Non c’è un telegiornale nazionale o locale che non dedichi almeno un servizio alle previsioni del tempo, oltre a quelle mandate in onda dopo il TG stesso. Neve al mare, sole cocente in montagna, tempeste glaciali o africane sono sempre in prima pagina, simbolo di un tempo in via di cambiamento a causa del riscaldamento globale e dell’inquinamento, ma anche in risposta al crescente interesse della popolazione per il meteo. Per capire l’importanza di siti e canali ad esso dedicati, basti pensare alla pubblicità di un’applicazione per le previsioni, dove una donna consulta il suo cellulare prima di aprire la finestra e vedere che effettivamente fuori sta piovendo.
Sebbene lo studio del tempo atmosferico rivesta un ruolo importante per l’agricoltura, la sicurezza stradale e tante attività quotidiane, la situazione sembra sfuggire di mano. Ben il 77% degli italiani si lascia influenzare dalle previsioni nel pianificare la propria giornata e soprattutto le donne si dichiarano suscettibili ai cambiamenti del tempo. Da una ricerca condotta da Ipsos per conto della nota marca di fazzoletti Tempo, il 63% della popolazione italiana consulta il meteo almeno una volta al giorno e il 26% anche più di una. Come succede, però, nelle notizie di attualità, ultimamente anche i bollettini meteorologici sono stati soggetti al fenomeno fake news. In particolare in occasione dell’annuncio di Burian bis, la quale avrebbe dovuto essere il seguito di Burian, perturbazione che ha portato un po’ di Siberia sulla Penisola a metà marzo.
Innanzitutto perché il termine Burian non esiste, ma è una storpiatura di Buran, un vento della steppa siberiana che non interessa l’Europa (la denominazione corretta del vento da nordest è grecale). In secondo luogo, questa bufera era stata prevista 10 giorni prima del suo arrivo, già sintomo di poca credibilità, poiché tuttora l’affidabilità delle previsioni si attesta sui tre giorni. Il problema è sorto a causa della diramazione di un’allerta per alcune Regioni italiane da parte di un sito meteo privato, con conseguenti panico e allarmismo che hanno portato in secondo piano la verifica della fonte: l’unico ente, infatti, a poter emanare lo stato di allerta è la Protezione Civile. Soggetti diversi possono incorrere nel reato di procurato allarme, come hanno ricordato il Ministro per l’Ambiente Galletti e l’Associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia, schieratisi contro i siti-indovini.
Come mai, allora, sempre più spesso si vedono previsioni a dieci o quindici giorni? Per aumentare le visualizzazioni e l’introito pubblicitario derivato da esse. Il sito più cliccato, ad esempio, è ilmeteo.it con 40 milioni di visitatori al mese. Dunque non è difficile pensare che siti più piccoli cerchino di attirare clic con titoli sensazionalistici e fuorvianti. Per muoversi nella corrente di tutte queste previsioni arriva un consiglio dal meteorologo Paolo Sottocorona, intervistato da ilpost.it, il quale ha consigliato di affidarsi al sito dell’Aeronautica Militare e di diffidare di bollettini di 6 o 7 giorni e addirittura di quelli ora per ora. Quindi, per non sbagliare, oltre a consultare il proprio sito o app meteo preferito, meglio vestirsi “a cipolla” e avere sempre un ombrello a portata di mano.
Anna Colombo
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