Un manifesto utilizzato da Forza Nuova nella campagna anti-immigrazione ha suscitato non poco scalpore nell’opinione pubblica. Le immagini raffigurano un uomo di colore intento a violentare una donna bianca, accompagnate dallo slogan: «Difendila dai nuovi invasori. Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia». Lo stile della grafica, pubblicata sulla pagina Facebook del partito di estrema destra, riprende in pieno un manifesto risalente alla Repubblica sociale italiana. La propaganda fascista lanciava messaggi che istigassero l’odio razziale, così da giustificare le discriminazioni in Italia e le campagne belliche in Africa. Queste prese di posizione di natura ideologica, però, appaiono del tutto ingiustificate nel 2017 e lesive dei valori costituzionalmente garantiti.
Il manifesto originario era stato realizzato da Gino Boccasile, uno degli esperti più abili in materia di propaganda durante il periodo fascista, firmatario del “Manifesto della razza” per l’introduzione delle leggi razziali. Forza Nuova, dalla sua pagina Facebook, ribadisce l’intento di rispolverare degli slogan ormai vecchi di settant’anni: «Gli stupri, si sa, sono il barbaro e infame corollario di ogni guerra di conquista. Le violenze contro le donne dell’epoca del manifesto a cui ci siamo ispirati furono contestualizzate all’interno della sconfitta che chiamarono “liberazione”; quelle di questi anni e di questi giorni le occultano spudoratamente, tacendo il fatto che sono attuate da nuovi invasori a cui paghiamo vitto, alloggio, bollette, schede telefoniche, cellulari e sigarette. I nuovi barbari sono peggiori di quelli del ’43-’45, oggi come allora fiancheggiati dai traditori della Patria». Nessuna rettifica quindi ai contenuti divulgati, xenofobi e sfocianti nell’apologia al fascismo.
Insorge l’Osservatorio sulle nuove destre, che definisce la vicenda come una becera strumentalizzazione resa al solo scopo di fomentare odio. «Questo manifesto è una palese istigazione all’odio razziale. Di fronte a una notizia di reato così evidente, c’è da aspettarsi un intervento immediato da parte della magistratura e delle istituzioni democratiche»: dichiarano gli esponenti del comitato. «Il problema della gestione degli arrivi c’è, è chiaro. Ma qui il problema è l’intento razzista, ora come allora. L’immagine del “negretto” che stupra una donna bianca lo era già in quel 1944, in un paese che sette anni prima aveva varato le leggi razziali contro i negri e gli ebrei. E l’avanzata angloamericana ci liberò da un altro invasore, quello che aveva esportato anche in Italia la macchina dello sterminio razziale. Se tutto questo viene cancellato, ribaltato o imitato vuol dire che la storia sta smettendo di esserci di insegnamento»: commenta con indignazione sul suo profilo Facebook il Direttore di La7, Enrico Mentana. Non resta che seguire i risvolti della vicenda, che da settimane fa oscillare il dibattito fra l’estremo della libertà di espressione e il ripudio del fascismo da parte della legge.
Francesco Laneri
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