SCORDIA (CT) – Di recente, nel piccolo Comune siciliano di Scordia, si è verificato un fatto di cronaca di proporzioni apparentemente discrete, ma che si sta espandendo a macchia d’olio un po’ in tutto il capoluogo catanese e il cui clamore sottolinea che forse alle nuove generazioni manca davvero qualcosa, contrariamente al pensiero comune del «non vi manca nulla». Nel paese, infatti, il traffico di foto hard di una cinquantina di ragazze è diventato virale nell’arco di pochissime settimane.
L’episodio, sviluppatosi in un gruppo di WhatsApp di cui facevano parte parecchi adolescenti, alcuni dei quali minorenni, è nato prevedendo la condivisione fra i membri di foto personali, scattate in atteggiamenti provocanti. Le 800 immagini in questione, per motivi ancora in fase di valutazione da parte degli inquirenti, sono state messe in circolazione da qualcuno della cerchia e la catena è diventata inarrestabile. Le indagini svolte dai Carabinieri hanno portato all’identificazione di tre giovani, due di Scordia e uno di Militello in Val di Catania, a cui sono stati sequestrati cellulari, computer e altri dispositivi, poiché costituiranno elemento di analisi approfondita. I responsabili, inoltre, sono accusati di tentata estorsione, diffamazione aggravata e utilizzo di dati personali. Circostanza ben più grave dal punto di vista prettamente morale è quella delle malignità rivolte, invece, alle ragazze coinvolte loro malgrado: calunnie che, in un centro abitato di piccole dimensioni, fanno presto a diventare pseudo-realtà. Proprio per questa ragione, l’associazione OIKIA donna Scordia, nel tentativo di contenere qualsivoglia gogna mediatica, ha dato origine a una campagna sui social, coniando l’hashtag #StopAlPassaLaFoto – Una foto non può uccidere un’anima.
Il caso riportato fa riflettere su come l’abuso di alcol o di droghe, una sessualità incontrollata, l’ansia prodotta dal non potersi permettere l’ultimo prodotto tecnologico arrivato sul mercato o, in generale, di non potere soddisfare qualunque forma di desiderio personale siano tutte cause che inducono i più giovani a perdere l’equilibrio. A ciò si aggiunga che quanto, fino a qualche anno fa, costituiva una garanzia – assunzione al termine degli studi, pensione, diritti sul lavoro, sanità e sistema educativo di una certa qualità – dal 2008 a oggi sembra essere andato in crisi insieme al sistema economico in senso stretto, in Italia non meno che in altri Stati. Tutto sembra essere diventato un’alta montagna da scalare, giacché le probabilità di un futuro sereno nel proprio Paese è più che altro un’utopia. Al riguardo, più nello specifico, in un’opera dal titolo In ricchezza e povertà. Il benessere degli italiani dall’Unità a oggi, il professore di Economia politica dell’Università Tor Vergata di Roma, Giovanni Vecchi, ha analizzato ben ventimila bilanci familiari, comparandoli con dati dell’ISTAT e della Banca d’Italia. Il quadro emerso da tale studio mostra un lungo crescendo del Belpaese dalla sua unificazione a oggi, mentre un progresso inversamente proporzionale è quello che attualmente vede l’Italia dirigersi verso il declino.
Il senso di risentimento e di malcontento che matura nella popolazione, particolarmente fra gli under 30 e nelle fasce più indigenti, si dirige in più di un caso verso gruppi di parlamentari i quali, purtroppo, spesso trascurano tale fetta di abitanti. Nonostante le manifestazioni e il dissenso, ad ogni modo, un giovane su tre in Italia è oggi senza lavoro e il dato, sfortunatamente, è in aumento. Contemporaneamente, anche il rapporto fra genitori e figli sembra stare degenerando. Il fenomeno è dovuto forse alle ristrettezze con cui molti si confrontano, o a un’eccessiva remissività che, stando a quanto è stato dimostrato da recenti studi, porterebbe il bambino a diventare un adulto dalla personalità nevrotica, oltre che persuaso dalla falsa convinzione che ogni sua volontà possa essere soddisfatta. Conseguenza dei fattori sopracitati è, spesso, una forte sensazione di inappagamento in teenager e in chi già non lo è più, a cui talvolta si cerca di sopperire cercando esperienze nuove, capaci di colmare i vuoti o di sanare le difficoltà di ogni giorno.
Com’è noto, tuttavia, le modalità a cui si ricorre non sempre sono fra le migliori, dal punto di vista della salute, della legalità, del rispetto altrui, dell’etica e, in generale, del confronto equilibrato con il mondo esterno e con la propria personalità, ragione che conduce molti a commettere delle azioni più o meno ripetitive tutt’altro che costruttive – e di cui il caso verificatosi a Scordia costituisce un valido esempio. A simili necessità di un’alta percentuale di italiani, naturalmente, dovrebbero rispondere le istituzioni, statali o meno, con iniziative che diano a chi ne ha bisogno un input positivo mediante cui non cadere in mani sbagliate. Allo stesso modo, anche i nuclei familiari e scolastici potrebbero e dovrebbero intervenire attraverso un’educazione più mirata, che faccia un sapiente uso di bastone e carota e che metta il singolo individuo nella condizione di potere sviluppare le proprie potenzialità, il confronto con i simili e con i diversi e la volontà di prendersi cura di quanto circonda sé e gli altri, ricorrendo all’occorrenza a strade già spianate e non a sentieri contorti e oscuri, dai rischi numerosi e non sempre facilmente identificabili.
Anastasia Gambera
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