Arian Kashef è un giovane attore musulmano, appassionato di esperimenti sociali che vive in Danimarca. Bendato e con le braccia aperte si è posizionato in strada, nei centri commerciali, tra la gente con un cartello ai piedi riportante «Sono musulmano, non un terrorista. Se ti fidi di me, abbracciami» Quello che è successo dopo Arian lo ha raccontato in esclusiva a Voci di Città.
DANIMARCA – Un ragazzo con le braccia aperte e una benda sugli occhi. Un cartello ai suoi piedi come quello di chi chiede l’elemosina: il suo nome è Arian Kashef ed elemosina l’amore universale. Arian è musulmano, ma non è un terrorista ed è quello che dice il cartone accanto ai suoi piedi. Oggi, in un mondo in cui tutti abbiamo paura di tutto e nessuno si fida più di nessun altro, ha chiesto un atto di fiducia all’umanità verso se stesso, verso i musulmani e verso le persone. Quale gesto rappresenta la fiducia meglio di un abbraccio? Arian, giovane attore appassionato di esperimenti sociali, lo ha raccontato in esclusiva per Voci di Città.
Perché hai deciso di fare questo video?
«Ho deciso di fare questo video perché dopo l’attacco a Parigi ho avvertito che un sacco di energia negativa si stava diffondendo in tutto il mondo. Soprattutto verso l’essere un musulmano. E io credo che è proprio in momenti come questo, in cui qualcuno sta danneggiando il mondo, che tutti noi dovremmo stare uniti come esseri umani. Non importa la religione, la razza o il colore della pelle».
Sei mai stato vittima di razzismo a causa della tua religione? Vuoi raccontarci questa brutta esperienza?
«È difficile dire se il motivo è perché io sono musulmano o se si tratta soltanto di razzismo puro; ma spesso vediamo la discriminazione nei locali notturni, dove non ci è consentito entrare. Io stesso, lavorando come attore, vedo che molte volte un sacco di spacciatori di droga, gangster e figure negative della società sono persone del Medio Oriente o con la pelle nera: tutto ciò non fa altro che incrementare i pregiudizi e le discriminazioni».
Qual è stato l’abbraccio che hai preferito ricevere durante il tuo esperimento sociale? E perché?
«Non so dirti quale fosse il migliore, perché tutti loro sono stati da amare; ma l’ultimo, quello con la sedia a rotelle, quasi mi ha fatto piangere perché era così toccante e meraviglioso da vedere e da provare».
Alla luce di questa esperienza, c’è qualcosa in particolare che ti piacerebbe dire alle persone con pregiudizi?
«Voglio pregare per loro e spero che troveranno l’amore nel loro cuore, smettendo di odiare altre persone a causa della razza o della religione. Siamo tutti esseri umani e possiamo vivere in questo pianeta, ma solo se restiamo uniti. La stupidità deriva molte volte dal non avere la conoscenza e quando non si conosce, ad esempio, una religione o altre culture diverse dalla propria spesso puoi solo averne paura».
Bambini, adulti, perfino neonati e un uomo su una sedie a rotelle: ognuno dei loro abbracci ha dimostrato fiducia ad Arian e regalato un gesto d’amore al mondo. Perché, come questo ragazzo ha dimostrato nel suo video con più di 50 milioni di visualizzazioni, in fondo siamo tutti esseri umani, tutti uguali e tutti bisognosi di stare uniti per non avere paura e smettere di odiare per iniziare ad amare: Stop hating. Start loving.
Chiara Forcisi
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.