasmettere programmi televisivi o eventi sportivi, finendo con il violare i diritti d’autore e gli accordi di trasmissione: è proprio ciò che è accaduto in occasione del primo episodio della nuova stagione de Il Trono di Spade, diventato integralmente disponibile su Twitter grazie a decine di registrazioni illegali. Tuttavia, il luogo in cui Periscope registra in maniera sempre crescente il proprio utilizzo è la scuola, brulicante di nativi digitali e, quindi, maggiormente soggetta al dilagare dei social network: sono tantissimi i giovani che oggigiorno registrano interrogazioni, spiegazioni o discussioni all’interno della classe e sono altrettanti i coetanei che dal banco di un’altra Regione, presi dalla noia e dalla distrazione, commentano i video, interessandosi più a questi ultimi che alle lezioni.
Secondo un’indagine condotta da un popolare portale di studenti su un campione di 10.000 ragazzi, il 60% dei giovani utilizza il cellulare per collegarsi ai social network durante le ore di lezione, mentre solo il 25% di essi attende la ricreazione per farlo; una percentuale piuttosto concreta (il 15%) ammette di utilizzare il telefono senza preoccuparsi della presenza di un docente. In quest’ottica è necessario riflettere sull’importanza potenziale dei social network, se utilizzati correttamente dai ragazzi: l’80,6% degli studenti, infatti, utilizza un gruppo su WhatsApp per lo scambio di informazioni, mentre nel 5,8% dei casi ne fanno uso persino i professori, i quali sono così in grado di risolvere in qualsiasi momento ogni problema dei loro allievi. Anche la neonata Periscope può risultare molto utile per agevolare chi siede tra i banchi, almeno secondo l’opinione di Alessandro Bencivenni, docente di lingue straniere e blogger di ProfDigitale.com: dagli scambi didattici con altre scuole italiane a quelli culturali con istituti stranieri, dalla condivisione dei migliori momenti delle gite d’istruzione a quella degli eventi scolastici musicali o sportivi, fino all’idea accattivante dell’istituzione di un club si lettura a distanza con letture e commenti di diversi testi da parte dei singoli studenti.
Bisogna, pertanto, accettare l’evoluzione tecnologica e far sì che i social aiutino i giovani nello studio. Allo stesso tempo è importante, tuttavia, che si limiti il più possibile il loro utilizzo scorretto, il quale può portare, nel migliore dei casi, a uno stato di distrazione continua degli studenti e, nel peggiore, a episodi di cyberbullismo, una delle piaghe più pericolose all’interno della generazione dei nativi digitali.
Claudio Pennisi
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