Circa una settimana fa fece scalpore in tutto il mondo la dichiarazione dello sceicco Saad Al Hajry, presidente del consiglio della fatwa, nel sud dell’Arabia Saudita. «Perché mai le autorità dovrebbero dare la patente alle donne, che hanno solo un quarto di cervello?». Parole forti, che sintetizzano in breve il pensiero dominante in medio oriente: la donna è un essere inferiore. A fare da contro corrente a tutto questo però, lo storico decreto del re Salman. Anche le donne potranno guidare nell’unico paese dove era severamente proibito. È un passo storico, epocale.
Le prime patenti saranno rilasciate da giugno 2018, probabile dunque che i primi corsi di scuola guida saranno aperti alle donne già nei prossimi mesi. «È il momento giusto per questo cambiamento – commenta l’ambasciatore di Riad (la capitale) negli Stati Uniti – in Arabia Saudita abbiamo una società giovane e dinamica. Le donne non avranno bisogno del loro “guardiano” per prendere la patente». Svanisce anche con queste parole il simbolo più tangibile dell’oppressione maschilista in Arabia. È una vittoria democratica attesa da molto, che però (com’era prevedibile) ha portato alcuni malumori con sé.
Per il ramo radicale sunnita che vige in Arabia Saudita le donne alla guida non solo avrebbero goduto di un «diritto inappropriato», ma sarebbero state addirittura «un pericolo per la stabilità del regno». Spiegazioni, quelle date dai teologi wahabiti, fuori da ogni logica, molto similari a quella già esposta dello sceicco Al Hajry. Il decreto del re è dunque l’ultimo tassello di una lotta per i diritti delle donne che si è notevolmente evoluta nel periodo dei social. Video e foto di donne al volante, tweet pungenti contro l’oppressione maschilista. Le donne in arabia hanno goduto recentemente di ferventi sostenitori (non solo di sesso femminile, dunque) per quanto riguarda i loro mancati diritti anche dentro la stessa penisola araba.
La motivazione, come ha confermato l’ambasciatore di Riad a Washington sarebbe in buona parte economica. Il prezzo del petrolio è davvero basso e la lancetta del mercato arabo punte verso il rimodernamento del Paese. L’inclusione delle donne alla crescita del Paese potrebbe essere dunque una chiave di lettura molto importante in ambito economico e che perfettamente si coniuga con quel bisogno di avvicinarsi alla società occidentale tanto criticata dai più radicali.
Pochi giorni fa l’apertura di uno stadio alle donne, adesso il permesso di guida. L’ascesa del principe Mohammed bin Salman procede dirompente e porta con sé non solo l’immagine di un futuro sovrano dalle scelte più moderne ed innovative, ma anche di un domani più ragionato e razionale per l’Arabia Saudita.
Francesco Mascali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»