I grandi flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente obbligano i Paesi in prima linea nell’accoglienza di decine di migliaia di profughi, come l’Italia, la Grecia e l’Ungheria, a migliorare la copertura sanitaria dei rifugiati in arrivo. Sono più di 700 mila gli esuli giunti in Europa nel corso dell’anno, senza contare gli oltre 2,2 milioni di fuggiaschi che dalla Siria hanno trovato ospitalità presso gli accampamenti messi in piedi dalla Turchia. Il 5% di queste persone necessita di assistenza medico-sanitaria per il trattamento di lesioni accidentali, ipotermia, ustioni, disturbi cardiovascolari, diabete, ipertensione e gravidanze. In base a quanto disposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in materia, si deve procedere quanto prima alla vaccinazione di richiedenti asilo e immigrati. Oltretutto, alla luce dei recenti casi di morbillo e poliomelite, in un documento congiunto di OMS, UNICEF e Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, si richiede espressamente priorità all’immunizzazione dei soggetti altamente esposti a MPR (morbillo, parotite e rosolia) e antipodio.
Secondo quanto dichiarato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin al Corriere della Sera «sarà sempre più necessario essere pronti ad accogliere i migranti che sempre di più scapperanno da questi Paesi. Dobbiamo da una parte garantire la sicurezza, ma dall’altra non possiamo abbandonare queste persone. Abbiamo creato reti sanitarie e vaccinato circa 100mila migranti». Dall’inizio del 2014, ha aggiunto il ministro, «l’Italia ha accolto 263mila persone, tutte arrivate via mare, e la parte sanitaria è stata molto più che in linea con gli standard internazionali, che non ci sono». Alla luce di queste considerazioni, il ministro Lorenzin ha sottolineato l’importanza di «una risposta coordinata» tra governi e organismi internazionali.
Gabriele Mirabella
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