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Lingua italiana: le curiosità che non tutti conoscono
03 Maggio 2016
Smart languageDante & Socrate

Lingua italiana: le curiosità che non tutti conoscono

Home » Dante & Socrate » Smart language » Lingua italiana: le curiosità che non tutti conoscono

Lingua italianaL’italiano risulta essere una delle lingue più complicate e importanti al mondo per via del suo impatto sul commercio globale, per il fatto anche che molti migranti e i rispettivi figli lo parlano fluentemente e  per questioni culturali. Secondo il sito Ethnologue coloro che padroneggiano questa lingua sono circa 63 milioni, mentre Linguasphere, l’organizzazione di monitoraggio delle lingue del mondo, mediante un sistema di classificazione composto da 10 ordini di grandezza – in cui alla posizione numero 10 vi sono gli idiomi più parlati al mondo come l’inglese e il cinese mandarino con oltre un miliardo di parlanti e allo 0 le cosiddette lingue morte– ha collocato l’italiano al settimo posto poiché annoverante, approssimativamente, 75 milioni di parlanti relativi sia a coloro che abitano in Italia che quelli all’estero. Tuttavia, vi sono alcune curiosità che non tutti conoscono sul proprio codice natale.

  1. Genesi dell’italiano
    Come molti sanno, la lingua italiana discende dal latino: ciò nonostante, non tutti sono a conoscenza del fatto che il dialetto padre sia in realtà il volgare fiorentino, codice mediante cui si esprimevano, nelle proprie opere, Dante, Petrarca e Boccaccio, definiti le “tre corone fiorentine”. Per di più, il latino volgare era anche l’idioma proferito da soldati, contadini e abitanti delle province romane.

  2. Contaminazione
    Dalla mescolanza fra le lingue degli invasori, quali longobardi, franchi e goti, nacque il volgare. Colui a sostenere che il dialetto fiorentino dovesse sostituire il latino fu Dante Alighieri, che a tal proposito scrisse, infatti, anche la famosa opera De vulgari eloquentia.

  3. Prime testimonianze scritte dell’italiano
    Il primo documento redatto in latino, ma in cui appaiono delle formule in volgare, fu l’atto notarile Placito Capuano del 960. Tuttavia, la più antica attestazione risale al VI-IX secolo: trattasi di un’incisione sul muro delle Catacombe di Commodilla a Roma, in cui un clericale esortava i colleghi a non pronunciare a voce alta discorsi solenni.

  4. Tanti dialetti, una sola lingua
    Secondo l’Enciclopedia Treccani, i gerghi italiani sono tantissimi da non poter essere contati veramente. Per questo motivo gli studiosi hanno, per convenienza, diviso l’Italia in tre grandi aree dialettali: il tratto La Spezia-Rimini, il quale divide quello settentrionale da quello centrale e quest’ultimo dividente, a sua volta, la zona meridionale dalla linea Roma-Ancona. Il cosiddetto “italiano popolare”, conformemente a quanto affermano i linguisti, coincide con il dialetto, per molti madrelingua.

  5. Lingue territoriali
    Oltre ai dialetti e all’italiano, vi sono anche le lingue territoriali, la cui graduatoria vede al primo posto il napoletano con circa 5,7 milioni di parlanti, al secondo il siciliano con, suppergiù, 4,7 milioni, e a seguire il veneto con 3,8, il lombardo con 3,6 e il piemontese con 1,6. Il gergo meno parlato è, invece, il croato in Molise, il quale annovera 1000 parlanti a malapena.

  6. Il livello di analfabetismo dall’unità a oggi
    Quando fu fondato il Regno d’Italia, la percentuale di cittadini che non sapeva né leggere né scrivere ammontava a circa l’80%. Cento anni dopo, esattamente nel 1961, gli analfabeti erano, pressappoco, il 9% della popolazione. Nel 2001, invece, l’ISTAT calcolò che il numero di italiani illetterati erano più o meno il 2%.

  7. Unificazione linguistica
    In relazione a quanto dichiarato dal glottologo Tullio de Mauro, all’unificazione linguistica contribuirono diversi elementi: la stampa, l’emigrazione, la burocrazia e l’esercito. Come anche la nascita del network televisivo il quale, avendo scrittori e umanisti, letterati di vario genere a parlare sul piccolo schermo, diede la possibilità a chi possedeva un televisore di cominciare ad assimilare le prime competenze lessicografiche.

  8. Lingua standard o neostandard?
    Il codice che maestri, professori e così via insegnano a scuola corrisponde all’italiano standard, ben lontano dal neostandard, così definito per via delle innumerevoli esemplificazioni apportate alla lingua originale. Per l’appunto, il neostandard collima esattamente con il linguaggio discorsivo, del tutto informale.

  9. L’italiano attuale
    Nel 1964, Pierpaolo Pasolini manifestò il suo timore sulla probabile nascita di un nuovo italiano, imbottito di tecnicismi, neologismi, anglicismi eccetera a causa della cultura borghese e industriale settentrionale. Trattasi, sostanzialmente, dell’attuale codice parlato.

  10. Lacune grammaticali
    Più che le esemplificazioni, ciò che spaventa maggiormente gli italianisti è la progressiva perdita di correttezza grammaticale in studenti perfino universitari.

  11. Quanto è difficile l’italiano per uno straniero?
    Secondo la BBC, la lingua italiana gode di parole la cui lettura è simile al loro suono; inoltre, possiede un vocabolario composto da sostantivi i quali fruiscono di entrambi i generi maschile e femminile e di aggettivi che, appunto, devono concordare rigorosamente con i nomi.

Lingua italianaIn conclusione, è possibile affermare che la lingua italiana, nella sua pur evidente difficoltà, ha dalla sua parte delle regole abbastanza semplici che, se comprese, danno la possibilità di imparare al meglio uno degli idiomi più belli del mondo. Lo stesso Francesco Sabatini – linguista italiano – ha appunto affermato che «la lingua italiana è finalmente uscita alla luce del sole. Se pensiamo a quello che era 150 anni fa, era gracile, insicura: ora va avanti sicura per conto suo. Naturalmente, all’aria aperta si possono prendere raffreddori e bronchiti…».

Anastasia Gambera

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