Gli ultimi exit pool hanno rimbombato come una sentenza nelle ultime ore: il referendum costituzionale del 20 e 21 settembre sul taglio dei parlamentari si è concluso con la vittoria del Sì. I dati parlano di una vittoria schiacciante, con il 69,33% degli aventi diritto al voto che ha approvato la riforma. Il No, conseguentemente, è al 39,67%, con il dato sull’affluenza che non sorride particolarmente per le 61.622 sezioni. Solo il 54,46% degli aventi diritto al voto si è espresso: poco male, in ogni caso, trattandosi di un referendum confermativo (e non abrogativo), il quorum non era previsto.
La riforma degli articoli 56,57 e 59 della Costituzione è dunque realtà. Una proposta fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, appoggiato dal Partito Democratico: un’alleanza su una tematica simile per molti impronosticabile poco più di un anno fa. E invece i risultati alla chiusura delle urne (alle ore 15:00 di oggi) parlano chiaro. La modifica sulla composizione del parlamento è realtà, dopo oltre 70 anni. La Camera passerà dunque da 630 a 400 deputati, mentre al Senato si passerà da 315 a 200 membri. Ben 345 parlamentari in meno, dunque, per un nuovo totale di 600 rappresentanti. Un taglio di oltre il 35% sugli attuali parlamentari.
Queste le posizioni dei partiti circa il referendum costituzionale appena concluso. Tra i partiti che si sono schierati apertamente a favore del Sì, come detto prima, il Movimento 5 Stelle, principale fautore della riforma, appoggiato dal PD, alleato di governo. Proprio nel Partito capeggiato da Nicola Zingaretti, tuttavia, non pochi gli esponenti apertamente a favore del No: sintomo dell’ennesima spaccatura nel centrosinistra, tutt’altro che coeso dopo quest’esperienza di governo.
A favore del Sì anche la Lega, con Matteo Salvini su tutti. Anche all’interno del Carroccio non sono stati pochi i componenti che si sono apertamente schierati a favore del No. Hanno approvato la riforma al parlamento anche Forza Italia, Italia Viva e Liberi Uguali, che però non si sono schierati pubblicamente a favore del Sì lasciando sostanzialmente liberi i propri iscritti. +Europa e Azione, infine, hanno votato No.
Francesco Mascali
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