Asteroid Redirect Mission è il nome del nuovo obiettivo della NASA: testare e cercare di mettere a punto nuove tecnologie per i futuri viaggi nello spazio, con la conquista di Marte come traguardo finale. La missione avrà costi elevati e un alto livello di rischio per gli astronauti.
Già da alcuni mesi si parla di lanciare una sonda robotica nello spazio per staccare un frammento di circa quattro metri da un asteroide e posizionarlo in orbita intorno alla Luna, permettendo, poi, a missioni con equipaggi umani di studiarne le funzioni in futuro. Come ha spiegato Robert Lightfoot, amministratore associato della NASA, l’Asteroid Redirect Mission avrà un costo parecchio elevato (circa 1,25 miliardi di dollari) e un certo livello di rischio, a causa del fatto che gli astronauti che si troveranno in orbita saranno soggetti per oltre sei mesi a una pioggia incessante di raggi cosmici e riscontreranno qualche difficoltà con le tecnologie.
I tre asteroidi tra cui si sceglierà quello da cui staccare il frammento sono: Bennu, Itokawa e 2008 EV5. Per compiere tale scelta dovranno esserne studiate l’orbita, la direzione, la forma e la traiettoria, e si dovrà attendere il 2019, anno precedente al lancio della sonda robotica, per poter conoscere la decisione della NASA. Il progetto, al momento, prevede che essa raggiunga un asteroide, rimanga attorno alla sua orbita per circa un anno e che ne venga poi staccato un pezzo da spedire sulla luna intorno al 2023-2024: immediatamente dopo, avrà inizio la missione umana, la quale raggiungerà il brandello di asteroide nel 2025. Nuove tecnologie saranno testate: attrezzature per estrarre minerali dallo spazio, sistemi di propulsione che sfrutteranno l’energia solare e moderne dotazioni per gli astronauti. Difatti, in futuro si vuole evitare che capiti nuovamente ciò accaduto a Luca Parmitano, il quale stava per “affogare” nello spazio a causa del casco protettivo, consentendo una salvaguardia maggiore anche dai pericolosi raggi solari che possono provocare gravi danni perfino al corredo genetico. Il vero obiettivo dell’Arm è di mettere a punto le attuali tecniche per i viaggi nello spazio e tentare di scovare nuove metodologie, capaci finalmente di condurre l’uomo al cospetto di Marte.
Sin dal 1960 si è tentato di metter piede sul pianeta rosso con missioni di esplorazione spaziale finanziate dall’Unione Sovietica, dall’America e dal Giappone, ma oltre la metà di questi tentativi si è rivelata un fallimento. Inoltre, sono state inviate decine di sonde automatiche senza personale di bordo per rintracciare abbastanza dati attraverso cui rispondere a più domande possibili su Marte; informazioni che, se raccolte e analizzate, potrebbero condurre a una svolta decisiva sulla scoperta del passato, presente e futuro del pianeta Terra. Non ci resta che aspettare per scoprire se le risposte che attendiamo sono, stavolta, portatrici di verità.
Anastasia Gambera
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