In USA è da poco stata rilasciata Facebook Lifestage, applicazione creata da Michael Sayman – diciannovenne product manager dell’azienda di Mark Zuckerberg – e utilizzabile solo da coloro che hanno meno di 21 anni. Le motivazioni che hanno portato alla nascita di questa piattaforma sono diverse: lo scopo principale è quello di trasportare i giovanissimi nel mondo di Facebook dato che, attualmente, solo l’8% degli statunitensi tra i 13 e i 19 anni ha un account sul famoso social. Dietro, però, c’è anche la voglia di “fare guerra” a Snapchat, applicazione che permette di postare foto e video visibili agli amici per 24 ore, dando la possibilità all’utente di sapere chi ha guardato i propri contenuti. Chi utilizza Instagram, altro social di Zuckerberg, si è già accorto dell’inizio di questo “scontro fra titani” poiché nei primi giorni di agosto è stata inserita nell’app la funzionalità Stories, quasi un clone di Snapchat.
Per attirare quella fetta di mercato che manca a Facebook, Lifestage punta sulla scuola. Durante l’iscrizione, oltre alle informazioni base, bisogna inserire anche l’istituito di appartenenza e per poter avere accesso a tutte le funzioni della piattaforma, si deve attendere che almeno altre 19 persone dello stesso indirizzo si iscrivano. Non è possibile avere una foto profilo, ma bisogna inserire un piccolo video, come su Snapchat, e per girarlo le modalità sono le stesse: lo schermo deve essere premuto fino alla fine della registrazione. Nella lista amici sono visibili tutti i nomi degli utenti seguiti con accanto un’emoticon. Ci sono, però, anche differenze tra i due social: Lifestage, infatti, non ha una chat, ma supporta solo video nei quali gli utenti rispondono a domande fatte dall’applicazione stessa o da altri iscritti. Nelle clip si può parlare della scuola che si frequenta, raccontare aneddoti riguardanti la classe, esporre le conoscenze che si possiedono e le competenze personali, ma è anche possibile parlare della propria vita e dei propri gusti. Tutto ciò serve per costruire il profilo permettendo ad altri di conoscere diverse parti del proprio carattere e rispondendo a dubbi e questioni che possono rivelarsi divertenti, oppure riguardare la sfera culturale.
Per tutti questi motivi, Facebook Lifestage è considerato un condensato di diverse piattaforme: Snapchat – principalmente – e Vine per quanto riguarda i video; Ask e Yahoo Answer perché dà la possibilità di rispondere a domande personali o generali poste dall’app o da altri utenti, Messenger per via delle emoticon e, infine, LinkedIn per la possibilità di esporre le proprie competenze creando una specie di curriculum personale – come consente l’app da cui prende spunto. Attualmente è disponibile solo negli USA e su dispositivi iOS ed è utilizzabile da teenager al di sotto dei 21 anni. I più grandi possono iscriversi, ma solo per postare propri contenuti dato che per loro sarà impossibile vedere le altrui bacheche; tutto ciò allo scopo di far sentire gli adolescenti più liberi dal controllo di genitori e professori. Data l’opportunità di creare finti profili, come su tutti i social network, il team di Zuckerberg presta molta attenzione a segnalazioni e attività sospette, così da bloccare chi non ha realmente l’età richiesta per accedere a tutte le funzionalità. Nonostante Facebook Lifestage sia stata lanciata da un colosso del Web, attualmente il suo feedback non è del tutto positivo: sull’Apple Store ha 2.5 stelle su 5 ed è stata votata da soli 16 utenti. Bisognerà aspettare per capire se quest’applicazione potrà diventare il nuovo Facebook per giovani, o sarà destinata a un veloce declino, consegnando la vittoria nelle mani di Snapchat.
Martina Sacco
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Martina è un raro esemplare di ragazza bolognese che studia a Bologna. Dopo essersi diplomata in un istituto tecnico-commerciale, ha deciso di cambiare completamente strada e chiudere con la matematica, iscrivendosi alla Facoltà di Scienze della Comunicazione. È una biondina esuberante, estremamente curiosa, ficcanaso e con la voglia di condividere ciò che reputa interessante con più persone possibili. La sua prima e unica esperienza giornalistica risale alla terza elementare, quando un giornale bolognese pubblicò diverse frasi scritte da lei e dai componenti della sua classe.