CATANIA – A pochi giorni dalla notizia del decesso di una signora 51enne avvenuta nel Policlinico di Catania, sono tanti gli interrogativi sull’efficacia del sistema sanitario locale, ai quali si cerca di dare risposta. Non è la prima volta, difatti, che si parla di “malasanità” nel capoluogo etneo. Solo pochi mesi fa, si è assistito alla notizia della morte di una neonata, deceduta durante il trasporto in ambulanza poiché in vari ospedali della provincia non c’era posto per lei. È importante sottolineare il fatto che per quasi tutti gli episodi del genere nessuno sa esprimersi, o non vuole esprimersi, riguardo alle persone cui imputare la responsabilità.
Ricorrendo ad un’indagine ISTAT pubblicata nel 2014, appare evidente l’incremento di anziani nella popolazione italiana negli ultimi 20 anni. Paradossalmente si assiste alla diminuzione di malattie respiratorie croniche e artrosi. Al contrario, aumentano malattie come l’alzheimer, con un progressivo verificarsi di demenze senili e tumori maligni. Al miglioramento dello stato di salute fisico corrisponde il peggioramento dello stato di salute mentale. La popolazione proviene da esperienze di vita sempre più sane ed invecchiando conserva un migliore stato di salute, nonché al contempo una capacità maggiore di riconoscere le varie malattie. La statistica rileva che «lo stato di salute mentale diminuisce in media di 1,6 punti [..] in particolare tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7 punti), soprattutto maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6)». E che «un calo ancora più rilevante si registra nell’indice di salute mentale delle persone straniere residenti in Italia; l’indice si riduce in media di 4,7 punti, ma tra le donne straniere la diminuzione è di 5,4 punti». Inoltre, «continua a diminuire la quota di persone con limitazioni funzionali, dal 6,1% nel 2000 al 5,5 % nel 2013. Si stima che siano oltre 3 milioni di persone, di cui oltre l’80% anziani e i due terzi donne, – mentre è bene sottolineare come – al Sud e nelle Isole la quota si mantiene significativamente più elevata rispetto alle altre aree territoriali».
È chiaro che scienza e tecnologia in continuo sviluppo e innovazione possano consentire maggiore controllo e accuratezza anche per quanto riguarda il sistema sanitario. Ma spesso, specie in Sicilia, questi ultimi vengono riservati a “pochi”, ovvero a quelle persone avvantaggiate da conoscenze in ambito medico o disponenti di un budget di spesa medico maggiore rispetto alla media. Sempre dalla stessa ricerca ISTAT si evince, infatti, che «le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l’11%; di queste, meno del 20% ricevono assistenza domiciliare pubblica. Considerando anche quelle che suppliscono a tale carenze ricorrendo a servizi privati a pagamento, rimane comunque più del 70 % che non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica».
A proposito di ciò, una giovane di Catania racconta la propria esperienza nelle strutture sanitarie della città: «Dopo essermi recata al pronto soccorso generale, a causa di un malessere intenso, ho avuto la possibilità di essere subito visitata. Mi sono diretta nella stanza di una dottoressa che si è mostrata gentile e disponibile, ma, subito dopo, non sapendomi dire la causa di quel che accusavo, mi ha lasciato andare nella struttura vicina, sostenendo che lì avrei trovato i medici addetti a visitarmi. Invece, arrivata a destinazione (a piedi), mi sono resa conto che non sarebbe stato così semplice: i medici non c’erano, o meglio, non c’era il reparto in cui la dottoressa mi aveva inviato. Sono ritornata da lei, la quale, fingendo di volersi occupare di me, ha declinato le proprie responsabilità mandandomi da una struttura all’altra fino a quando io, stremata, ho realizzato che tornare a casa, a riposo, sarebbe stata la soluzione migliore per non rischiare di aggravare la situazione».
Bisogna considerare che la crisi e la scelta di tagliare sulla sanità stanno incidendo fortemente sull’argomento, è necessario che vi sia una soluzione fiscale dal governo centrale. Però, non solo le pubblicazioni ufficiali mettono in allarme l’opinione pubblica (che lamenta gravi insufficienze del servizio sanitario), ma anche le diverse dichiarazioni di comuni cittadini i quali, nella necessità di assistenza sanitaria, si sono visti negare un diritto – sulla carta – inviolabile.
Nancy Censabella
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