Di solito, quando si vogliono creare nuovi farmaci, fra le tante candidate si scelgono alcune molecole le quali, in seguito, verranno testate su colture di cellule e poi in test laboratoriali in vitro. Successivamente, queste molecole vengono sperimentate sugli animali e, infine, sull’uomo (nei cosiddetti trial clinici). Per mezzo della tecnologia, però, in questi anni si sono compiuti passi da gigante, dove grazie a test in silico, le molecole migliori vengono scelte ancor prima, attraverso le sintesi raggiunte da simulazioni effettuate in laboratorio. Inserendo nei calcolatori un ingente volume di dati, i computer in questione dovranno effettuare conteggi particolarmente complicati, il tutto con il sussidio, ovviamente, dei ricercatori.
Tuttavia, un’équipe di scienziati del MIT (Massachusetts Institute of Technology), guidato da Alàn Aspuru-Guzik è a lavoro su un programma il quale, molto probabilmente, sarà in grado di accelerare ancora di più i tempi di valutazione, sfruttando un software che utilizza la famigerata intelligenza artificiale. Quest’ultima non riceve passivamente i dati inculcatigli, ma viene istruita a riconoscere autonomamente le proprietà di oltre 250mila farmaci già in circolazione. Mediante studi appropriati, la macchina diventa in grado di concepire nuove molecole, anticiparne il comportamento e proporre nuove combinazioni. Chi volesse visualizzare i primi risultati di questi lavori, può visitare la piattaforma ArXiv, registro online contenente le bozze definitive delle divulgazioni scientifiche prima ancora che esse diventino documenti ufficiali.
Il programma sviluppato dal gruppo di Aspuru-Guzik si erige sul concetto di autoencoder, composto dalla collaborazione fra due reti neurali, l’encoder e il decoder. Il primo ha il compito di trasformare l’organismo di ogni particella in un vettore continuo, il quale si troverà, poi, in un ambiente definito “spazio latente”. Invece, il decoder esegue esattamente l’opposto, ovvero muta un determinato vettore in una specifica struttura molecolare. È nello spazio latente che avviene tutto il processo di scelta e combinazione particellare. L’intelligenza artificiale, pertanto, fa dello scienziato umano un “collaboratore” che lo aiuti semplicemente ad amministrare le informazioni in gioco, facendo di esso un condottiero e trasformando l’intelligenza artificiale nell’esegeta scientifico per eccellenza.
Anastasia Gambera
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