Con la depenalizzazione varata dal Governo, gli atti osceni in luogo pubblico verranno puniti solo con una sanzione amministrativa di tipo pecuniario e non più con il carcere. Fino a poco tempo fa, quando si consumava un rapporto sessuale in un luogo pubblico, ciò poteva essere considerato come un reato del codice penale. La sanzione consisteva nella reclusione da tre mesi a tre anni, per chiunque fosse stato visto consumare in un luogo pubblico, all’aperto o esposto al pubblico atti osceni, ovvero manifestazioni di concupiscenza, sensualità, inverecondia sessuale, in grado di offendere il sentimento della morale sessuale e del pudore al punto da destare in chi possa assistervi disgusto e repulsione. D’ora in poi, invece, si andrà all’incontro solo di una sanzione amministrativa, che potrà andare, a seconda della norma violata, da un minimo di € 5.000 ad un massimo di € 30.000. In base alle stime fatte dal ministero della Giustizia, sono una “sessantina” le fattispecie che escono dall’area della rilevanza penale per essere sanzionate solo in via amministrativa.
Tra i 60 reati depenalizzati – oltre quello per gli atti osceni in luogo pubblico – ci sono: pubblicazioni e spettacoli osceni; rifiuto di prestare la propria opera in occasione di un tumulto; abuso della credulità popolare; rappresentazioni teatrali o cinematografiche abusive; atti contrari alla pubblica decenza; guida senza patente; noleggio di materiale coperto da copyright; installazione e uso di impianti abusivi di distribuzione carburante; omesso versamento di ritenute previdenziali entro la somma di € 10.000, e altri ancora. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al termine del Consiglio dei ministri, ha fatto riferimento non solo all’alleggerimento dei carichi di lavoro per gli uffici, in particolare per le Procure, ma anche alla riduzione del numero delle prescrizioni e al maggiore gettito per lo Stato. Certo non si tocca più la fedina penale, ma il prezzo diventa salato, con le nuove sanzioni pecuniarie che superano di molto le vecchie multe. Il lavoro si sposta, dunque, dalle procure alle prefetture e agli uffici competenti per l’irrogazione delle sanzioni amministrative. Le nuove sanzioni si applicheranno anche ai reati commessi precedentemente all’entrata in vigore dei nuovi decreti, a meno che il processo penale non sia già giudicato irrevocabile.
Marcello Strano
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