Continua il successo del volume “I mangiatori di vento”, opera basata sull’esperienza di una vita da viaggiatore di Raffaele Bernardo. L’autore ci ha raccontato le idee e le passioni che lo hanno spinto a realizzare un simile progetto. Inoltre ha fornito consigli sul modo in cui, secondo lui, è più emozionante viaggiare.
Raffaele Bernardo, lasciandosi trasportare dalla sua passione, ha esplorato in lungo e in largo centinaia di Paesi. Ha vissuto 30 anni da viaggiatore, toccando cinque continenti. Durante questa lunga esperienza ha scritto articoli, ha scattato una quantità enorme di fotografie e ha documentato i suoi itinerari. «Alla fine del ciclo», spiega però, «ho voluto raccontare le esperienze fatte e i pensieri, raccogliendoli in un libro». È così che nasce I mangiatori di vento, una sorta di giro del mondo in un libro edito da Touring Club. L’opera è composta da una serie di descrizioni, immagini e testi che catturano l’anima di alcuni angoli insoliti del mondo.
Ciò che colpisce fin dall’inizio è la scelta di un titolo estremamente particolare e poetico, che incuriosisce fortemente il lettore. I mangiatori di vento, racconta l’autore, «nelle Isole Banda (nel sud dell’Indonesia) sono coloro che lasciano le proprie certezze per andare alla ricerca del nuovo». Questo è proprio lo spirito che Raffaele Bernardo incarna. Infatti nel corso dei 30 anni di viaggi, ha sempre ricercato i luoghi più nascosti, più insoliti, gli angoli meno visitati anche all’interno delle città più celebri. Il risultato di questa ricerca personale è un’opera d’ispirazione per ogni viaggiatore appassionato.
I mangiatori di vento, sottolinea Raffaele Bernando, «non è una guida di viaggio». Le guide sono quelle che danno le informazioni pratiche per visitare una città o un paese in particolare. Non è neanche un libro fotografico, poiché unisce strettamente immagini e parole. «Se potessimo fare una cronologia – commenta – è un libro che viene prima di una guida perché ha la funzione di far incuriosire ed ispirare chi vuole organizzare un viaggio». Per questo motivo i luoghi rappresentati sono stati scelti sulla base della personalità dell’autore, assecondando il suo stile e includendo le immancabili fotografie scattate in pellicola. Non a caso alcuni passi testuali sono stati scritti in prima persona, dimostrando la vicinanza anche emotiva.
La passione per i viaggi e per la scoperta dell’ignoto di Raffaele Bernardo sono sempre state fortissime. Negli anni ’90 era stata creata, infatti, l’associazione Rosa dei venti che organizzava a Roma incontri direttamente con i viaggiatori. In questo modo venivano raccolte informazioni utili per tutti. Sempre a Roma è stata allestita la galleria Le fil rouge, che è tutt’ora attiva. L’idea è stata quella di «contenere ed esporre gli oggetti raccolti durante i vari itinerari». «Si tratta di oggetti d’uso, che mostrano come la creatività si manifesti in maniera diversa a seconda dei luoghi, delle culture e dei materiali disponibili». Visitare Le fil rouge è un ulteriore modo per aprirci agli altri, incontrando particolarità e curiosità anche nel design.
«Secondo me la conoscenza è alla base della nostra vita». Raffaele Bernardo risponde in questo modo alla domanda sull’importanza di conoscere l’altro, ciò che è lontano. Soprattutto in una società come quella in cui viviamo, il viaggio può essere il tramite fondamentale per aprirsi agli altri perché si acquisisce cultura. Consiglia ai giovani che amano viaggiare di farlo con la mentalità de I mangiatori di vento. «Per assicurarsi delle emozioni in più occorre puntare all’insolito, ricercando località non pubblicizzate, luoghi particolari». Per comprendere l’essenza di un luogo ciò che conta è cogliere i suoi dettagli; e per fare questo ci vogliono curiosità e passione. Non bisogna fermarsi alla superficie, bisogna spingersi ad andare oltre.
Sara Tonelli
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