Gli studi di genere, comumente definiti gender studies in inglese, consistono in un approccio culturale e sociologico atto a definire l’identità sessuale e di genere di ogni individuo. Tradizionalmente, il sesso e il genere sono un tutt’uno; invece, secondo la teoria gender, il sesso rappresenta il corredo genetico e biologico secondo il quale si crea una distinzione scientifica tra maschio e femmina, mentre il genere non è altro che la costruzione identitaria e personale dell’essenza maschile o femminile di ogni essere umano stesso. In poche parole, i gender studies sottolineano che essere biologicamente uomini o donne non preclude lo sviluppo di un’identità sessuale opposta alla sessualità di nascita.
La cultura gender ha iniziato a diffondersi nell’Europa Occidentale a partire dagli anni ’80, ma soltanto da un paio di mesi quest’ultima ha iniziato a diventare oggetto di discussione in Italia, e con non poche polemiche. Nello specifico, alcuni esponenti della Chiesa Cattolica hanno riscontrato nel decreto sulla scuola pubblica alcuni punti che farebbero riferimento implicito all’insegnamento della teoria gender nelle scuole. Le considerazioni individuano il pericolo gender nel sedicesimo comma dell’art. 1 della legge, che testualmente recita così: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013». Le reazioni del ministero dell’Istruzione sono state piuttosto dure al riguardo:, infatti, Stefania Giannini ha annunciato che prenderà delle misure legali contro chi dovesse muovere accuse su un’eventuale presenza di teoria gender nella Buona Scuola.
Nonostante tutto, nell’istituto di istruzione superiore Carlo Cattaneo di Roma, alcune associazioni che orbitano attorno ai LGBT hanno organizzato due giornate di «educazione alle differenze», al fine di evitare le discriminazioni di genere, seguendo la linea teorica della cultura gender. Le reazioni a tale evento sono state d’ogni tipo: dai gesti d’approvazione clamorosi fino ad arrivare alle lamentele di alcuni genitori. E, come al solito, ci si trova davanti ad un bivio e all’ennesimo tema che conduce ad un acceso dibattito: mantenere la stessa impostazione d’insegnamento in materia di educazione alla sessualità o guardare avanti al futuro, provando a capire se si tratti di un’innovazione risolutiva o pericolosa tramite la sua applicazione?
Francesco Laneri
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