Secondo quanto riportato dall’Università del Salento in collaborazione con Marevivo, negli ultimi sei anni il Mediterraneo si è riempito sempre più di meduse. I risultati del progetto “Occhio alla medusa” hanno evidenziato una vera e propria “esplosione” di questi organismi gelatinosi e, molto spesso, estremamente pericolosi: si è passati da circa 300 avvistamenti di meduse nel 2009 ai 3000 nel 2015, con i dati sulla proliferazione passati da 140 a oltre 1200.
Quali sono i motivi di questa proliferazione incontrollata? Pare che tra le prime cause ci sia il riscaldamento globale che, per via dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento delle temperature, porta sui nostri mari specie tropicali. Ma non solo: anche l’eccessivo sfruttamento degli shock ittici (cioè la troppa pesca che causa la mancanza di equilibrio della catena alimentare) causa l’aumento di specie di meduse.
Sulle coste italiane è possibile trovare queste specie di meduse: la Pelagia, una specie molto urticante, la si può trovare nelle acque profonde del mar Tirreno, così come la Velella, ma quest’ultima preferisce le acque del mar Ligure; l’Aurelia la si può incontrare nel nord Adriatico, mentre le Rhizostoma sono quelle che si incontrano più spesso sulle nostre spiagge e sono bianche con bordo blu.
Quest’anno, stranamente ci sono stati pochi avvistamenti di meduse: le alte temperature degli ultimi giorni avrebbero dovuto favorire il moltiplicarsi di queste specie, però Ansa ha fatto sapere che non ci sono stati ancora avvistamenti alle Isole Tremiti, a San Domino e neanche alla Baia Sardinia. In Grecia, invece, poche meduse avvistate, ma molti vermocane, cioè vermi marini urticanti, che stanno rendendo rischioso l’ingresso a mare.
Valentina Friscia
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