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L’altra faccia della ligia Sicilia: i quartieri “senza giurisdizione”
15 Aprile 2020
CataniaPalermoMessinaSocietasSiracusaAttualitàAgrigentoEnnaTrapaniCaltanissettaRagusaCittà

L’altra faccia della ligia Sicilia: i quartieri “senza giurisdizione”

Home » Città » Catania » L’altra faccia della ligia Sicilia: i quartieri “senza giurisdizione”

Il Coronavirus mostra due facce della medaglia. Una bella, l’altra meno: i quartieri “senza giurisdizione” sono una piaga che affossa la Sicilia da decenni. Il mondo avanza e con sé anche l’isola più florida dell’intero Mediterraneo. Ma in quell’agglomerato di cemento e criminalità è come se si creasse un mondo a parte: lontano dalle istituzioni, lontano dalla civiltà, da tutto ciò che lo circonda. Un mondo distaccato in cui vige la legge del più forte. In cui i canonici termini di bene e male si invertono inevitabilmente, in cui lo Stato con grande difficoltà cerca di mantenerne il controllo.

Anche nell’anno del Coronavirus questa somma di fattori non cambia. Da oltre un mese si susseguono dati e storie preoccupanti. I contagiati non cessano, le morti neanche. Infermieri, medici, protezione civile e più in generale chi garantisce i servizi essenziali sono costretti a lavorare tre volte in più dei canonici orari lavorativi. Le bare vengono trasportate  con i camion dell’esercito. Contemporaneamente, la vita ordinaria sembra un lontano ricordo… e chi sa quando la potremo “riabbracciare”. Aspetti della vita “normale” e quotidiana che, purtroppo, in certe parti di alcune città sembra non essere visti o tenuti in considerazione.

Hanno fatto il giro dell’Italia i video che in Sicilia, da Catania a Palermo decantano la “povertà” di questi spaccati di realtà. Luoghi in cui anche le forze dell’ordine faticano a entrare e a far rispettare le regole. Chi arrostisce sui tetti al grido di “Chi se ne frega del Virus” (tradotto in Italiano). Chi fa ballare bambini di tutte le età a 30 metri da terra e senza alcun parapetto. Chi, ancora, minaccia i carabinieri per dei provvedimenti sacrosanti. Chi, infine, celebra i funerali di un boss. I video sono tanti e, grazie a chi li mette in rete a testimonianza di qualcosa che non funziona nella società, sembrano essere di importanza rilevante: è giusto denunciare, è giusto mettere alla luce questi comportamenti che non fanno altro che arretrare e macchiare l’immagine di una ligia Sicilia.

Perché sì, a differenza di quel che si può trovare in rete, l’isola è, stando ai dati del Community Mobility Report di Google, una delle regioni maggiormente rispettose delle regole (oltre la media italiana). La condotta dei cittadini siciliani si sta mostrando praticamente perfetta, con gli spostamenti diminuiti quasi del 100% (circa il 95% circa). I siciliani hanno compreso la situazione e limitano ormai al minimo gli spostamenti. Si esce solo se strettamente necessario. Nonostante il clima estivo, nonostante il mare a due passi (emozione e pulsione non di semplice comprensione per chi, forse, non ha la stesso vantaggio naturalistico).

La parola d’ordine è una sola: restare a casa. Ed è proprio per questo motivo che sono tanti i cittadini della trinacria a denunciare in ogni modo atteggiamenti del genere: video, foto, post, i metodi sono ormai tanti. Il siciliano medio è stufo di vedere la propria terra rovinata da quei pochi che creano un danno ai molti. Il siciliano medio in una situazione normale vorrebbe vivere i doni che Madre Natura gli ha gentilmente donato. Vorrebbe andare al madre con i propri figli, arrostire in montagna con i propri amici. Vorrebbe, ma non può: e resta a casa perché ha grande senso del dovere e, nonostante le tentazioni in Sicilia siano molte, rispetta le regole per il bene comune.

Proprio per questo sono tanti i siciliani che denunciano e fanno venire alla luce situazioni del genere. Il siciliano non è solo stanco di stare chiuso in casa. Il siciliano è stanco di vedere la propria terra affondare. Cerca di sensibilizzare con ogni mezzo a sua disposizione, consapevole che un occhio intelligente saprà cogliere il senso di ogni testo o immagine: quelli non sono e saranno mai veri siciliani, ma delinquenti che “questa” terra stanca è costretta giornalmente a sopportare.

Francesco Mascali

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Francesco Mascali

About Francesco Mascali

Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»

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