Traguardo centrato per l’Italia, che si qualifica alla fase a gironi degli Europei con ben tre giornate d’anticipo. Gli Azzurri, che sfoggiano la nuova maglia rinascimentale caratterizzata dal suggestivo contrasto tra oro e verde e motivi ispirati all’architettura e ai tessuti rinascimentali, infatti, si impongono per 2-0 contro la Grecia all’Olimpico di Roma e volano a quota 21 punti nel gruppo J, ben nove lunghezze di vantaggio sulla Finlandia seconda e travolta per 4-1 dalla Bosnia in trasferta.
Quattro i cambi di Mancini rispetto alla gara vinta 2-1 lo scorso 8 settembre a Tampere con la Finlandia: i terzini sono D’Ambrosio e Spinazzola (quest’ultimo schierato in luogo dell’indisponibile Emerson), in mezzo al campo rientra Verratti dalla squalifica e va ad occupare lo slot lasciato vacante dall’infortunato Sensi al fianco di Jorginho e Barella. In avanti, invece, si rivede Insigne nel tridente con Chiesa e Immobile al posto dell’altro infortunato Pellegrini. Confermata la coppia difensiva Bonucci-Acerbi a protezione della porta difesa da Donnarumma.
L’Italia fatica in avvio di gara, non riuscendo a imporre il proprio gioco e trovandosi a fare i conti con una Grecia disposta a tutto pur di proteggere la propria porta. Gli ospiti si difendono con personalità, ma attaccano anche quando ne hanno la possibilità: dopo nemmeno un quarto d’ora di gioco, infatti, una conclusione potente di Limnios chiama in causa Donnarumma, che risponde con una gran parata. Nella seconda parte della prima frazione di gioco, gli Azzurri provano a alzare il ritmo e risultano più presenti dalle parti di Paschalakis, ma si segnalano soltanto un tentativo complicato di Insigne che non inquadra la porta e un tiro di Barella deviato in calcio d’angolo. A cinque minuti dall’intervallo, poi, Mancini è costretto al primo cambio, rilevando l’infortunato Chiesa e gettando nella mischia Bernardeschi.
Nella ripresa, la Grecia continua a proteggersi e a limitarsi alla fase difensiva, ma l’Italia cresce gradualmente e ha una chance concreta con Immobile, il cui colpo di testa sugli sviluppi di un cross di D’Ambrosio viene respinto in calcio d’angolo da Paschalakis. Poco dopo l’ora di gioco, Bouchalakis tocca il pallone con la mano in area nel tentativo di opporsi a una conclusione di Insigne: è calcio di rigore per gli Azzurri. Dal dischetto va Jorginho, già decisivo dagli undici metri con la Finlandia: il centrocampista del Chelsea non sbaglia neanche stavolta, spiazzando Paschalakis e realizzando il suo gol numero tre con la maglia della Nazionale.
A poco più di dieci minuti dal fischio finale, è Bernardeschi a mettere il punto esclamativo sul successo dell’Italia: il giocatore della Juventus va a segno con un gran sinistro dalla distanza deviato da Giannoulis. Anche per lui si tratta del terzo gol in Nazionale. Immediatamente dopo il raddoppio, Belotti prende il posto di Immobile, quindi Barella esce per Zaniolo. L’Italia vince e accende l’entusiasmo e la passione dello stadio Olimpico di Roma, pur convincendo soltanto a sprazzi per ciò che concerne il gioco. Tuttavia, gli Azzurri riescono nel loro intento e possono festeggiare insieme ai calorosissimi tifosi dell’Olimpico: la passione è ormai tornata a essere una componente imprescindibile del tifo azzurro, quella stessa passione che il fallimento di quasi due anni fa sembrava aver definitivamente fatto arenare.
Un risultato da incorniciare per la squadra di Mancini, che ha saputo ridare un’identità, non solo tecnico-tattica, alla Nazionale. Certo, ci sono ancora tante cose da sistemare, soprattutto per quanto riguarda la capacità di concretizzare il maggior numero possibile di occasioni da gol, ma il lavoro svolto sin qui dall’ex tecnico di Inter e Manchester City non può passare inosservato e i numeri certificano la bontà del suo operato. Oltre ad aver centrato la qualificazione a Euro 2020, infatti, gli Azzurri hanno anche blindato il primo posto nel girone con tre turni d’anticipo, in virtù del sopracitato poker rifilato dalla Bosnia alla Finlandia e del pareggio per 1-1 tra Liechtenstein e Armenia.
Sette vittorie in altrettante partite disputate nel 2019, ben venti reti messe a segno e appena tre incassate. E pensare che di questi tempi, due anni fa, eravamo reduci da un deludente pareggio per 1-1 con la Macedonia e da una striminzita vittoria per 1-0 con l’Albania e ci apprestavamo a disputare il tristemente noto spareggio di qualificazione ai Mondiali con la Svezia, mentre l’anno scorso eravamo ancora alla ricerca della nostra identità e lasciavamo ancora a desiderare per quanto riguarda la qualità del gioco espresso. Il salto di qualità compiuto dagli Azzurri nel giro di poco più di un anno è merito anche e soprattutto di Mancini. La calma, del resto, è la virtù dei forti e ripaga sempre e il Mancio ha avuto tanta pazienza, lanciando i giovani con grande coraggio e accettando una sfida tutt’altro che scontata.
L’Italia, inoltre, è soltanto la seconda squadra a staccare il pass per Euro 2020, appena due giorni dopo il Belgio (9-0 al San Marino a Bruxelles), nonché l’unica ad avere la certezza del primato in classifica nel proprio gruppo con tre giornate d’anticipo (i Diavoli Rossi, infatti, rischiano ancora di arrivare secondi, con la Russia dietro soltanto di tre punti). Possiamo festeggiare, dunque, con la speranza che sia soltanto l’inizio di un’era in cui, tra mille difficoltà, problemi fisici di alcuni giocatori chiave, necessità di ripartire dopo un risultato talmente negativo da non avere eguali nei precedenti 60 anni, gli Azzurri ci fanno nuovamente emozionare, scaldano i cuori dei tifosi e sanno vincere anche soffrendo, invece che farci soffrire senza vincere.
Dennis Izzo
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