Il ddl Zan bocciato in Senato, che ha votato a maggioranza in favore della c.d. «tagliola», voluta da Lega e Fratelli d’Italia, la procedura vigente solo in Senato che consente di evitare la discussione di una legge. Il Senato ha approvato, a scrutinio segreto con 154 voti a favore, la richiesta di non esaminare la legge articolo per articolo. Viene quindi affossata la legge volta alla prevenzione e al contrasto della discriminazione e della violenza per sesso, genere o disabilità.
Il ddl Zan era stato già approvato alla Camera, nel novembre 2020, ma era stato interrotto l’iter il 20 luglio 2021 per la pausa estiva. Oggi, dopo la discussione generale in Senato, la presidente Elisabetta Casellati ha ritenuto ammissibile in base ai regolamenti e ai precedenti il voto segreto, in relazione alla richiesta di non esaminare gli articoli del ddl Zan, chiesto dai senatori Calderoli e La Russa. La decisione è stata oggetto di contestazione in Aula da parte del Pd, del M5S e Leu. Le conseguenze di quanto accaduto è che la discussione sul tema potrà riprendere in commissione dopo almeno sei mesi e dovrà iniziare da zero, da un nuovo testo.
Quando si parla di tagliola (o ghigliottina) politica, si fa riferimento all’art. 96 del regolamento del Senato: «Prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame». Dunque, la norma del regolamento permette, con opportuna motivazione, di proporre il blocco dell’iter d’esame degli articoli e degli emendamenti nell’aula: se la votazione raggiunge la maggioranza, l’esame del disegno di legge si ferma. È stato questo il motivo per cui il ddl Zan si è arenato a Palazzo Madama: la presidente del Senato Casellati ha recepito la richiesta di voto segreto di Fratelli d’Italia e della Lega. Il voto è stato effettuato a scrutinio segreto. Il centrosinistra avrebbe perso per circa 16 voti.
A fronte di quanto accaduto, la discussione sul tema sarà bloccata per sei mesi, dopodiché si potrà ripartire da un nuovo disegno di legge, ma significherà ripartire da zero. Nel frattempo in Senato è partita “l’indagine” volta ad identificare i c.d. franchi tiratori: i sospetti sembrano ad ora ricadere su Italia Viva, che aveva contestato il fatto che non fosse stata aperta una vera mediazione con anche le forze di centrodestra; ad avvalorare l’ipotesi vi sarebbe anche la circostanza che i seggi del partito di Renzi sono 15, numero che equivale ai franchi tiratori che avrebbero affossato il disegno di legge.
In conclusione, ad ora tutto si è fermato: bisognerà attendere i prossimi sei mesi per capire se le forze politiche abbiano intenzione di elaborare una legge che metta sullo stesso piano la discriminazione per orientamento sessuale, identità di genere, genere, sesso, disabilità a quella razziale, etnica e religiosa. Il ddl Zan, infatti, sarebbe intervenuto su due punti del codice penale e, attraverso un’aggiunta alla già esistente legge Mancino-Reale del 1992, avrebbe sanzionato gesti e azioni violenti. Oltre a reprimere i crimini d’odio misogino, omotransfobico e abilista avrebbe previsto una serie di azioni positive dirette alla prevenzione.
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È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.