Un tempo gli italiani erano molto più longevi rispetto ad oggi. Gli ultimi dati del Rapporto Osservasalute 2016 hanno rilevato un calo dell’aspettativa di vita in Italia soprattutto al Sud. Ma da cosa è dipeso questo cambiamento di tendenza?
Secondo i dati del Rapporto Osservasalute 2016 riportati al policlinico Gemelli di Roma, si è rilevato un calo dell’età media e una riduzione della differenza tra uomini e donne in fatto di longevità (il gentil sesso risulta sempre quello più avvantaggiato). Nel 2015 si è registrata una speranza di vita alla nascita più bassa dello 0,4% per il sesso femminile e dello 0,2% per il sesso maschile rispetto all’anno precedente, fermandosi, rispettivamente, ad 84,6 anni e 81,1 anni. Si tratta di una diminuzione abbastanza considerevole soprattutto se si tiene presente che, contrariamente, nei cinque anni precedenti (tra il 2011 e il 2015) si era notato un aumento per quanto riguarda la speranza di vita dello 0,2% per gli uomini e 0,6% per le donne.
E’ incrementato il rapporto tra il Nord e il Sud rispetto alla salute dei cittadini: infatti, al meridione, in particolare in Campania, l’aspettativa di vita si è ridotta ulteriormente rispetto alle altre regioni e di conseguenza è più facile morire anche in un’età inferiore ai 70 anni. Secondo alcuni dati rilevati nel 2015, la Campania in media possiede una speranza di vita di circa 80,5 anni ed è ben inferiore rispetto alla media italiana che corrisponde a 82,3 anni, mentre una delle città nella quale si vive più a lungo di tutta la penisola è Trento (fino a 83,5 anni). «Nel 2001 la speranza di vita era più elevata nel Meridione, oggi però ha fatto molti passi indietro, perdendo i progressi che aveva ottenuto nel dopoguerra» ha spiegato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità e dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute delle Regioni Italiane.
Le motivazioni per cui l’aspettativa di vita al Sud è peggiorata sono sicuramente le scarse risorse economiche, il ridotto numero di servizi sanitari disponibili e di pratiche idonee alla prevenzione di malattie. Inoltre, a gravare sulla situazione sono anche i cattivi stili di vita come ad esempio il fumo l’alcol e la sedentarietà che provoca al lungo andare l’obesità. Nel 2015 più di un terzo della popolazione adulta in Italia è in sovrappeso, mentre il 9,8 % è in obesità grave e il 45, 1% dei ragazzi che hanno un’età superiore ai 18 anni possiede chili di troppo soprattutto nelle regioni del Sud. Per quanto riguarda il consumo di alcol è aumentato rispetto agli anni scorsi, soprattutto nelle donne: nel 2015 si è registrata una percentuale dei fruitori di alcolici a rischio pari al 23% negli uomini e al 9% nel sesso femminile (nel 2014 risultava all’8%). La quota dei fumatori, invece, è calata lievemente nel 2014 ed è rimasta invariata negli anni successivi. Sono circa 10 milioni e 300 mila le persone che fumano in Italia, tra cui 6,2 milioni sono uomini e 4,1 milioni sono donne a partire dai 14 anni in su. Insomma, dai dati del rapporto sembrerebbe che lo stile di vita degli italiani non sia migliorato in questi ultimi anni e questo al lungo andare può causare delle problematiche per la salute e può indurre ad ammalarsi prematuramente.
Katia Di Luna
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