CATANIA – Shock all’Università di Catania, dove questa mattina – 9 aprile – una studentessa ha perso la vita gettandosi dal settimo piano dell’edificio 1 dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico. La giovane ragazza, trentadue anni, originaria di Santa Maria di Licodia, era una tirocinante di medicina. Pare che si sia spinta fino all’estremo gesto a causa del percorso universitario, sebbene le cause dell’accaduto siano ancora da accertare da parte degli inquirenti.
Ad assistere alla triste scena alcuni testimoni, che hanno confermato le dinamiche dell’accaduto. Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, presenti sul posto, nonché del personale medico, per la ragazza non c’è stata nulla da fare. La giovane, infatti, è morta sul colpo.
Una notizia che spezza il fiato. Quella ragazza non è solo una “studentessa”. Potrebbe essere la figlia, la sorella, l’amica di chiunque noi. Spezza, soprattutto, perché, in un’era tanto competitiva come quella attuale, certi pensieri sembrano farsi largo nella testa dei giovani.
E allora l’interrogativo, forse non banale, è il seguente: è ora di fare qualcosa di concreto per un fenomeno che sta diventando sempre più diffuso nel nostro Paese? I pensieri comuni sono racchiusi in frasi come “Non è una gara”, “Un esame non può uccidere”, “Ognuno è nel suo tempo”.
Tuttavia, l’incertezza per il futuro, la mancanza concreta di sbocchi lavorativi, la necessità di primeggiare e di non apparire all’altezza rendono il problema più che diffuso. Da qui la probabile necessità di un serio programma di counseling psicologico, già esistente in molte università, ma che forse necessita di un adeguato supporto e di una seria campagna di sensibilizzazione dall’interno.
Così come un’analisi delle difficoltà riscontrati nei percorsi di studi, attraverso il confronto tra studenti, professori, direttori di dipartimento e rettori in casi in cui, spesso e volentieri, l’alta percentuale di studenti bocciati deve porre quanto meno degli interrogativi seri sulle modalità degli esami o delle lezioni nei mesi antecedenti.
Secondo i dati ISTAT del 2023, il 5% dei 4.000 suicidi annui in Italia è rappresentato dalla fascia dei giovani d’età inferiore ai 24 anni.
Non è la prima volta, potrebbe non essere l’ultima, purtroppo. Proprio per questo urge un serio intervento da parte delle istituzioni e quanto mai immediato.
Foto: GFF Impianti S.r.l. Service
Simmaco Munno
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»