Primato tutt’altro che inatteso, quello dello Stivale, che si classifica come il Paese OCSE con la più alta percentuale di giovani dai 16 ai 29 anni e di adulti dai 30 ai 54 anni con competenze di lettura mediocri: rispettivamente il 19,7% (quasi un giovane su cinque) e il 26,36% (più di un adulto su quattro). Un impatto significativo su tali conseguenze è attribuito all’abbandono scolastico prima della conclusione del proprio ciclo di studi: gli under 25 ad esserne stati coinvolti sono il 17,75%, secondi solo ai coetanei spagnoli (con il 23,21%). In ambito matematico, poi, non c’è di che risollevare il morale: la percentuale di persone con competenze insufficienti è del 58,5% tra chi non ha terminato le superiori e del 27,7% per chi ha ottenuto un diploma. Il risultato prevede il 29,76% di adulti e il 25,01% di giovani con insufficienti abilità contabili, stando ai dati 2012-2013.
Non si tratta di considerazioni astruse o legate solo a percentuali statistiche: possedere scarse capacità nell’ambito linguistico e matematico, infatti, è legato a doppio filo con la difficoltà di trovare un impiego soddisfacente, ben retribuito e la cui carriera sia aperta a promozioni e soddisfazioni lavorative frequenti. Nessun datore di lavoro assumerebbe all’interno della propria attività un candidato non in grado, alla prova dei fatti, di fare da conto e di cimentarsi in una lettura spigliata e consapevole ad alta voce; d’altro canto, i medesimi candidati con difficoltà supererebbero dei concorsi pubblici o, se anche ci riuscissero, ambirebbero molto di rado a posti prestigiosi, tant’è che i dati OCSE per la misurazione dell’occupabilità dei giovani, parlano dell’Italia come di una nazione al di sotto della media per le competenze dei giovani, per i metodi di sviluppo delle suddette e per la promozione del loro utilizzo.
Come tirarsi fuori da tale circolo vizioso? Investendo nel settore primario per eccellenza nella formazione della nuova classe dirigente e burocratica, ovvero dell’élite socioculturale di un Paese industrializzato: non l’imprenditoria, né tanto meno la finanza, quanto invece la scuola dell’obbligo primaria e secondaria e l’università.
Eva Luna Mascolino
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