ROMA – Non sarà più necessario il voto minimo di laurea per la partecipazione ai concorsi per l’accesso agli impieghi nelle Pubbliche Amministrazioni. Con un emendamento del PD approvato nella serata di giovedì 16 luglio dall’Aula della Camera cambia la storia dei concorsi pubblici. Il deputato del PD Marco Meloni, che ha presentato l’emendamento, ha dichiarato: «Il voto di laurea non può essere più un fattore di sbarramento per l’accesso ai concorsi pubblici». Ai bandi delle amministrazioni non saranno più richiesti il voto di laurea come requisito per prendere parte alle selezioni. Pertanto avere 110 e lode o 66 non farà più alcuna distinzione per potersi iscrivere al concorso. Lo scopo per Marco Meloni, è quello di lasciare: «il giudizio alle prove concorsuali».
La proposta non è stata facilmente accettata dalla Commissione. Addirittura si era tentato di inserire altri fattori, come l’Ateneo di provenienza. Tale scelta è stata molto discussa, con chi lamentava una spaccatura tra Università di serie A e B. In seguito il Governo è stato costretto a fare un passo indietro, cancellando di fatto il provvedimento. Invece con questa nuova soluzione arriva un segnale forte di uguaglianza tra i laureati, anche se poi, nei singoli concorsi, sicuramente il voto di laurea darà punti in più ai candidati con voti più alti. L’emendamento di cui parliamo è stato presentato dal Movimento 5 Stelle. Secondo il Movimento con questo emendamento: «Da oggi in poi l’accesso a un concorso pubblico non potrà prevedere l’asticella del voto di laurea conseguito e così si rende giustizia al principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione per la quale ci deve essere la parità di diritto di accesso agli uffici pubblici». Ma il merito non sarà dato al Movimento 5 Stelle in quanto allora fu respinto dalla maggioranza di Governo. Solo dopo averla ripresentata a quella stessa maggioranza che l’aveva respinta, viene approvata adesso con la firma di Marco Meloni. Lo stesso relatore aveva proposto prima dell’emendamento di inserire un punteggio per l’accesso ai concorsi.
Non solo per le selezioni per posti pubblici non sarà più necessaria una laurea specifica, tutte le discipline saranno equiparate salvo casi speciali che la legge dovrà espressamente regolare. Si potranno avere filosofi che diventano diplomatici. Non si tratta ovviamente di togliere qualsiasi specializzazione, ma di rendere più flessibile questo sistema. Infatti potranno essere chieste competenze eventualmente corrispondenti a uno specifico e congruo numero di crediti formativi universitari conseguiti anche dopo la laurea. Speriamo che potrà portare una speranza in più per molti giovani laureati che oggi si trovano senza alcun lavoro. Di certo darà molto spazio per chi vuole tentare l’assunzione nella pubblica amministrazione.
Marcello Strano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.