Voci di Città, per la rubrica Incontri con la giustizia, ha intervistato Salvatore Corsaro, laureando in giurisprudenza all’Università degli Studi di Catania. Il tema è uno dei più caldi di questi anni ed è stato analizzato da un punto di vista giuridico.
Le immagini dei “barconi” e delle code alle frontiere sono ormai all’ordine del giorno. Secondo te lo Stato italiano può essere considerato “garante dei diritti dei migranti”?
«Lo stato italiano, per la sua posizione a Sud dell’Europa, è in prima linea nella tutela dei diritti dei migranti. Già a partire dalla Costituzione (art. 10) viene affermato il ruolo di garante dell’effettivo esercizio delle libertà democratiche anche nei confronti degli stranieri. Una lunga serie di accordi internazionali ha rafforzato questa posizione e oggi l’Italia insieme all’Unione Europea e alle Nazioni Unite dispone di strumenti giuridici (Direttiva 2003/9/CE – Progetto Melting Pot Europa), politici (art. 78 e 79 TFUE) e logistici (Rete europea sulle migrazioni) per la gestione dei flussi migratori. Per queste ragioni, ritengo l’Italia possa essere considerata garante dei diritti dei migranti».
L’Occidente sta vivendo un periodo di crisi e paura dopo i fatti di Parigi. Pensi che nel nostro Paese avrebbe senso chiudere le frontiere?
«Io non credo che chiudere le frontiere possa rappresentare una soluzione. Gli attentati terroristici sono figli di un’emarginazione fisica, economica, sociale e soprattutto culturale. I muri non hanno mai risolto questi problemi. Dal punto di vista giuridico l’Italia, firmando il trattato di Schengen, ha deciso di far parte di un’area libera da frontiere interne insieme ad altre 25 nazioni. Per quanto riguarda quelle esterne all’area Schengen, esse sono soggette a una serie di permessi più ristretti che non ritengo debbano essere ulteriormente limitati. La libera circolazione delle persone è un diritto da difendere in particolare nei momenti di crisi e paura».
Nelle ultime settimane la riforma della procedura di assegnazione della cittadinanza è stata al centro del dibattito politico: ritieni che bisognerebbe facilitarne l’assegnazione ai migranti?
«Il mondo intero è interessato da flussi migratori, in una società globalizzata questa è una conseguenza inevitabile. Per favorire l’integrazione l’acquisto della cittadinanza rappresenta un momento fondamentale, soprattutto nei confronti dei giovani e delle nuove generazioni. Recentemente è stato approvato dalla Camera un disegno di legge che, se venisse confermato dal Senato, comporterebbe una semplificazione delle procedure di acquisizione e concessione della cittadinanza italiana. Ritengo che questa sia la giusta direzione da prendere in relazione al periodo storico».
Quali misure potrebbero ancora essere adottate in merito alla questione dei migranti?
«L’OCSE, nel suo ultimo rapporto, ha evidenziato come l’Italia sia ancora indietro per quanto riguarda l’integrazione degli stranieri nel settore del lavoro e della società civile. I prossimi interventi legislativi dovranno avere come obiettivo il superamento di queste difficoltà. Un quadro normativo chiaro, un maggiore coordinamento tra gli addetti ai lavori e la semplificazione del sistema burocratico rappresentano la prossima sfida per assicurare, in maniera efficiente, quei servizi fondamentali oggi deficitari (corsi di lingua italiana, istruzione di base, formazione professionale, ingresso nel mercato del lavoro, ecc.) a coloro i quali ne hanno bisogno».
Ogni giorno nuovi migranti tentano di entrare in Europa fuggendo dalla guerra e dalla povertà. È ancora il diritto lo strumento più adatto per intervenire rispetto a queste problematiche?
«I recenti avvenimenti drammatici hanno scatenato venti di guerra che sembrano travolgere i principi di pace su cui si è voluta costruire l’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Personalmente, essendo un convinto pacifista, credo che il diritto insieme alla cultura siano gli unici strumenti efficaci per affrontare la crisi del nostro tempo. Auspico che le forze politiche possano trovare la volontà per affrontare le sfide del presente e del futuro senza ricorrere alla violenza, bensì ricorrendo a quei “lumi” che sono alla base stessa del società che si vuole difendere, senza permettere al terrore che ci colpisce di esserne specchio».
Claudio Francesco Nicolosi
Salvatore studia Diritto a Catania, si batte per la salvaguardia degli animali nel mondo e crede lucidamente nella speranza di poter edificare una società migliore. Forte delle sue tecniche meditative, è capace di sostenere qualsiasi discussione senza mai perdere del tutto la pazienza, ma in compenso ha il dono di fare uscire fuori dai gangheri anche l’interlocutore più pacato. Dunque, se volete farlo arrabbiare chiamatelo Salvo; se volete piacergli comprategli un panzerotto alla crema vegano. Ebbene sì, esistono!
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