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Dall’incubo Svezia alla vetta d’Europa: “vinceremo l’anno prossimo”, questa vittoria è tutta di Roberto Mancini
13 Luglio 2021
CalcioEuro raccontiPersonaggiVoci di Sport

Dall’incubo Svezia alla vetta d’Europa: “vinceremo l’anno prossimo”, questa vittoria è tutta di Roberto Mancini

Home » Voci di Sport » Calcio » Dall’incubo Svezia alla vetta d’Europa: “vinceremo l’anno prossimo”, questa vittoria è tutta di Roberto Mancini

Sono passati due giorni dal trionfo dell’Italia agli Europei, ma la festa è appena iniziata. Gli Azzurri hanno compiuto un’impresa incredibile per tanti motivi, molti dei quali vanno ben al di là del campo e delle questioni calcistiche, riuscendo a riportare nella bacheca della Nazionale un trofeo che mancava da ben 53 anni. La scalata verso la vetta più alta d’Europa non è stato semplice, ma l’Italia non ha mai alzato bandiera bianca di fronte alle difficoltà, superando a pieni voti gli esami Turchia, Svizzera e Galles (tre vittorie su tre e porta inviolata nella fase a gironi), per poi battere di misura una coraggiosa Austria ai tempi supplementari e mandare a casa anche due delle tante squadre che in molti ritenevano superiori agli Azzurri, ossia Belgio e Spagna, rispettivamente ai quarti e in semifinale.

https://twitter.com/vivo_azzurro/status/1414342246586101760?s=21

La ciliegina sulla torta, però, è inevitabilmente il capolavoro in terra inglese, proprio contro gli inglesi. A Wembley, tempio del calcio britannico (e non solo), i padroni di casa sembrano avvantaggiati, non solo per il maggior numero di tifosi dalla propria parte, ma anche e soprattutto per l’andamento della gara nelle fasi iniziali: dopo nemmeno due minuti di gioco, basta un contropiede fulmineo all’Inghilterra per cogliere impreparata la retroguardia nostrana e aprire le marcature con Shaw. “It’s coming home!” riecheggia sempre più incessantemente nelle menti e nei cuori degli sfacciatissimi supporters della Nazionale dei Tre Leoni. L’Italia appare meno brillante e propositiva del solito e nella prima mezz’ora gli inglesi fanno la partita, sfiorando a più riprese il gol del raddoppio.

Gli Azzurri reagiscono con carattere e orgoglio e nella ripresa trovano il meritato pareggio con un tap-in vincente di Bonucci. La rete è frutto di una netta inversione di tendenza a partire dalla fine primo tempo, che permette ai nostri ragazzi di ritrovare la fiducia apparentemente smarrita in avvio di gara e mettere con le spalle al muro i padroni di casa. Ai calci di rigore, risultano decisivi gli errori degli ultimi tre tiratori inglesi (nell’ordine, Rashford, Sancho e Saka), mentre dei nostri sbaglia soltanto Belotti. Wembley si tinge d’azzurro e le piazze italiane vengono scaldate dalla gioia e dall’amore dei tifosi azzurri, che possono finalmente esultare. Dopo tanti anni a dir poco complicati dal punto di vista calcistico, oltre a un anno e mezzo da dimenticare a causa del Covid, l’Italia torna a sorridere e a festeggiare in un’indimenticabile notte d’estate, esattamente 39 anni dopo la vittoria del Mondiale contro la Germania al Santiago Bernabéu di Madrid.

https://twitter.com/vivo_azzurro/status/1414349394493812737?s=21

È il trionfo di tutti, dal primo all’ultimo tra giocatori, membri dello staff tecnico, tifosi. Non è retorica, ma pura e semplice realtà. Il sogno azzurro è stato costruito con fatica, passione, fiducia e un pizzico di follia, ma soprattutto tanta pazienza, perché l’Italia ha dovuto aspettare quasi quattro anni per tornare a lottare per i traguardi per i quali è sempre stata abituata a competere. Il 13 novembre 2017, la Nazionale contribuiva suo malgrado a scrivere la pagina più brutta della storia del calcio italiano, non riuscendo a battere la Svezia nello spareggio per l’accesso alla fase a gironi dei Mondiali 2018.

Un flop a dir poco epocale, cui fece seguito un periodo di transizione che durò fino al 14 maggio 2018, quando la FIGC affidò la guida tecnica a Roberto Mancini, con l’obiettivo di ridare lustro a un’Italia ferita, ma pronta a fare di tutto per ritrovare sé stessa. “Voglio riportare l’Italia dove merita di stare: sul tetto del mondo e d’Europa.”, una delle prime frasi da commissario tecnico del Mancio. Una dichiarazione che letta oggi mette ancor più in risalto i meriti dell’allenatore, capace di intravedere il potenziale del suo gruppo in larghissimo anticipo, ma che tre anni fa stonava con i risultati deludenti del biennio precedente.

Ufficiale: Roberto Mancini è il nuovo ct dell'Italia.
Credit Figc pic.twitter.com/I9iYwdAzGr

— Alessandro Antinelli (@AleAntinelli) May 14, 2018

Mancini è arrivato in punta di piedi, rendendo l’Italia una squadra propositiva e bella da vedere, lanciando numerosi giovani interessanti, alcuni dei quali addirittura prima del loro debutto in Serie A, e riportando pian piano entusiasmo e fiducia nell’ambiente. I risultati non tardano ad arrivare, con la qualificazione agli Europei ottenuta in seguito a un girone letteralmente dominato e con ben tre giornate d’anticipo, un record per la nostra Nazionale. L’Italia ha dovuto però attendere un ulteriore anno per tornare a disputare una competizione di rilievo, a causa della pandemia di coronavirus che ha costretto la UEFA a posticipare l’Europeo itinerante. “Nessun problema: avremmo vinto quest’anno, lo vinceremo l’anno prossimo.”, il commento di Mancini in merito. Visionario, sì, ma soprattutto professionista serio, mai banale in campo e ai microfoni dei giornalisti, il Mancio ha anche avuto il merito di creare un gruppo meraviglioso per unità d’intenti e spirito di sacrificio, una vera e propria famiglia di cui fanno parte, tra i tanti, gli assistenti Daniele De Rossi, campione del mondo nel 2006 e perno della Nazionale per più di una decade, e il suo “gemello del gol” alla Sampdoria dei miracoli nonché grandissimo amico Gianluca Vialli.

Gli Azzurri di Mancini hanno ritrovato quel senso d’appartenenza e quell’amore per l’Italia che sembravano ormai svaniti dopo i disastri della gestione Ventura e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con i numeri che parlano chiaro: record di risultati utili consecutivi (34) e di gol segnati in una competizione (13, uno in più dell’Italia campione del mondo nel 2006), primo Europeo vinto dal 1968 e primo trofeo dal 2006. E se non bastasse, la Nazionale convince e non poco anche sul piano del gioco, facendo spesso e volentieri la partita anche con squadre offensive e spregiudicate, e difendendo e attaccando con un solo obiettivo: andare, tutti insieme, in un’unica direzione. Dal  20º posto del ranking FIFA nel 2017 all’attuale quarta posizione, dall’incubo più grande al sogno più bello, il tutto in poco meno di quattro anni.

https://twitter.com/euro2020/status/1414615991116607489?s=21

All’alba degli Europei, in pochi credevano davvero nelle potenzialità dell’Italia. Numerosi opinionisti, per lo più ex calciatori inglesi (Gary Neville, Rio Ferdinand e Gary Lineker) e francesi (Fabien Barthez e Patrick Vieira, entrambi in campo nella storica finale di Berlino 2006) ritenevano che gli Azzurri avrebbero fatto fatica al cospetto delle altre grandi squadre, su tutte le favoritissime Belgio e Inghilterra e la Francia campione del mondo in carica. Quest’ultima è stata eliminata agli ottavi dalla Svizzera, che la nostra Nazionale aveva liquidato con un netto 3-0 pochi giorni prima, mentre le prime due sono uscite proprio al nostro cospetto, rispettivamente ai quarti di finale a Monaco di Baviera e in finale a Wembley. È il cerchio che si chiude, la rappresentazione perfetta di quanto il duro lavoro ripaghi sempre ogni sforzo. È anche e soprattutto il successo di un progetto decisamente valido nonché studiato nei minimi dettagli.

Mancini ha saputo creare il giusto mix tra l’esperienza e il carisma dei veterani e il talento e la spensieratezza dei giovani, creando un’autentica muraglia difensiva con capitan Chiellini e Bonucci a protezione della porta difesa da Donnarumma, che a soli 22 anni è il numero uno al mondo e si è dimostrato pronto per raccogliere la pesante eredità di Gigi Buffon. In mezzo al campo, invece, la mossa vincente si è rivelata la decisione di puntare sin da subito sul giovane Barella e Jorginho, spesso e volentieri trascurato da Conte prima e Ventura poi. I due, al fianco di Verratti, hanno formato uno dei terzetti di centrocampo più forti al mondo, completandosi a vicenda. Non è da sottovalutare, inoltre, la scelta di dare fiducia incondizionata ad alcuni giocatori spesso e volentieri bistrattati, in particolar modo Bernardeschi, la cui convocazione fece storcere il naso a numerosi addetti ai lavori e tifosi, complice un’annata sottotono per il giocatore classe ‘94, risultato invece fondamentale nello spogliatoio e sempre bravo a farsi trovare pronto dalla panchina, andando a segno dal dischetto sia contro la Spagna che contro l’Inghilterra.

https://twitter.com/euro2020/status/1414863036150689792?s=21

Negli anni a venire, inoltre, ci sarà sempre più spazio per i vari Bastoni, Pessina, Castrovilli, Zaniolo, Locatelli, Kean, Raspadori, Chiesa e tutti gli altri giovani talenti italiani promettenti, molti dei quali hanno già preso parte al vittorioso Europeo, ricoprendo peraltro un ruolo di primo piano. Il viaggio dell’Italia ripartirà il prossimo 2 settembre, quando gli Azzurri affronteranno la Bulgaria all’Artemio Franchi di Firenze nelle qualificazioni ai Mondiali 2022. Nel frattempo, la Nazionale festeggia un traguardo ampiamente meritato e torna a sentirsi, dopo tanto, troppo tempo, tra le più belle d’Europa e del mondo. 

Dennis Izzo

Fonte foto in evidenza: Profilo Twitter Nazionale italiana 

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Dennis Izzo

About Dennis Izzo

Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.

“Se c’è un libro che vuoi leggere, ma non è stato ancora scritto, allora devi scriverlo.”

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