La Georgia, situata nel Caucaso, ha conquistato di nuovo le prime pagine dei giornali. Le principali piazze della Georgia, a cominciare dalla capitale Tbilisi, sono animate dalle proteste dei cittadini georgiani contro la “legge russa” sulle influenze straniere approvata definitivamente in Parlamento il 14 maggio. Secondo i manifestanti, con questa iniziativa, il partito di governo avrebbe cercato di svilire la democrazia seguendo il modello putiniano al quale si sarebbe ispirato. Infatti, da molte settimane, decine di migliaia di persone hanno riempito le piazze per protestare al provvedimento voluto dal partito al potere, “Sogno Georgiano“, che allontanerebbe la Georgia dall’ingresso nell’UE.
Le bandiere dell’UE, sventolate o indossate dai manifestanti insieme a quelle della Georgia, sono diventate il simbolo di queste proteste di piazza. Il provvedimento ha l’obiettivo di limitare le influenze straniere sui media ed è chiamato “legge russa” poiché si ispira a una norma simile approvata dal governo di Vladimir Putin nel 2012.
La capitale Tbilisi è il fulcro delle proteste. “Il futuro della Georgia è in gioco, non vogliamo diventare un protettorato russo. La nostra Costituzione stabilisce sia l’integrazione europea, sia l’adesione alla NATO, il governo non può metterle a rischio“, afferma Tamara Kvaratshelia, giovane ricercatrice che in una delle manifestazioni recenti in Piazza della Libertà, insieme a un rumoroso fischietto, mostrava il cartello “No al Putinistan!“.
L’introduzione in Parlamento della famigerata legge sulle influenze straniere, a pochi mesi dalle elezioni generali del prossimo 26 ottobre, ha scatenato la rabbia di questo variegato movimento senza leader. Questo movimento, principalmente guidato dai giovani della Generazione Z e composto da partiti di opposizione, associazioni della società civile, ma che ha visto anche la partecipazione di pensionati e alcuni sacerdoti della Chiesa ortodossa locale, ha avuto come conseguenza l’introduzione di una legge che Bruxelles considera una minaccia al percorso d’integrazione.
Il Parlamento ha rapidamente approvato la “legge russa” su iniziativa del primo ministro Irakli Kobakhidze e del suo partito “Sogno Georgiano“. Nonostante l’opposizione della presidente Salomé Zurabishvili – che ha annunciato il suo veto e che non promulgherà la legge – il partito “Sogno Georgiano” ha una maggioranza tale da poter annullare il veto. Quindi, è probabile che la legge sarà comunque approvata. Già nel 2023, un provvedimento molto simile era stato quasi approvato ma le proteste di piazza di allora avevano convinto il partito di governo a ritirare la legge.
La legge proposta dal premier Kobakhidze impone che tutte le società siano classificate come “soggetti che perseguono gli interessi di una potenza straniera” se ricevono più del 20% dei loro fondi dall’estero. Questo significa che qualsiasi organizzazione, compresi media e organizzazioni non governative (ONG), che riceva donazioni o finanziamenti dall’estero oltre il 20% viene considerata un agente straniero. Coloro che non rispettano questi criteri sono soggetti a ispezioni forzate e multe superiori a 10mila euro. Il partito “Sogno Georgiano” ritiene necessaria questa legge per contrastare “un’influenza straniera dannosa” per la Georgia e impedire infiltrazioni straniere non autorizzate che potrebbero minare lo Stato.
La polizia ha usato apertamente la violenza per reprimere i manifestanti, sia in piazza che nei commissariati, e ci sono state minacce e aggressioni anonime contro gli attivisti. Questo ha fatto sospettare uno spostamento di Tbilisi verso “metodi russi“, denuncia Tamar Oniani, direttrice del programma Diritti umani dell’Associazione dei Giovani Avvocati, una delle ONG più longeve della Georgia. UE, USA e NATO hanno condannato la repressione brutale dei manifestanti pacifici e hanno chiesto il ritiro della legge sulle influenze straniere, avvertendo che “allontanerebbe ulteriormente la Georgia dall’integrazione europea ed euro-atlantica“, come ha dichiarato la portavoce dell’Alleanza, Farah Dakhlallah.
Le manifestazioni hanno spesso avuto esiti violenti, con scontri e arresti. In più di un’occasione, la polizia ha usato spray al peperoncino sulla folla, e diversi cittadini hanno riportato di essere stati colpiti da proiettili di gomma utilizzati dalle forze dell’ordine. I manifestanti, d’altra parte, hanno cercato di appiccare un incendio nella zona del Parlamento.
Anche all’interno del Parlamento, la tensione ha raggiunto livelli estremi. Durante il voto finale sul testo, è scoppiata una rissa tra membri del governo e dell’opposizione. La scintilla è stata l’attacco di Aleko Elisashvili, leader del partito d’opposizione dei “Cittadini”, al capogruppo di “Sogno Georgiano“, con un pugno in pieno volto mentre quest’ultimo stava parlando ai deputati dal piedistallo. In seguito, tutti gli altri parlamentari sono intervenuti e la rissa è esplosa, con alcuni che cercavano di calmare gli animi e altri che si lanciavano in grida e spintoni.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione e allarme per gli eventi in corso a Tbilisi, e hanno sottolineato la gravità della situazione e la necessità di un intervento immediato per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti umani.
L’UE ha sostenuto le riforme in Georgia con oltre 120 milioni di euro all’anno. Mentre gli USA hanno investito oltre 4,4 miliardi di dollari dal 1991 al 2020 per la democratizzazione e la difesa del Paese. Washington ha condannato il percorso anti-occidentale di Tbilisi e minacciato sanzioni. Inoltre, l’UE ha criticato la violenza sui manifestanti e dichiarato la legge incompatibile con i valori europei, senza però adottare misure punitive. Attivisti sostengono che l’approvazione dello status di candidato UE per la Georgia, senza progressi significativi, ha incoraggiato il partito di Ivanishvili a ripresentare la legge sulle influenze straniere.
Inoltre, la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha espresso la sua solidarietà al popolo georgiano con un post su X, dichiarando: “Tbilisi, ti ascoltiamo! Ti vediamo!”, infine la presidente Metsola ha concluso il suo post così: ” I georgiani nelle strade sognano l’Europa. Sventolano con orgoglio la bandiera europea. Vogliono un futuro europeo. Si aspettano valori e standard europei. Il Parlamento Europeo sta dalla parte del popolo georgiano“.
Il presidente russo Vladimir Putin ha respinto le accuse di avere un interesse o un ruolo nell’approvazione di questa legge, dichiarando che “Noi non interferiamo, altri sì“, ha fatto sapere il Cremlino in una nota, precisando che si tratta di “un affare interno della Georgia“.
Tuttavia, non ci sono dubbi che se la “legge russa” impedisse l’ingresso della Georgia nell’UE, ciò rappresenterebbe un guadagno politico per Putin. Inoltre, rafforzerebbe l’influenza russa nella regione e contrasterebbe gli sforzi di integrazione europea della Georgia.
Le ONG hanno già annunciato che non avranno intenzione di registrarsi se la legge verrà applicata. Mentre le proteste in piazza hanno espressamente chiarito che non saranno accettati eventuali emendamenti e che l’agitazione si placherà solo con il ritiro del documento.
Nel frattempo, c’è crescente preoccupazione non solo per il futuro europeo della Georgia, ma anche per la sua sicurezza e la stabilità della sua democrazia. Molti georgiani che hanno vissuto sotto l’URSS e parlano fluentemente russo, soprattutto i giovani che sono abituati a viaggiare liberamente nell’UE grazie all’abolizione dei visti. Inoltre, ritengono che essere integrati nelle istituzioni occidentali sia l’unico modo per mitigare la minaccia russa e garantire la sovranità del Paese.
“Tutta la politica estera della Georgia ha sempre avuto come obiettivo principale la ricerca di sicurezza“, sottolinea Dachi Imedadze, 25 anni, anche lui membro dell’ONG di Shame, “sappiamo bene che l’UE non è la NATO, ma avrà comunque un impatto sulla nostra difesa“. “Con l’ingresso in Europa spero che il mio Paese possa finalmente avere istituzioni forti e indipendenti che contribuiranno alla sua democratizzazione e allo sviluppo sociale“, è l’auspicio dell’attivista Nino Bochoridze, tra gli organizzatori di una recente manifestazione anti-governativa a Telavi.
Fonte Foto in Evidenza: Afp getty images
Giada La Spina
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Nata ad Acireale nel 2001, sotto il segno affabile della Bilancia, si caratterizza per una personalità vivace e intraprendente e per il suo sorriso contagioso. Attualmente immersa nei libri della facoltà di lettere a Catania, dove si nutre della bellezza delle parole e della profondità dei significati, dietro la sua leggera timidezza si cela una scintilla pronta a brillare. Ama il tramonto e l’alba, che la rappresentano soprattutto per la luce che emanano. Ma in un mondo che a volte sembra frenetico, lei è la costante serenità che invita a godersi ogni momento, non a caso la sua filosofia di vita è “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. È una grande sognatrice, non ha paura di puntare in alto ma d’altronde si dice che se puoi sognarlo puoi farlo, oh sbaglio?