È febbraio 2024 quando Matteo Falcinelli, 25enne umbro, vive un vero e proprio incubo durante il suo soggiorno a Miami. Qui il ragazzo è stato violentemente immobilizzato durante un controllo per disturbo della quiete pubblica, con una tecnica che prende il nome di hogtie restraint (letteralmente, incaprettamento).
«Mi hanno picchiato a freddo, era passato del tempo da quando eravamo al locale. Io avevo solo chiesto di riavere quello che era mio», racconta il 25enne, riferendosi al cellulare che gli era stato sottratto. «Sopravvivendo alla tortura che ho subito ho vinto la partita più importante. Forse la mia esperienza di calciatore mi ha aiutato psicologicamente, altrimenti non so se ce l’avrei fatta».
La madre Vlasta Studenicova, italiana di origini slovacche, ha raccontato i gravissimi danni psicologici riportati dal figlio dopo il rientro a casa. Il ragazzo, avrebbe infatti tentato il suicidio già quattro volte: «Mio figlio è stato torturato, lo hanno distrutto e hanno distrutto i suoi sogni. Hanno usato metodi da Gestapo, delle vere torture. Ancora oggi si sveglia di notte temendo che arrivi la polizia». I danni non sono solo psicologici, ma anche fisici: infatti, questo metodo di immobilizzazione fa assumere all’arrestato una posizione innaturale che può provocare danni al collo e alla schiena, in alcuni casi portando anche all’arresto cardiaco.
Maximal restraint, four-point restraint, massimo blocco, o blocco in quattro punti: tutti nomi che fanno riferimento alla stessa tecnica, l’hogtie restraint. Come suggerisce il nome “hogtie” – letteralmente incaprettamento – si tratta di una tecnica di contenzione molto brutale che consiste nel legare insieme mani e piedi con una cinghia. Usata per bloccare maiali e altri animali prima del macello.
Ciò che ne risulta è una posizione del corpo innaturale e dolorosa, dove la schiena risulta molto inarcata e a rischio di serie lesioni (sia a livello esterno che interno, come ad esempio ai polmoni). Diversi studi hanno mostrato che questa posizione può causare arresto cardiaco/respiratorio. Infatti, si tratta di una tecnica di contenimento massimo, usata solo in casi estremi, dove è strettamente necessario immobilizzare il soggetto in questione per evitare che colpisca con calci e pugni persone e oggetti, ledendo la loro incolumità.
L’hogtie restraint – usato spesso impropriamente – ha già portato alla morte 23 persone negli Stati Uniti dal 2010 ad oggi.
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.