Il 6 settembre scorso, ha iniziato a diffondersi sul Web la nuova rivista dello Stato Islamico, intitolata Rumiyah, che in lingua italiana corrisponde alla parola «Roma». Il magazine online non è il primo dei mezzi di informazione che il Califfato utilizza per informare i “seguaci” delle proprie mosse o per cercare di indottrinare nuovi potenziali aderenti. Il primo giornale diffuso sul deep Web dall’ISIS, infatti, è stato Dabiq, che ha preso il nome da una storica località siriana: pubblicata in arabo nel 2014 e tradotta successivamente in molte lingue, questa è stata la prima piattaforma ufficiale che i terroristi hanno utilizzato per fare conoscere al mondo il loro credo e i loro futuri obiettivi.
Adesso, i mezzi di di propaganda jihadista si sono ampliati e lo scopo della fondazione di Rumiyah sembra essere chiaro fin dalle prime pagine: radunare tutti i militanti che si trovano in Occidente ed esortarli a colpire, imponendo la propria ideologia. Quanto alla copertina, essa riporta il volto di Abu Mohammed Al Adnani, ovvero uno dei pilastri dell’organizzazione terroristica, ucciso pochi giorni fa sul fronte siriano. Inoltre, sfogliando il numero, ci si imbatte in un altro omaggio ad un esponente particolarmente noto all’interno dell’esercito fondamentalista: Abu Mansur Al Muhajir, un uomo d’origine libanese, ma che ha vissuto per anni in Australia e che è poi scomparso in un’operazione militare in Medioriente. Il giornale esorta i seguaci di Al Muhajir a seguire le orme del loro predecessore, attaccando i quartieri australiani (a Sidney, per la precisione) di Brunswick, Broadmedow, Bankstown e Bondi. «Pugnalateli, sparategli, avvelenateli e travolgeteli con il vostro veicolo», è il messaggio che viene lanciato dall’autore dell’articolo in merito, in cui vengono ricordati la dialettica e il modus operandi utilizzati in questi casi da Al Adnani e da altri leader dell’ISIS.
Proseguendo nella lettura, è possibile notare un altro pezzo che riporta le teorie di presunti esperti ed esponenti religiosi, volte a giustificare l’uccisione dei non musulmani. Altri sarebbero i comportamenti, secondo i jihadisti, da adottare con donne e bambini; se, infatti, è considerata immorale l’uccisione di quest’ultime due categorie, viene comunque considerata più opportuna la loro riduzione in schiavitù. In conclusione, resta ancora da comprendere se il titolo eloquente della nuova rivista dello Stato Islamico abbia come preciso intento la volontà di colpire la capitale d’Italia o meno, come suggerito dal titolo. Che si tratti soltanto di un simbolo o di un obiettivo reale preso di mira non è ancora chiaro, però non è da mettere in discussione la pericolosità di mass-media di questo stampo che, come spesso accade, non fanno altro che rendere il volto nascosto di Internet potenzialmente terrificante.
Francesco Laneri
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